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21 Dicembre 2024
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Razze equine nel mondo

Sono numerosi gli equidi diffusi in tutto il mondo, cavalli, asini e zebre ma un tempo la famiglia di questi mammiferi perissodattili includeva numerose specie ormai estinte.

In questa pagina sono elencate alcune razze esistenti al mondo, se vuoi puoi dare anche tu un contributo a migliorare le schede dei soggetti descritti o inviare una fotografia come testimone di razza.

Manda una mail a info@ilportaledelcavallo.it noi e tutti i lettori te ne saremo grati, è possibile inserire sotto la fotografia una nota con il nome dell’equino e anche il nome di chi lo segnala o del proprietario.

Ti ricordo che tutte le foto e le informazioni che passerai alla redazione devono essere prive di copyright.

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Cavalli da sport

Il nostro secolo ha visto un radicale cambiamento nell’impiego del cavallo. Per più di 2.000 anni l’umanità ha dipeso da loro per il trasporto, l’agricoltura, l’industria e la guerra. Oggi, c’è ben poca richiesta di cavalli per gli usi di una volta. Il numero complessivo delle razze equine è drammaticamente diminuito, anche se non ovunque.
In molti paesi, il governo sostiene l’allevamento e l’uso dei cavalli da sport, non solo perchè porta prestigio, ma anche perchè l’equitazione è una pratica sportiva che forma il carattere e contribuisce alla salute fisica.

Il numero dei cavalli da sport dunque cresce, e sono state create molte nuove razze per rispondere alla richiesta di cavalli che abbiano temperamento adatto per essere addestrati e cavalcati, e le doti atletiche necessarie per il salto e la corsa.

Molte antiche razze, soprattutto da carrozza e da guerra, come l’Hannover, hanno ricevuto nuovo sangue per diventare più adatte all’impiego nell’equitazione sportiva e amatoriale.

I cavalli da sport sono compresi in due categorie, tradizionalmente definite “sangue ardente” e “sangue caldo”. Come per i “sangue freddo”, i termini non si riferiscono a differenze nella temperatura del sangue, ma a differenze di genealogia e di temperamento. Vi sono solo due razze “sangue ardente”, l’Arabo e il Purosangue. Queste famose razze sono le progenitrici di quasi tutti i “sangue caldo”.

I “sangue caldo” non sono razze pure. Sono state sviluppate attraverso mescolanze tra “sangue caldo” e tavolta anche qualche “sangue freddo”. Sono razze create mediante incroci e allevamenti selettivi per venire incontro alle richieste più diffuse. Non sono flemmatici come i “sangue freddo”, ma neppure di temperamento vivo come i “sangue ardente”. Hanno un carattere che permette di addestrarli e utilizzarli per l’uso da sella o alla carrozza.

Cavalli da lavoro

Questa categoria raggruppa i cavalli più grossi e forti, i cavalli dai quali un tempo il mondo dipendeva per i trasporti e la forza motrice nell’agricoltura e nell’industria. Per secoli, e soprattutto con lo sviluppo delle strade dopo l’inizio della Rivoluzione industriale, sono stati un elemento fondamentale dell’economia.

Oggi, i cavalli pesanti sono utilizzati ancora in paesi con economia poco industrializzata e nelle regioni agricole dove la meccanizzazione è difficile. Sono ancora usati per alcuni tipi di trasporto per esempio nel Nord Europa dalle fabbriche di birra, che sfruttano la pubblicità derivante dai meravigliosi tiri a quattro o a otto che fanno le consegne.
Ma oggi l’impiego maggiore è nelle fiere e nelle manifestazioni ippiche. Molti appassionati ippofili non accettano di veder scomparire questa parte vitale del nostro passato, e sono nate così diverse associazioni per la difesa delle razze da lavoro.

Una definizione più tecnica per le razze da lavoro è “sangue freddo”. Questo non significa che la loro temperatura corporea sia inferiore a quella dei cosiddetti “sangue ardente” o “sangue caldo”. Il termine deriva dalla parola tedesca Kaltblutigkeit, che significa flemma e stolidità. Per le loro dimensioni esagerate e la massiccia muscolatura, i cavalli da lavoro tendono a essere pigri e poco reattivi.

Ci sono stati molti contrasti tra gli studiosi, a proposito dell’evoluzione dei “sangue freddo”, ma sembra probabile che si siano sviluppati sia dai Cavalli della Tundra che dai Cavalli della Steppa; entrambi avevano la tendenza a crescere di dimensioni, in ambienti paludosi con abbondante disponibilità di foraggio e clima da freddo a temperato. In un clima freddo, essere più grossi è un vantaggio, perché diminuisce in proporzione la superficie attraverso la quale il corpo perde calore per irradiazione.

Cavalli pony

La definizione ufficiale di pony è quella di un cavallo di statura inferiore a 14,2 palmi (147 cm: ogni palmo equivale a 4 pollici e a 10,16 cm). Tuttavia, l’altezza non è l’unico criterio per definire un pony. Molti hanno altre caratteristiche che li distinguono dai loro parenti più grossi. E’ possibile far accoppiare un pony molto piccolo, come uno Shetland, con un cavallo molto grande, come uno Shire, perché entrambi sono membri della specie Equus caballus. Ma la maggior parte dei pony non sono cavalli in miniatura. Vi sono alcune eccezioni, come il Pony del Caspio e il Falabella, che hanno fattezze da cavalli di taglia maggiore.

Gli esperti di cavalli sono soliti dire “furbo come un pony”. Infatti, i pony sembrano avere grandi capacità di sopravvivenza e dimostrano un’intelligenza molto reattiva.

Gli antici membri della razza equina sarebbero rientrati tutti nella definizione ufficiale di “pony” al di sotto di 14,2 palmi. Tutti i cavalli si sono sviluppati da pony, aumentando considerevolmente la taglia grazie a incroci selettivi e a più favorevoli condizioni ambientali. Di conseguenza, le razze di pony sono molto più simili a quelle dei cavalli agli equini primitivi. Molte razze odierne, come l’Exmoor, il Fjord norvegese, il Pony Mongolo assomigliano ancora in modo significativo agli antichi tipi.

La vasta gamma dei pony, dal minuscolo, fragile Falabella al robusto, massiccio, muscoloso Fjord, è la prova vivente che i pony sono stati usati a lungo per molti scopi. Mentre il Falabella non potrà mai essere altro che un curioso giocattolo, il Fjord e molte altre robuste razze indigene sono state importanti per l’economia: per lavorare i campi, trainare i carri e portare in groppa carichi e persone. Tuttavia, la domanda per i pony da lavoro si riduce, mentre cresce quella di pony da sella per ragazzi. Si sviluppano a getto continuo razze vivaci e facili da addestrare, create incrociando i vecchi, solidi pony con Arabi e Purosangue Inglesi da taglia più ridotta.

Altre specie equine

Allo stato selvatico Cavallo e Asino non presentano, né per aspetto né per abitudini, una differenziazione così accentuata quale si può notare nelle specie domestiche: infatti, le orecchie più sviluppate, la criniera corta ed eretta, la coda avente solo un ciuffo terminale di peli, una diversa forma degli zoccoli (leteralmente compressi), la presenza delle “castagne” solo sulle zampe anteriori, l’altezza (m. 1,15), il pelame marcato da una s triscia longitudinale sul dorso e da una specie di croce sulle spalle, e, infine, il raglio, una maggiore adattabilità alle regioni più impervie e l’intolleranza per il freddo, sono infatti quasi le sole e più salienti caratteristiche che distinguono l’asino selvatico dal suo… più fortunato compagno.

Uguali invece sono le caratteristiche generali: come tutti gli Equidi, l’asino è monodattilo, ha lo scheletro e la conformazione del cranio simili a quelli del cavallo, dal quale, nelle specie domestiche, si differenzia maggiormente per il cranio più lungo e il profilo più dritto, nonché per le proporzioni ridotte del tronco e degli arti. Anche la dentatura è simile: come avviene nel cavallo, da essa si può riconoscere l’età; dopo i 7-8 anni, data l’usura a cui i denti vanno soggetti, è però possibile giungere solo a dati approssimativi. La femmina, di media, raggiunge i 25-30 anni d’età.

Testi, dati, fotografie, ecc.., pubblicati in questa rubrica sono tratti, per gentile concesione dell’AIA, dal libretto: “POPOLAZIONI EQUINE RICONDUCIBILI A GRUPPI ETNICI LOCALI” realizato dall’ASSOCIAZIONE ITALIANA ALLEVATORI e MINISTERO PER LE POLITICHE AGRICOLE.

REGISTRO ANAGRAFICO EQUINI – dati al 31/12/1999

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