Non possiamo perdere questa occasione per una reale transizione ecologica
Fino a domani a Villa Borghese a Roma la Festa dei Piccoli Comuni e Anteprima di Terra Madre con laboratori orticoli e di mani in pasta per bambini e i produttori dei Mercato della Terra del Lazio e dei piccoli comuni della regione
Rivedi la conferenza sul sito di Terra Madre Salone del Gusto
«Se vogliamo rigenerare i borghi dobbiamo superare la contrapposizione tra innovazione e tradizione, perché questo contrasto ci relega in una dimensione nostalgica e marginale. Innovazione vera c’è quando una tradizione è ben riuscita e lo dimostrano le buone pratiche che ci hanno raccontato in questi giorni a Roma. Noi siamo l’espressione di un fronte di innovazione che ha salde radici sui territori e che ha coscienza che il patrimonio presente non solo è ancora vivo ma può dare effetti positivi diffusi» così Carlo Petrini in occasione del Convegno La rinascita dei borghi parte dalla biodiversità, che si è tenuto questa mattina alla Casa del Cinema di Roma, nell’ambito dell’Anteprima di Terra Madre e della Festa dei Piccoli Comuni del Lazio. «Il soggetto più innovativo e rivoluzionario che può attuare una reale innovazione duratura sono le comunità, perché si basano su quella sicurezza affettiva che può praticare un vero e proprio cambio di paradigma. Le comunità sono incentrate sulla gioia e la felicità e possono essere sia lo strumento per il cambiamento sia l’obiettivo di una nuova socialità. E con queste dobbiamo affrontare il lungo periodo di transizione agroecologica che ci aspetta. Sono i produttori dei Mercati della Terra e dei Piccoli Comuni del Lazio che incontreremo in questi giorni a Villa Borghese in un evento che siamo riusciti a realizzare grazie alla collaborazione con la Regione Lazio, l’Arsial, il Comune di Roma e Legambiente, oltre che i volontari Slow Food locali».
«I borghi senza agricoltura rischiano di diventare luoghi non autentici: scenografie vuote, bellissime a vedersi ma da fruire soltanto in maniera ludica e ricreativa, territori a cui manca l’identità perché non ci sono comunità legate alla produzione alimentare» sottolinea Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia. «A dimostrare invece come rivivono i paesi, dal punto di vista sociale ed economico, quando le produzioni agricole ritornano a essere centrali, le buone pratiche che ci arrivano proprio dal Lazio, con la comunità della castagna mosciarella di Capranica Prenestina, che accoglieremo presto tra i Presìdi Slow Food, e le cultivar olivicole e i chiacchietelli di Priverno, già Presidio».
«Vogliamo candidare il Lazio a essere un modello di sperimentazione della spesa pubblica finalizzato alla ricerca della felicità, alla valorizzazione del territorio, alla qualità della vita, in contrasto con il modello di sviluppo che abbiamo vissuto fino a ora. Lo spopolamento, la situazione di marginalizzazione dei paesi che le aree interne hanno vissuto è il frutto di una innovazione che non aveva le comunità come obiettivo, di servizi sia pubblici che privati che puntavano sulla massa critica, sul mercato, senza pensare che alcuni di questi devono essere garantiti per rispetto dei valori della Costituzione. Ma sono molto ottimista perché vedo molta più consapevolezza su queste problematiche e sulle possibili soluzioni rispetto a prima della pandemia. A questa consapevolezza si aggiunge inoltre la disponibilità di investimenti come mai prima fin dai tempi del Dopoguerra» ha sottolineato Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio.
I borghi, come anche i prodotti che ne diventano il simbolo, hanno bisogno di una narrazione appropriata. Ne è un esempio il Geoportale della Cultura Alimentare, progetto di raccolta, produzione e divulgazione di cultura etnoantropologica legata al cibo, presentato da Leandro Ventura, direttore dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale. Promosso dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (Ministero della Cultura) e finanziato dal PON (Programma Operativo Nazionale) Cultura e Sviluppo, il GeCA vede la collaborazione con Slow Food.
Tra gli altri, sono intervenuti al dibattito Cristiana Avenali, Coordinatrice area piccoli comuni della Regione Lazio, Maurizio Gubbiotti, presidente di Roma Natura e Giorgio Zampetti, direttore di Legambiente. Un contributo di riflessione al dibattito è stato quello di Vito Teti, professore di antropologia culturale presso l’Università della Calabria e autore de La restanza, che ha sottolineato come oggi una delle dinamiche che incidono maggiormente è lo spopolamento delle aree interne a favore delle città, più che il flusso migratorio sud-nord, mentre è fondamentale porsi il tema del rapporto tra campagna e città, delle periferie urbane. Senza questa riflessione è impossibile cambiare il paradigma attuale verso un’ecologia e un’etica della restanza, mentre il rischio è quello di trasformare i paesi in villaggi turistici o meta per lo smart working, perdendone però l’anima stessa e un’occasione per nutrirci in profondità. Anna Kauber, regista, scrittrice e paesaggista, si è soffermata sul lavoro di ricerca antropologica durato due anni, per un viaggio di 17 mila chilometri in giro per l’Italia, con cui ha raccontato il ruolo di cura delle donne pastore. Sono donne che scelgono le aree interne, con tutte le loro difficoltà, a partire dalle ventenni laureate, accomunate dalla determinazione a ricercare spazi di libertà e felicità che le rendono libere dal modello di consumo cui noi siamo soggetti.
La Festa dei Piccoli Comuni e l’Anteprima di Terra Madre si tengono oggi a domani sera fino alle 18,30 lungo Viale delle Magnolie oltre 40 produttori dei Mercati della Terra di Slow Food della regione, insieme ai produttori in rappresentanza dei Piccoli Comuni del Lazio, esporranno ortaggi e legumi, mieli e formaggi. Alla Casa del Cinema cominciano invece i laboratori orticoli e di mani in pasta dedicati ai più piccoli con i formatori e i cuochi amici di Slow Food.