Le doti che hanno reso il cavallo e l’uomo un binomio perfetto vantano radici che hanno molto a che vedere con la struttura del nostro amico e con il mirabile funzionamento del suo organismo.
Oltre ad avere spiccate doti sociali che lo spingono ad assecondarci, il cavallo possiede uno sbalordi tivo insieme di caratteristiche che ha reso quasi inevitabile la nostra convivenza millenaria.
Il rapporto tra uomo e cavallo rappresenta un esempio unico di collaborazione tra specie diverse. Pensate come sarebbe stata la storia se non avessimo potuto condividere con lui lo sviluppo della nostra civiltà. Im maginate per un attimo quale altra specie i nostri antenati avrebbero potuto scegliere per dividere lavoro, guerra, viaggi ed esplorazioni.
Altri animali sarebbero stati troppo lenti o troppo scattanti, troppo scomodi e stancanti, troppo noiosi o troppo inclini all’indipendenza per collaborare con noi, e non sarebbero stati dotati di quella eleganza e quello stile che ci hanno grati?cato anche da un punto di vista estetico, ispirandoci da sempre nell’arte e nella letteratura.
Se dovessimo incaricare un bio-ingegnere di progettare un animale in grado di trainare pesanti carichi e trasportarci comodamente sulla sua schiena a elevata velocità, che abbia notevole fondo e sia sufficientemente sensibile ai nostri comandi, probabilmente il risultato, anche oggi, sarebbe molto vicino all`Equus Caballus. Il cavallo non ha eguali nel mondo animale.
FORMA E FUNZIONE
Costruito per galoppare con grande facilità attraverso le pianure reintegrando le energie spese con fonti alimentari a bassa energia, il cavallo possiede una struttura fisica ideale per essere montato e controllato da un cavaliere. Per esempio la sua schiena ha una forma praticamente con una struttura praticamente unica nel regno animale sostegno che la rende idonea a portare il peso del cavaliere.
lnfatti l’avvallamento dietro il garrese ci posiziona in modo che il no stro baricentro sia allineato a quello del cavallo, in modo da creare non solo una situazione di equilibrio che rende più facile sopportare il peso.,ma anche di permettere di in?uenzare il movimento spostando il nostro baricentro. Se la sua schiena fosse stata convessa come quella di un rinoceronte o di un dromedario, sarebbe stato complicato anche solo posizionare una sella, costringendoci ad appollaiarci su una collina.
Se fosse stata flessibile come quella di una tigre, oltre a non poter sopportare il nostro peso, sarebbe stata troppo mobile e ondeggiante per poterci permettere di rimanere in equilibrio.
lnoltre avendo il cavallo un centro di gravita d’appoggio relativamente stretta, è facilmente in fluenzabile dal peso del cavaliere nei cambi di direzione. Questo ovviamente non sarebbe possibile montando un coccodrillo o una grossa tartaruga, animali con baricentro basso e zampe ai lati del corpo, che creano una base d’appoggio molto larga. Questi animali potrebbero infatti ignorare quegli spostamenti che rendono il peso del corpo un aiuto essenziale in equitazione. lnoltre il collo abbastanza sottile e sufficientemettte lungo da permettere al cavallo di brucare l’erba e raggiungere le fronde degli alberi, rappresenta un enorme vantaggio per il cavaliere che ne può sfruttare l’azione di bilanciere.
Con un braccio di leva così lungo infatti ogni spostamento laterale condiziona un cambio di direzione. Pensate a come sarebbe sgradevole dover gestire una incollatura molto corta come quella di un bovino, o eccessivamente sviluppata come quella della giraffa, dove i vantaggi della lunghezza sarebbero offuscati dall’avere l’imboccatura estrema mente lontana. ll cavallo dunque segue la sua incollatura e questo è il risultato dcll`avere un tronco abbastan za rigido, soprattutto se messo in cor fronto con il collo stesso.
Le vertebre cervicali sono sempre più lunghe (sono sempre sette, sia nel topo che nella giraffa) e più mobili delle altre (toraciche lombari e sacrali) perché dotate di dischi intervertebrali più lunghi. Anche se gran parte dei nostri sforzi mira proprio a ottenere un tronco più elastico per poter eseguire delle flessioni laterali, sua relativa rigidità è un vantaggio.
Pensiamo per un attimo quanto sarebbe diffcoltoso rimanere in sella a un grosso felino mentre galoppa e salta. Pensiamo solo alle limitazioni di utilizzo di alcuni cavalli troppo atletici con un trotto eun galoppo molto “arioso” e che “danno” troppa schiena sul salto”: non tutti possono montarli e sono risenfati ai cavalieri più esperti. La relativa rigidità del corpo del cavallo lo rende capace di sviluppare un galoppo con poche sollecitazioni. simile al movimento del cavallo a dondolo. Pochi animali si muovono in questo modo.
Quasi tutti i membri del regno animale hanno un galoppo molto più “rotante”, che produce sollecitazioni più marcate nel mezzo della colonna vertebrale proprio dove si siede il cavaliere. Inoltre questo movimento più accentuato, consuma molta più energia. La relativa lunghezza delle gambe del cavallo, messa in relazione alla lu ghezza del suo corpo, è ottimale rispetto ad altri animali; i tendini e i legamenti operano come molle,trasformandole da rigidi puntelli ad apparati in grado di uti lizzare al massimo l`energia cinetica, aumentando così il rendimento dei muscoli del 75%.
I cavalli possono raggiungere la velocità massima in sette secondi, come avviene nel Quarter Horse, e questa, pur essendo una accelerazione di tutto rispetto, è comunque una situazione gestibile da parte del cavaliere che altrimenti si troverebbe sbalzato dalla sella. Alla base di tut to questo c°è lo zoccolo, quella scatola eomea che è un vero capolavoro di ingegneria. A dilierenza di una zampa di un altro animale, per esempio un cane, si auto sostituisce crescendo continuamente.
La sua consistenza lo rende resistente alla maggior parte delle lesioni e ideale all’applicazione dei ferri, stratagemma di protezione difficilmente uguagliabìle se dovessimo pensare di dover proteggere una zampa carnosa. Inoltre il sistema nervoso equino provoca dei riflessi idonei tanto a scacciare gli insetti quanto a rispondere ai nostri aiuti.
Un’azione riflessa lo induce infatti a contrarre i muscoli in risposta a una puntura di un minuscolo moscerino alzando la gamba più vicina. Così il più leggero tocco di sperone attiva questo riflesso spinale e porta il cavallo a flettersi allontanandosi e ingaggiando il posteriore sotto la massa.
UN ORGANISMO MERAVIGLIOSO
L’organismo del cavallo è estremamente efficiente sia in natura sia quando è l’uomo a richiedere prestazioni atletiche di alto livello. La chiave della grande forza vitale sta nella enorme capacità aerobica, soprattutto nel suo sistema respiratorio. Già un cavallo di livello medio può accrescere la sua efficienza respiratoria, durante il la voro, di 35 volte mentre un uomo, anche se di livello olimpico, non va oltre le 10. Il cavallo ci riesce disponendo di polmoni, apparato cardio-vascolare, metabolismo muscolare e combinazioni biomeccaniche estremamente efficienti. Durante lo sforzo massimo, per esempio, un cavallo può inspirare fino a 1600 litri d’aria.
Il cavallo infatti l’unico tra i mammiferi corridori che riesce a sincronizzare gli atti respiratori con la frequenza del galoppo. Durante il terzo tempo di questa andatura infatti, la massa viscerale preme contro il diaframma, sia per una questione di posizione sia per una decelerazione, provocando una espirazione “automatica”. Il contrario avviene durante il primo tempo, quando i visceri trascinano indietro il diaframmaprovocando una inspirazione passiva, che non comporta cioè nessuno sforzo. Una cosa però è disporre di grandi quantità di ossigeno, un’altra poterle utilizzare.
Siamo anche in questo caso di fronte a un sistema di trasporto estremamente efficiente: l’ossigeno pašsa attraverso il sangue fino ai muscoli, dove verrà utilizzato. l muscoli di un cavallo in lavoro necessitano dalle 70 alle 100 volte in più di ossigeno rispetto a quando è a riposo.
Il cuore incrementa fino a tre volte la sua efficicnza, passando da circa 25 battiti al minuto fino a di 240, pompando fino a 325 litri al minuto rispetto ai 25,90 a riposo. Il cavallo è più efficiente rispetto ad altri animali anche quando si prende in eoiisideiazione la quantità di ossigeno trasportata. Grazie al la grande efficiertza della milza, che funge da vero e proprio serbatoio di riserva dei globuli rossi. il cavallo può superare tran quillamente il 50% di emutocrito (il rapporto tra la parte solida e quella liquida dei sangue), con valori di emoglobina elevatissimi, oltre i 20 g/dl, arrivando così a tra sportare 25 mi di ossigeno ogni 100 ml di sangue.
Questo sistema e estremamente eflicíente anche per rimuovere i cataboliti prodotti, cioè le sostanze di scarto, prima fra tutte l’acido lattico. Queste scorie si accumulano nei muscoli e se la loro concentrazione è troppo elevata possono procurare danni ben più gravi di rigidità dolori e crampi, arrivando anche a patologie mortali. liestrema efficienza di questo sistema permette al cavallo di trattare carichi di sostanze tossíche che uccidcrebbero un uomo.
Per completare le qualità atletiche del cavallo la natura lo provvede anche di un sistema di raffreddamento eccezionale. La sudorazione è l’unieo mezzo per garantire la termoregolazione senza coinvolgere il sistema respiratorio. E il cavallo è un vero e proprio campione anche in questo senso. In condizioni ottimali, potendo cioè rein tegrare le riserve di liquidi corporei. puo produrre una quantità di sudore quasi dop pia rispetto a quella necessaria un buon funzionamento dell’organismo.
Fondatore, insieme a sua moglie Michelle Garavini, della BHS (British Horse Society), una Charity (strutturata in modo simile a una nostra Onlus) che si occupa di formazione: è la più grossa organizzazione al mondo in fatto di formazione equestre. BHS è delegata dalla Federazione britannica, la BEF, di occuparsi di formazione e qualifiche professionali.