Il tarlo o onicomicosi, letteralmente “micosi ungueale”, è un’infezione fungina del tessuto corneo e in particolare della linea bianca. Il fungo coinvolto è l’Achorion Keratophagus o almeno così fu classificato dal suo scopritore il Dott. Ercolani, tuttavia secondo la nuova nomenclatura esso è diventato “Tricophyton”, un genere di miceti dermatofiti.
Il micete, una volta insediatosi nella linea bianca, spinge le sue ife sempre più in profondità senza risparmiare le lamine sensitive dello zoccolo benché per definizione il fungo risparmi il tessuto vitale. Il lento e subdolo raggiungimento di aree sensibili segna l’inizio del dolore e quindi della zoppia. Il coinvolgimento delle lamine sensitive è la causa dell’interruzione del trofismo o nutrimento delle porzioni di muraglia sovrastanti, le quali risulteranno mortificate, porose, fragili. L’area mortificata di muraglia è uguale in estensione, all’area laminare sottostante, profonda, interessata dall’infezione fungina. Il sintomo più eclatante del tarlo risulta essere perciò la zoppia. In tal caso il veterinario, durante l’esame del piede e precisamente durante la percussione con martello, udirà un rumore a scatola vuota indicativo di una cavità all’interno dell’unghia.
Il veterinario previa sferratura, potrà rendere evidente l’ingresso del micete e la classica polverina bianca. Egli procederà quindi alla specillazione nella quale, tramite uno strumento lungo senza punta, sonderà i limiti profondi dell’antro, quindi deciderà sulla scelta della terapia conservativa piuttosto che dell’ablazione della muraglia mortificata. La terapia conservativa prevede la pulizia della cavità nonché l’applicazione topica di tintura di iodio o solfato di rame o farmaci antimicotici. L’ablazione della muraglia invece rende più efficace l’applicazione di farmaci ma costringe all’esclusione temporanea del cavallo dal lavoro.
Come abbiamo detto,il tarlo aggredisce lo zoccolo a livello della linea bianca. La linea bianca si rende visibile a zoccolo sollevato fra muraglia e suola a confine reciproco. La linea bianca si estende da un tallone all’altro passando per quarti, mammelle e punta e senza risparmiare le barre. Anatomicamente la linea bianca della punta non differisce da quella dei quarti o dei talloni tuttavia pare che il fungo prediliga statisticamente la punta. Naturalmente suddetta predilezione non deriva dal libero arbitrio del fungo bensì dal fatto che la punta può rappresentare un “sito di minor resistenza” della linea bianca. In particolare uno sfiancamento, distacco della linea bianca può verificarsi a seguito di: eccessiva sollecitazione in punta da cattivo pareggio o rampinismo, unghia fragile (la punta è fisiologicamente più sollecitata), errata applicazione del ferro, ma soprattutto chiodi di calibro eccessivo e troppo numerosi (effetto cuneo), laminite.
Tali fattori predisponenti, condizionanti, sono invocati quando il tarlo risulta esteso, altresì se il tarlo fosse limitato, esso stesso rappresenterebbe la causa del distacco della linea bianca.
Mi spiego: è improbabile che il maniscalco scopra un’onicomicosi molto estesa la quale non era presente alla ferratura precedente ovvero 45-50 giorni prima. Quest’affermazione prevede due eccezioni. La prima eccezione è il caso di un tarlo “meccanico” ovvero un distacco, dilatazione della linea bianca per le già citate cause, che abbia fornito una buona area d’ingresso e insediamento al fungo. La seconda, è invece il caso di un tarlo che entrato da una porta piccola come il foro di un chiodo si allarghi approfondendosi in modo simile alle carie dentarie. Infine esistono i tarli “meccanici” così chiamati dal Mensa negli anni ’50 che consistono in distacco della linea bianca da varie cause senza che siano infestati dal fungo.
Nel primo e nell’ultimo caso il maniscalco vede il tarlo subito dopo la sferratura mentre nel secondo caso esso si rende visibile solo dopo il pareggio. Inoltre nel secondo caso, visto che il pareggio rende visibile il tarlo, è facile che il maniscalco si accorga precocemente di tale presenza.
Le tre eccezioni descritte rappresentano gli unici casi in cui il maniscalco dovrebbe scoprire un tarlo. Non è auspicabile infatti che un maniscalco ignori per mesi la presenza del fungo permettendone la crescita per un periodo superiore all’intervallo tra una ferratura e la successiva!
Riassumendo abbiamo stabilito che:
– In molti casi la presenza di un tarlo esteso richiede l’ablazione (asportazione) della parte mortificata di muraglia e costringe il soggetto al riposo prolungato da attività impegnative.
Un tarlo esteso è meccanico complicato o meno da infezione fungina e si può stabilire nel periodo intercorrente tra due ferrature.
– Il tarlo senza previo distacco patologico della linea bianca ha progressione lenta ed è poco esteso.
– Le cause di distacco della linea bianca sono rapportabili a laminite, errori di ferratura, eccessiva sollecitazione in punta, predisposizione individuale congenita e acquisita.
Tutto ciò dimostra l’importanza primaria di mantenere la coesione della linea bianca!!
La terapia di un tarlo esteso oltre all’asportazione della muraglia mortificata, prevede l’applicazione locale di prodotti iodati, ramati e antimicotici. Può essere impiegata la resina al fine ricostruttivo. Siccome il ripristino dell’unghia dopo l’asportazione è lento, l’unghia cresce circa un centimetro al mese, risulta proficua una buona prevenzione da parte sia del proprietario che del maniscalco.
Ciò che deve essere interesse e cura del proprietario:
– Conservare l’igiene del piede attraverso la benefica quotidiana pulizia e la sua periodica cosmesi.
– Assicurarsi o verificare che la lettiera sia asciutta e soffice senza accumulo di urina e materiale fecale.
– Fornire ad ogni cavallo un proprio corredo di utensili e cosmetici per l’unghia quali nettapiedi, pennelli, grasso…
– Ricorrere ad uno specialista in caso di riscontro di anomalie podali.
– Nutrire il cavallo con mangimi sicuramente integrati di vitamine e minerali necessari al buon funzionamento dell’organismo. Gli elementi utili a unghie cute e peli sono: vitamina H (biotina), zinco, aminoacidi solforati ma anche tutti gli altri principi nutritivi essenziali.
– Evitare scambi di box senza previa disinfezione dell’ambiente e impianto di una nuova lettiera (la lettiera è un reservoir di microbi).
Ciò che è competenza e dovere del maniscalco:
– Informare il proprietario sullo stato di salute degli zoccoli.
– Preservare l’integrità della linea bianca operando un buon pareggio onde evitare eccessiva concussione (sollecitazione in punta), evitando assolutamente chiodi di eccessivo calibro e in gran numero che esercitino un “effetto cuneo” nella linea bianca.
– Asportare con una fresa (trapano con punta abrasiva) eventuali siti di infezione fungina (linea bianca) e batterica (suola e fettone) fino a raggiungere il corno sano dopodiché disinfettare la parte. Tale operazione va’ effettuata anche nel caso di siti di infezione minuscoli per evitarne lo sviluppo.
– Investigare la causa del tarlo presente e applicare la soluzione migliore per le quali cose è necessaria una conoscenza approfondita della materia.
Alcuni prevengono il tarlo attraverso la tecnica della ferratura a caldo al fine di sterilizzare l’unghia appena pareggiata. Tale tecnica mortifica superficialmente l’unghia, abbassandone la qualità di barriera e esponendola all’attacco dei microrganismi e degli agenti fisici: umidità, ammoniaca derivante dalla degradazione dell’urina…
Per quanto riguarda ferri e solette in rame, è utile puntualizzare che il rame è un metallo da sempre utilizzato nella terapia antifungina. D’altra parte l’effetto del solo rame non è paragonabile con quello ottenibile con altri antimicotici compresa l’associazione zolfo-rame, vista l’attività antifungina dello zolfo. Infine le solette e i ferri in rame potrebbero ossidarsi creando una barriera tra il rame e il microrganismo.
Il solfato di rame così come la tintura di iodio sono stati affiancati o superati da nuovi prodotti di sintesi ad uso locale. Alcuni contengono ancora rame o iodio in formulazioni più efficaci mentre altri farmaci totalmente nuovi, sono più specifici ovvero totalmente mirati contro i processi vitali fungini.
Le strategie contro il tarlo sono diverse a seconda dell’estensione dell’infezione micotica.
L’ablazione di un tarlo poco esteso va inclusa nella routine di ferratura.
Dopo il pareggio il maniscalco deve mettere in evidenza e svuotare dai detriti l’eventuale cavità del tarlo. Successivamente sonderà i recessi della cavità con uno specillo oppure percuoterà la muraglia per evocare risonanze di scatola vuota al fine di individuare i confini della cavità. Il maniscalco procederà quindi al curettaggio della cavità manualmente o con una fresa per poi applicare prodotti antimicotici topici (locali). Finalmente potrà applicare i ferri.
Al contrario l’ablazione di un tarlo esteso richiede l’asportazione di tutta la porzione mortificata di muraglia con esposizione delle lamine profonde del piede. Previa disinfezione il maniscalco deciderà se applicare un prodotto sintetico (resine) piuttosto che lasciare aperta la cavità e usare ferri speciali. Nel caso di un tarlo esteso il cavallo va’ lasciato a riposo finché l’unghia non sia ricresciuta.
Desta particolare interesse la soluzione proposta dal Dott. Donati la quale permetterebbe il quasi normale impiego del cavallo malgrado la mancanza della muraglia. Tale soluzione consiste nella creazione di un ponte metallico tra ferro e muraglia residua al fine di scaricare su quest’ultima il peso. Il limite della tecnica del dott. Donati risiede nel livello di competenza dell’operatore: a mio parere non tutti i maniscalchi sarebbero in grado di impiegarla. La fisica e l’anatomia impongono particolare attenzione ai punti di contatto tra i ponti metallici e la muraglia. Risulta necessaria perciò un’elevata competenza. Naturalmente altra condizione fondamentale per l’applicazione della suddetta tecnica è che la muraglia residua all’asportazione sia perfettamente sana e forte!
I polimeri sintetici (resine) rappresentano un’altra soluzione atta a permettere l’impiego del soggetto. I materiali sintetici possiedono ottime qualità: hanno caratteristiche fisiche simili a quelle dell’unghia, anallergenicità, buona adesione, inchiodabilità e raspabilità. Purtroppo hanno un costo elevato.
Le tecniche in questione come ho affermato, permettono l’impiego del soggetto ma non a livelli agonistici o almeno non per tutte le discipline equestri. In conclusione soprattutto per quanto concerne il cavallo sportivo, è importante includere il curettaggio e la disinfezione dei piccoli tarli nella routine di ferratura. Al contrario circa i tarli estesi l’unica soluzione proponibile risulta essere la prevenzione della formazione di spaccature o sfiancamenti della linea bianca che conseguono a: cattivo pareggio, contusioni, eccessiva sollecitazione, unghie fragili, ferri inadatti, chiodi di calibro eccessivo o in numero elevato, laminite. Condizioni in ultima istanza causate da cattiva ferratura, cattivo management (laminite), cattivo stato della lettiera ma anche predisposizione individuale. Siccome sulla predisposizione individuale nulla si può, ci si deve concentrare sul mantenimento di un buono stato di salute dello zoccolo al quale concorrono appunto una buona tecnica di ferratura, un impiego razionale del cavallo (attenzione ai terreni duri), un buon management inclusa una buona nutrizione, un buono stato della lettiera (umidità).
ALTRE NOTE SUL TARLO
Le considerazioni tratte nel precedente articolo “l’attacco del tarlo” non esauriscono il discorso sull’onicomicosi.
La presente integrazione si propone di esporre una particolare modalità di contagio, quello strumentale o meccanico. Il contagio strumentale si avvale di vettori meccanici responsabili della trasmissione interequina del fungo. Tali vettori meccanici sono rappresentati dagli utensili del maniscalco: tenaglie, coltellaccio, coltello inglese, raspa. Lo strumento esemplare, ai fini del discorso, è quest’ultima. Fra i numerosi denti della raspa rimangono, infatti, intrappolati detriti organici ungueali. E’ intuitivo quindi che se l’imputato utensile fosse usato su uno zoccolo affetto da micosi, il materiale organico allora accumulato, verrebbe seminato sugli altri zoccoli dello stesso cavallo o su quelli di altri.
Del perché invece non tutte le unghie “seminate” si ammalino di micosi, è già stato detto nel precedente articolo “l’attacco del tarlo”. A tal proposito erano stati invocati fattori predisponenti e condizionanti.
Il principale fattore condizionante l’attecchimento del fungo è una compromessa integrità della linea bianca al punto che il tarlo risulta essenzialmente essere malattia della linea bianca.
I fattori predisponenti, ad esempio eccessiva sollecitazione in punta, condizionano il sito di infezione ovvero punta e mammelle perché “loci minoris resistentiae”. Riassumendo, un’unghia “seminata” si ammala se l’integrità della linea bianca è compromessa e risulta interessata la regione della punta in quanto “sito di minor resistenza”.
Se come detto, gli utensili del maniscalco costituiscono un importante vettore di contagio, egli può allora cercare delle strategie atte a limitare la diffusione del microrganismo.
A tal proposito, nella ferratura del cavallo, il pareggio dello zoccolo già affetto da tarlo può essere effettuato dopo quello degli altri tre. D’altra parte è impossibile vedere un nuovo tarlo se non successivamente al pareggio dell’unghia! In tal caso gli strumenti risulteranno contaminati. Inoltre anche potendo tenere per ultimo lo zoccolo infetto, gli strumenti risulteranno contaminati per il cavallo successivo.
La disinfezione o la sterilizzazione degli utensili non corrispondono a soluzioni del problema. La sola disinfezione risulta inefficace sia per la presenza di materiale organico che protegge il micete, sia per la resistenza del micete stesso.
La sterilizzazione implica che il maniscalco possieda almeno un set di utensili per ogni cavallo ferrato nella giornata tuttavia ciò non risolverebbe il problema del contagio fra zoccoli dello stesso cavallo. Il maniscalco dovrebbe comunque possedere un’autoclave che sterilizzi gli strumenti per il giorno successivo.
Fortunatamente esiste una soluzione migliore! Il maniscalco invece di sterilizzare gli utensili può più facilmente sterilizzare l’unghia, attraverso l’apposizione “a caldo” del ferro. In tal modo, proprio le regioni più care al fungo vengono portate ad altissima temperatura per pochi istanti. Questa vera e propria sterilizzazione uccide tutti i microrganismi, compresi funghi e eventuali forme di resistenza.
Naturalmente la pratica di dare un’ultima raspatina con gli strumenti infetti vanifica l’opera. Inoltre sarebbe opportuno che lo zoccolo non venisse appoggiato al suolo prima dell’inchiodatura del ferro onde evitare contaminazioni. A tal fine, un aiuto dovrebbe raffreddare il ferro o tenere sollevato lo zoccolo. Il suolo può infatti ospitare detriti ungueali infetti.
Un altro utensile altamente contaminato è senza dubbio la punta della fresa usata per curettare la cavità patologica del tarlo. Visto che la fresa possiede più campi applicativi, non è auspicabile impiegare punte inquinate dal fungo.
A prescindere dal fatto che ogni cavità ottenuta con fresa andrebbe disinfettata, risulta altresì importante disporre di punte sterilizzate o quanto meno disinfettate previa rimozione dei detriti. In effetti i detriti non rimossi, sequestrano il disinfettante a protezione dei microrganismi.
Nella trattazione del tarlo e come è ormai prassi, devo segnalare che le infezioni vanno sempre considerate miste, nel senso che insieme al patogeno responsabile (nel nostro caso tricophyton), coesistono numerosi microrganismi copatogeni, complicanti o concomitanti, micotici e batterici.
In conclusione, l’onicomicosi, come tutte le altre patologie, è una risultante polifattoriale nel senso che se la trasmissione può essere imputabile agli utensili del maniscalco, l’attecchimento del fungo dipende da fattori condizionanti quali la compromessa integrità della linea bianca e predisponenti come l’eccessiva concussione in punta esito di un errato bilanciamento antero-posteriore (sagittale) del piede che rende tale regione , un “locus minoris resistentiae”.
Ferrian Simone