Quello che chiamo “occhiale”, insieme alla cadenza, è il secondo caposaldo del metodo con cui addestro i puledri. Vediamolo nello specifico.
L’OCCHIALE SI COMPONE DI DUE VOLTE, UNA A MANO DESTRA E UNA A MANO SINISTRA, inframmezzate da un tratto rettilineo che comprende cinque o sei battute di trotto. Quindi NON un otto, ma due volte dove, durante il cambiamento di mano, si eseguono cinque o sei battute di trotto di scuola.
COME DEVONO ESSERE ESEGUITE QUESTE VOLTE?
Per eseguire al meglio le volte è necessario compiere una continua “minaccia” di richiesta di spalla in dentro, in modo che il cavallo sia incerto se eseguire o meno il movimento. Lo so, in questa frase ci sono due “parolacce”: minaccia e incerto. Vi ricordo però che stiamo parlando di alta scuola, e che molti di voi saranno sicuramente dei cavalieri esperti e, quindi, perfettamente in grado di capire che, con la parola minaccia, non si intende una reale minaccia per l’animale. L’esercizio si basa su una continua, elastica e blanda richiesta di spalla in dentro senza che sia mai realmente una richiesta. Una sorta di azione che mai si conclude.
Quando invece uso la parola “incerto”, non voglio indicare una richiesta incerta: voglio che il cavallo rimanga in serena attesa di esecuzione, senza mai eseguire. Per far capire il concetto ai miei allievi, spesso uso citare “Aspettando Godot”, opera teatrale incentrata sull’attesa, dove si aspetta l’arrivo di una persona che alla fine non si paleserà. Infine, durante l’esecuzione di questa volta, possiamo lasciare sbandare leggermente la groppa fuori, come se non ci accorgessimo che il cavallo stia mettendo in atto questa furbata. Va da sé che il cavallo invece si senta furbissimo perché sicuramente arriverà alla conclusione: “Guarda com’è facile trarre in inganno il mio addestratore!”
BATTUTE DI TROTTO
Compiuta la volta è il momento delle battute di trotto, rigorosamente di scuola. Qui si inverte la minaccia di richiesta di spalla in dentro e si fa sbandare leggermente la groppa dall’altra parte. È così che avviene il miracolo: le gambe accentuano la loro pressione automaticamente, senza che noi si debba ulteriormente intervenire. Questo succede per il semplice motivo che gli aiuti passano da una gamba all’altra, seppur per brevi istanti, e le mani accentuano automaticamente la loro azione perché chiediamo un’inversione del piego. Anche qui senza fare nulla di speciale: è tutto fluido e dolce. In questo tratto rettilineo, il cavallo si riunisce fino ad arrivare in tre o quattro mesi a battere una o due tempi di piaffer.
Vi prego di affrontare la cosa con calma, se non succedesse nulla, non indurite gli aiuti perché peggiorereste le cose. Vi invito alla pazienza e alla comprensione delle reazioni del cavallo. Casomai, invece di indurire gli aiuti, cercate di raffinarli e ricordate: ogni sopruso è deleterio. Il mio invito è di ripetere, ripetere e ripetere ancora con molto senso di autocritica. So che può essere complicato quindi sintetizzo: volta ad esempio a mano destra con minaccia di spalla in dentro e lasciando sbandare pochissimo la groppa a sinistra. Durante il tratto diritto si inverte la minaccia di spalla in dentro e quindi il piego e si fa sbandare la groppa, leggermente, dall’altra parte. In questo passaggio si ottiene la riunione da prima minima che con il tempo si accentuerà. L’esercizio va eseguito per una decina di minuti sempre cambiando la mano.
PIROUETTE SULLE ANCHE
Alla precedente tecnica si può affiancare anche una sporadica richiesta di pirouette sulle anche. Non indurite gli aiuti ma cercate di affinarli in modo da usare sempre meno forza affinché il cavallo ubbidisca. A questo punto possiamo ricorrere all’aiuto di un amico che, toccando i posteriori (ho detto toccando NON picchiando), aiuti il cavallo a compiere il piaffer. Ricordate che è inutile lavorare sui posteriori, se prima non avete eseguito correttamente la volta e le battute. Il rischio sarebbe quello di ottenere un triviale scalpìccio. Il bello dell’alta scuola è sentire una bomba sotto la sella e, nel contempo, pensare di essere perfettamente in grado di gestirla. L’equitazione è uno sport caro non in soldi, ma in tempo, e i maghi non esistono.
Buon lavoro. Franco
Franco Sarti
Coach e addestratore di cavalli andalusi
in alta scuola e dressage.
Organizza stage in Italia e all’estero.
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aptami@libero.it
Gli appassionati di dressage conosceranno molto bene il coach Franco Sarti, istruttore di dressage e alta scuola, allevatore e addestratore di cavalli andalusi in alta scuola e dressage presso il proprio centro sui Colli Bolognesi nella primissima periferia.
Nel primo appuntamento abbiamo parlato di “CADENZA” – INFORMA 3 DEL 2021. In questo nuovo articolo approfondisce il concetto di “OCCHIALE”.
INFORMA n. 4 – luglio/agosto 2021