Gli appassionati di dressage conosceranno molto bene il coach Franco Sarti, istruttore di dressage e alta scuola, allevatore e addestratore di cavalli andalusi in alta scuola e dressage presso il proprio centro sui Colli Bolognesi nella primissima periferia. Oltre alle lezioni ai cavalieri, organizza stage in Italia e all’estero.
In questo primo appuntamento parlerà di “CADENZA”.
Per cadenza io non intendo quel concetto che si sente dire comunemente nei maneggi: “stai in cadenza… mantieni la cadenza…” che, francamente, secondo me non vuol dire nulla.
Sarebbe l’equivalente di una madre che, mentre la figlia sta andando a una gara di ballo, le dice: “mi raccomando, balla a tempo”. Ma quale tempo? Valtzer? Polca? Tango? Non avrebbe senso dirlo.
Per cadenza io intendo il tempo di esecuzione tra un passo e l’altro che l’allievo da al cavallo, e perché l’allievo gliela sappia dare bisogna però che prima abbia imparato a sentirla e poi a darla.
E’ un lavoro paziente che all’inizio può scoraggiare chi lo sta apprendendo perché i risultati sono lenti e non tutti i cavalli sono recettivi in un primo momento.
Ma col tempo tutti, cavalli e cavalieri, la imparano e i risultati compenseranno ampiamente gli sforzi fatti.
Prima la si pratica al passo e poi al trotto. Consiste in questo, rifacendomi a una personalità che a cavallo era abbastanza bravino e cioè al conte Jaques de Saint Phalle.
Quando l’anteriore, ad esempio destro, va in levare si chiudono elasticamente e progressivamente le dita della mano destra per tutta la durata del movimento verso l’avanti della spalla destra per poi rilasciarle mentre la spalla in questione va indietro.
A questo succederà la stessa cosa quando va in levare l’anteriore sinistro e così via.
Nel contempo si striscia dall’addietro in avanti la gamba diametralmente opposta: gamba destra quando si stringe la mano sinistra e viceversa.
Addietro non un refuso: si dice proprio così!
Mi state prendendo per matto? Anch’io quando lo lessi per la prima volta presi per matto Saint Phalle, ma poi provando e riprovando con ostinazione la cosa viene naturale e si apre un mondo.
Il cavallo comincia ad atteggiarsi camminando, come si suol dire sulle uova, il gesto si fa maestoso, imperiale e, citando non mi ricordo chi, “il cavallo avanza ascoltando attonito la eco dei suoi passi”.
E il mondo che avete appena scoperto non finisce qui: quando avrete ottenuto il controllo completo dei suoi movimenti, sia per quanto riguarda l’ampiezza sia per quanto riguarda il ritmo, in breve tempo il cavallo vi regalerà con gioia il piaffer, il passage, il passo spagnolo, tutti gli spostamenti laterali e, finalmente sentirete di stare seduti su una polveriera che collabora con voi con gioia, percependo ogni vostro cambiamento di equilibrio e, senza esagerare, ogni vostro pensiero.
Tempo di apprendimento del cavaliere: da sei mesi a un anno montando con caparbietà tutti i giorni, senza deprimersi, insistendo fino ad arrivare alla scelta perfetta dei tempi di esecuzione.
La cosa stimolante è che durante l’apprendimento il cavallo capisce che fa più fatica e comincia a fare le finte: di conseguenza, noi dobbiamo imparare a precederle.
E’ una pratica contestata da parecchi istruttori, sinceramente, ma, a mio avviso questi la contestano perché non l’hanno compresa a pieno, perché se alla fine otterrete i risultati voluti, cosa che avverrà sicuramente, vi renderete conto che è incontestabile.
Ma l’alta scuola è tutta qui? No, ma questo ve lo dirò in un altro articolo.
Franco Sarti
Coach e addestratore di cavalli andalusi
in alta scuola e dressage.
Organizza stage in Italia e all’estero.
per ulteriori informazioni scrivi a:
aptami@libero.it