Un nuovo studio dell’Università di Torino rivela che le vocalizzazioni dei pulcini di pinguino africano contengono segnali acustici utili a catturare l’attenzione degli adulti e degli umani
Un team internazionale di ricercatori dell’Università di Torino e della Southern African Foundation for the Conservation of Coastal Birds (SANCCOB) ha dimostrato, per la prima volta, che le vocalizzazioni dei pulcini di pinguino africano (Spheniscus demersus) contengono fenomeni vocali non lineari – suoni aspri, irregolari e caotici – nelle loro richieste di cibo per attirare meglio l’attenzione dei genitori.
Lo studio, pubblicato nel numero speciale “Nonlinear phenomena in vertebrate vocalizations: mechanisms and communicative functions” della prestigiosa rivista Philosophical Transactions of the Royal Society B, ha analizzato oltre 3.000 vocalizzazioni prodotte da 91 pulcini ospedalizzati e curati presso il centro di recupero SANCCOB a Città del Capo in Sudafrica, prima di essere rilasciati in natura.
“Abbiamo scoperto che circa il 70% dei richiami include queste componenti vocali ‘sporche’, come il caos deterministico e sidebands”, spiega Anna Zanoli, ricercatrice dell’Università di Torino. “Questi segnali possono renderli più efficaci nel provocare una risposta, sia da parte dei genitori che degli operatori umani”, aggiunge Ilaria Morandi, ex studentessa in Evoluzione del Comportamento Animale e dell’Uomo presso l’Università di Torino e ora dottoranda presso University of South Bohemia.
Ma non solo: i ricercatori hanno osservato che l’intensità di questi fenomeni acustici aumenta con l’età e, in modo ancora più sorprendente, aumenta in presenza di malattie respiratorie. “Questo ci apre a una possibile applicazione veterinaria”, aggiunge Livio Favaro, docente di Biologia Marina presso l’Università di Torino e coordinatore del team di ricerca. “I cambiamenti nelle vocalizzazioni potrebbero diventare un segnale precoce per identificare i pulcini che necessitano di cure per infezioni batteriche e fungine”.
Il pinguino africano è una specie in pericolo di estinzione e strumenti utili alla diagnosi precoce delle malattie possono offrire un contributo concreto alle pratiche di monitoraggio e gestione della salute negli individui in riabilitazione, a supporto degli sforzi di conservazione.