“Proteggere il nostro clima è la più grande prova di leadership a livello mondiale: il destino dell’umanità è in bilico.
Siamo a km dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi, e a pochi minuti dalla mezzanotte per il limite di 1,5 C. Ma non è troppo tardi per potete prevenire l’incendio. Abbiamo le tecnologie per evitare il peggio, se agiamo ora. Abbiamo bisogno di leadership, cooperazione e volontà politica. E ne abbiamo bisogno adesso”. Queste le parole di Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, alla cerimonia di apertura del World climate action summit della Cop28 in corso a Dubai.
La comunità scientifica è ormai concorde sul fatto che per rispondere efficacemente ai problemi ed alle minacce causate dagli effetti della globalizzazione e del cambiamento climatico (compresa la diffusione di malattie infettive) è necessario interpretare il bisogno di salute con un approccio integrato (One Health) e con una visione olistica (Planetary Health) che costituiscono i principi per l’elaborazione di un’efficace azione a protezione della salute pubblica, della sostenibilità delle produzioni e della tutela ambientale.
Oggi sappiamo che essere in salute non vuole dire solo non essere affetti da una malattia. La salute è infatti il risultato di un insieme di determinati tra i quali annoveriamo i fattori socio-economici e gli stili di vita checontribuiscono per il 40-50%; lo stato e le condizioni dell’ambiente per il 20-30%; l’eredità genetica per un altro 20-30%, e i servizi sanitari per il 10-15%.
I medici veterinari sono parte integrante di questo modello di salute, insieme agli altri professionisti sanitari e il loro agire influisce su questi fattori determinanti.
Se è vero appunto che per poter garantire la sopravvivenza del Pianeta dobbiamo rivedere il nostro stile di vita, le modalità con cui produciamo il nostro cibo, declinare un diverso approccio agli allevamenti intensivi [non solo dal punto di vista della qualità di vita degli animali ma anche al fine di continuare nell’impegno già esercitato di limitare la somministrazione (e quindi il consumo) di antibiotici, contenendo i volumi di acqua consumata, di energia assorbita e di anidride carbonica emessa], sorvegliare attentamente l’ambiente e gli animali al fine di limitare la diffusione delle malattie infettive dagli animali all’uomo, ma al tempo stesso contribuire all’economia del Paese sostenendo da una parte le piccole produzioni e dall’altra certificando la salubrità delle produzioni Made in Italy destinate all’esportazione, chi meglio del medico veterinario può agire per proporre soluzioni e farsi promotore dell’improrogabile cambiamento che deve avvenire nella società?
In Italia, in questo momento sembra esserci un terreno molto fertile per seminare un nuovo approccio sistemico e collaborativo, che valorizzi la One Health come nuova visione e strategia per un futuro sostenibile.
La Federazione prosegue la sua opera orientando sempre più la sua attività politica verso azioni volte ad accrescere la consapevolezza, nella società intera e nel decisore politico in particolare, del ruolo cardine che i medici veterinari svolgono nel disegnare e progettare soluzioni efficaci, efficienti e durevoli a vantaggio della salute pubblica nell’ottica e secondo una strategia di salute unica.
A cura di Daniela Mulas