Qualche consiglio per evitare l’inconveniente.
La perdita di un ferro, anche se non provoca conseguenze drammatiche, rimane comunque una seccatura che può compromettere una passeggiata, una gara di fondo o anche un piazzamento in corsa. Inoltre, se la perdita di un ferro avviene ad andatura veloce o su terreno duro e sconnesso, può compromettere la salute del piede poiché causa sobbattiture o rotture del margine inferiore dello zoccolo, che, a loro volta, rendono più difficile ferrare di nuovo il piede in questione.
La maggior parte delle perdite accidentali di un ferro avviene a carico degli anteriori, quando un cavallo si raggiunge con un posteriore. Fattori predisponenti sono il tipo di lavoro, la conformazione dell’arto del cavallo e il suo grado d’allenamento. Infatti, per citare qualche caso, un cavallo corto e alto si raggiunge più facilmente, un cavallo giovane e/o poco allenato può mancare di coordinamento.
Ecco alcuni accorgimenti anti-sferratura. La perdita di un ferro avviene con più facilità quando il cavallo è ferrato da poco o da troppo tempo. Nel primo caso il ferro presenta un’orlatura e una lunghezza (relativa ai talloni) maggiore, tale da permettere al cavallo di portare “comodamente” gli stessi ferri per tutto il periodo normale della ferratura senza che questi diventino stretti o corti dopo due o tre settimane. L’orlatura e la lunghezza delle branche del ferro, a livello dei quarti e dei talloni del piede, è uno degli eterni compromessi della mascalcia. Il ferro applicato troppo stretto e corto può compromettere la salute del cavallo, troppo largo e lungo fa aumentare il rischio di una “sferratura”. In questo senso è pratica comune ferrare cavalli da corsa “a filo”, cioè molto aggiustati, così come è altrettanto frequente ferrare i cavalli da sella più “comodi”, seppure ad intervalli più lunghi e con ferri di benda più grossa. Altri accorgimenti includono lo “sbarchettare” i ferri anteriori in punta per facilitare lo stacco veloce degli anteriori dal terreno e al contempo piazzare i ferri posteriori leggermente indietro rispetto al margine dello zoccolo.
In casi di cavalli che si sferrano continuamente, si possono forgiare i talloni dei ferri anteriori prolungati e piegati in su, paralleli alla tangente dei talloni, in guisa di “cucchiaio” (“spooned heels”, in inglese). In questo modo diventa più difficile che il posteriore scavalchi il tallone del ferro anteriore. Inoltre, con soggetti che si sferrano quando sono liberi in paddock perché molto “allegri”, si possono applicare dei comodi paraglomi che arrivano a coprire i talloni. Ancora: si dovrebbe moderare l’andatura quando il terreno fa sprofondare il piede del cavallo, perché in queste condizioni viene ritardato lo stacco degli anteriori da terra. Sono da evitare anche le ferrature tenute per troppo tempo: gli zoccoli crescendo diventano eccessivamente lunghi e i chiodi si allentano o addirittura si spezzano. Mentre un ferro strappato accidentalmente in uno zoccolo corto, equilibrato e ferrato da poco, generalmente non comporta danni eccessivi alla muraglia, soprattutto se i chiodi sono stati correttamente infissi ad altezza adeguata e non sono di dimensioni eccessive (i chiodi dovrebbero essere sempre sulla linea di “minor resistenza”), all’opposto le muraglie eccessivamente lunghe si spezzano con grande facilità in soli pochi passi senza ferro. Per questo motivo si consiglia di osservare una metodica regolarità negli appuntamenti con il maniscalco. La perdita accidentale di un ferro dei posteriori avviene con meno frequenza ed è quasi sempre il risultato di un altro cavallo/cavaliere che non ha mantenuto le dovute “distanze di sicurezza”.
Quando il cavallo ha il vizio di calciare in box. Come tutti i vizi, anche questo non è facile da correggere e le conseguenze per la salute e per lo stato della ferratura dei posteriori possono essere anche gravi.
Se il cavallo esprime questa tendenza durante l’ora della distribuzione dei pasti, sarà bene governarlo per primo. Imbottire le pareti con gomma resistente può limitare i danni e spesso un po’ d’esercizio e di libertà può liberare l’energia eccessiva.
Con cavalli che si sferrano facilmente ai posteriori è importante evitare l’uso di barbette troppo appuntite, che aumentano la solidità della ferratura ma, se sono taglienti in cima, possono causare delle gravi lesioni alla suola o addirittura all’osso del piede. Questi danni sono frequenti se il soggetto pesta un ferro che si era allentato e poi girato sotto il piede.
La valutazione delle scelte di fronte al dilemma “quali scarpe scegliere per il nostro cavallo”, l’unica vera regola da seguire è quella di affidarsi al competente consiglio di chi queste cose le affronta quotidianamente per lavoro. Ovvero a quello del nostro maniscalco di fiducia. In linea generale, se il piede, le andature e gli arti del nostro cavallo non presentano problemi particolari, non lasciamoci tentare da estemporanee mode e ricorriamo alla ferratura classica. Se è la più diffusa, ci sarà pure un motivo! Di contro, se il nostro amico ha problemi particolari, il suggerimento del veterinario e l’opera del maniscalco sapranno darci sicuramente la migliore soluzione. E ciò comprende tanto l’uso di ferrature particolari quanto l’impiego di solette o tacchetti o altri sistemi correttivi. La ferratura in rame per esempio, pur conservando un grande bagaglio di vantaggi, a causa del proprio peso, non è mai consigliabile in soggetti che svolgono percorsi sportivi o attività agonistiche quali per esempio il salto. Lasciamo quindi fare a ciascuno il proprio mestiere e semmai preoccupiamoci di fare bene quello di proprietari. Il che significa mettere sempre in conto il fatto che il maniscalco non è quasi mai immediatamente disponibile alla nostra chiamata e il suo intervento va quindi previsto con un discreto anticipo rispetto alle inderogabili necessità del ripristino tempestivo della ferratura.
La scarpetta d’emergenza
Nelle lunghe passeggiate, nei trekking e nelle gare di fondo è buona precauzione portare una scarpetta di gomma d’emergenza dalle dimensioni adeguate. È leggera e, allacciandola al piede scalzo, permette di tornare al passo alla scuderia o al punto d’appoggio più vicino senza ulteriori danni allo zoccolo che, se si danneggiasse durante il rientro, presenterebbe dei problemi per la successiva ferratura. Parimenti al medioevo, quando ad ogni futuro cavaliere veniva richiesto d’essere capace di ferrare il suo cavallo, un cavaliere del ventunesimo secolo dovrebbe essere in grado di rimettere un ferro perso utilizzando i vecchi tragitti dei chiodi attraverso la muraglia, creati durante la ferratura da parte del maniscalco professionista.