La Regione come Buckingham Palace: i 40 palafrenieri dell’Istituto di incremento ippico guadagnano 55mila euro. Ma i purosangue non sono più nella sede dell’ente.
Campa cavallo che lo spreco cresce. Spese pazze a «briglia sciolta» nella Sicilia dal maxi debito da 5,2 miliardi di euro e dei soldi buttati (dati aggiornati all’inizio del mese di Ottobre 2012).
C’è un ente pubblico che si occupa nientemeno che della tutela di cavalli e asini isolani, come il Sanfratellano e il Purosangue Orientale, ma anche l’asinello ragusano e l’asino di Pantelleria.
Si chiama «Istituto di incremento ippico», un carrozzone che traina 2,2 milioni di euro l’anno per il costo del solo personale.
Ci lavorano la bellezza di 40 palafrenieri, assunti grazie a un concorso nel 1990.
Dovevano essere in origine la metà, ma come spesso accade, al momento di stilare la classifica degli idonei, i posti disponibili si sono miracolosamente raddoppiati e così nessuno dei partecipanti è stato scontentato.
Tutti in sella, che c’è posto (pubblico) per tutti.
I custodi delle bestie guadagnano 55mila euro a testa all’anno.
Uno stipendio niente male, se si considera che il cinquanta per cento di questi palafrenieri, in realtà, di tutto si occupa tranne che dei cavalli.
Almeno venti, negli ultimi anni, hanno accusato limitazioni fisiche e psichiche, che non li rendono assolutamente idonei al contatto con gli animali (Servizio apparso su Rai Uno il giorno 18 novembre 2012, occasione in cui sono stati fatti chiari riferimenti a certificati di medici collusi e compiacenti).
Così, la direzione ha deciso di metterli al trotto nei più tranquilli ranghi di addetti alla portineria e al centralino.
Sono cambiate le funzioni, ma non l’assegno mensile.
E con loro, si sono spostati pure i cavalli: dalla sede principale di Catania, gli ottanta purosangue sono stati trasferiti in provincia, nel più grande ranch di Scordia, dove vengono accuditi e coccolati, in un parco da mille e una notte, da quel che resta dei ranger etnei.
L’Istituto di incremento ippico conta anche un direttore generale (costo 60mila euro all’anno) e un Consiglio di amministrazione (4mila euro lordi al mese, più eventuali rimborsi).
Nato nel 1888 come «Regio deposito cavalli», nel 1960 – come ha scoperto il mensile S-Live Sicilia – passa sotto il controllo della Regione, che gli affida il delicato compito di custodire le preziose linee di sangue equino degli stalloni isolani.
Una spesa assai poco comprensibile, in questi tempi di austerità.
Anche in questo caso a rimetterci sono i cavalli: spostati a Scordia, in un accogliente parco, accuditi però solo dai rangers.
Mentre i “veri” palafrenieri tutti malati (cuore, polmoni, allergie, patologie a carico della colonna vertebrale e chi più ne ha più ne metta) se ne stanno tutti comodi comodi a svolgere funzioni di portierato e centralino non si sa ancora bene per chi…per i cavalli?
Un punto fermo però c’è: il loro stipendio: guai a chi lo tocca!
Abstract da “Il Giornale” con commento dell’Avv. Virginia Polidori
Avvocato del Foro di Bologna, Dottore di Ricerca in Diritto Pubblico presso l'Università degli Studi di Bologna, ha frequentato Master specialistici in fisiologia veterinaria e anatomia patologica del cavallo nonchè corsi specializzanti in materia assicurativa (branche infortuni e R.C.T.). Amazzone esperta, si dedica con passione e dedizione alla disciplina del dressage da anni.