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16 Aprile 2024

Le Carrozze Bianconi in Irlanda

Estratti dal Giornale di Famiglia dell’Ing. Giuseppe Gnecchi, su gentile concessione di Carlo Gnecchi Ruscone. Fotografie e didascalie gentilmente concesse da Patrick Magnaudeix, editore del blog www.attelage-patrimoine.com



Storia stupefacente quella di Carlo Bianconi, giovane italiano che, all’età di 15 anni, lasciò il suo Paese per non essere arruolato negli eserciti napoleonici e che, anni dopo, divenne figura nazionale irlandese di spicco, ideatore del servizio di trasporto pubblico in Irlanda chiamato “Royal mail day cars Bianconi”.


Stupefacente è anche il racconto di questa storia rinvenuto da Carlo Gnecchi Ruscone nelle pagine del Giornale di Famiglia scritte da suo congiunto Ing. Giuseppe Gnecchi nel 1899, che riporta nello scritto anche stralci dell’autobiografia originale dello stesso Bianconi.



Carlo Bianconi nacque a Tregolo, paesello della Provincia di Como, il 24 Settembre 1786 da Pietro e Caterina Mazza. Suo padre aveva, quivi, una piccola proprietà rustica e una casetta, nella quale trovavasi un torcitojo di seta mosso da un uomo, d’ordinario cicco ed ebete (esempi frequenti allora in siffatta industria) e la famiglia campava cogli scarsi redditi dei fondi e coi limitati guadagni dell’industria.


L’educazione del nostro Carlo non fu molto accurata ed egli stesso nella sua vita ebbe in diverse occasioni a confessare la insufficienza e mancanza della sua cultura. Fortunatamente supplirono ad esuberanza in lui le più felici disposizioni della mente e del cuore. Passò qualche tempo presso un suo zio, Don Giosuè Mazza, Prevosto di Asso, poi fu trasferito in un collegio privato, ma anche quivi rimase per poco. In alcuni brani della sua biografia il Bianconi scrive di sé: “A 15-16 anni di età io ero un ragazzo distratto e selvaggio; ma son certo che io avevo fama di essere più che non fossi in realtà”.


Poi prosegue “Non ricordo se in causa della mia mala e non conservo ne scoraggiamento, ne fatica, perché sentiva che mi era messo a lavorare per diventare un grand’uomo.” Giovanetto vivace e di bell’aspetto, Bianconi era ben accetto ovunque si presentava per la vendita della sua merce e fu anzi accetto con amorevolezza in parecchie famiglie dei villaggi e delle piccole città dei dintorni che frequentava. Egli continuò questo commercio ambulante e faticoso fino al 1806, nel quale anno aperse una bottega a Carrik-on-Suir, che poi trasportò a Waterford e finalmente nel 1809° a Clomnel, dove il suo commercio e la sua industria presero ancora maggior sviluppo, essendo stata annessa anche una fabbrica di cornici intagliate e dorate per quadri, specchi e simili.[…]

Le sue penose peregrinazioni pedestri colle merci sulle spalle destarono nell’animo del Bianconi un sentimento di compassione per la povera gente, costretta dai propri bisogni a viaggiare a piedi con grande fatica e con grave perdita di tempo. Uomo attivo e intraprendente, il Bianconi attivò una modesta vettura tirata da un solo cavallo e consistente in un carro a due ruote scoperto, capace di sei persone sedute ai due lati del carro e rivolte all’infuori. Questo veicolo affatto primitivo, e difatti chiamato col nome di carro, sul quale oggi non salirebbe chi pure domanda sussidio alla Congregazione di Carità, ma che, peraltro, allora era utilizzato anche dalle persone benestanti e civili, fu il capostipite, dirò così, di quel vasto sistema di mezzi di trasporto che formò l’ammirazione degli stessi inglesi, per quanto avvezzi alle grandi opere. Il primo carro d’inaugurazione dell’impresa partì da Clomnel il 5 luglio 1815, ma ben presto esso fu seguito da molti altri, che continuarono non solo ad aumentarsi di numero ma ben anche di mole e conseguentemente di carico, fino ad arrivare ai colossali mail-coach a 4 cavalli con venti passeggeri irradianti in molteplici direzioni; tanto che verso il 1845– 46, punto culminate dell’impresa, erano in movimento 1.400 cavalli ed erano percorse giornalmente 3.800 miglia inglesi. Fino dai primordi del suo impianto di mezzi di trasporto, ebbe anche l’appalto del trasporto postale delle lettere; ma ciò solo mediante contratto con assuntori che l’avevano direttamente dal Governo; ma nel 1830 egli fu ammesso a questo pubblico servizio per contratto diretto.

E tanta intensità di traffico non fu estinta dall’attivazione delle strade ferrate iniziatesi nel 1845-46, giacché Bianconi seppe sostituire altre linee a quelle che, di mano in mano, venivano servite dalle strade ferrate, tanto che, allorquando Bianconi nel 1865, per una frattura ad una coscia fu costretto a cessare da quell’azienda, i suoi mezzi di trasporto di ogni genere percorrevano ancora giornalmente 2.550 miglia inglesi. Questo è il fatto più saliente della vita di Bianconi, fatto che dagli uomini inglesi venne considerato come uno dei mezzi più efficaci che abbiano contribuito a migliorare le condizioni economiche dell’Irlanda. La sua instancabile attività, la perspicacia, la prontezza di vedute e una speciale facoltà di conoscere gli individui e di saperli appropriare all’opportuna posizione lo resero capace di quella grandiosa gestione tanto difficile, perché disseminata su tanti punti ed affidata, inevitabilmente, a tante persone sottratte ad un immediato controllo.

Il personale era trattato con benevolenza, ben retribuito e soccorso nelle emergenze difficili; veniva però diligentemente sorvegliato e tenuto ad un servizio diligente e puntuale: cosicché procedendo le cose in modo lodevole, non v’era bisogno di mezzi rigorosi o duri, ed ambedue le parti erano pienamente soddisfatte e contente. Bianconi teneva impiegate anche un certo numero di donne nella qualità di Capo- Ufficio in alcune delle Stazioni lungo le linee percorse e non trovo che abbia avuto a lamentarsi di questo personale femminino. Il suo fino criterio, il suo accorto tatto e la sua splendida onestà, il tutto unito ad una singolare attitudine agli affari, procurarono al Bianconi un largo giro di relazioni anche con personaggi di alta posizione e l’ammissione in diversi corpi morali, cosicché, ottenuta la naturalizzazione inglese nel 1831 (cosa allora punto facile), fu nel 1835 nominato Direttore della sede di Clomnel della Banca Nazionale d’Irlanda, Consigliere Comunale nel 1844, Sindaco della Città, e sempre salendo, Giudice di Pace e fino Luogo-Tenente Deputato della contea di Tipperary 1868.



La sua posizione finanziaria saliva insieme al suo grado sociale. Possessore di quanto importava lo sterminato impianto di trasporti in stabili, cavalli, carri, carrozze, foraggi, paghe, ecc., nel 1846 egli comperò il podere di Longfield della estensione di Ettari 4.000 circa, ove fissò poi e tenne la sua dimora fino alla fine dei suoi giorni: continuando poi a fare ulteriori acquisti di beni rustici che raggiunsero il numero di 17. Pochi anni dopo l’acquisto di Longfield si manifestò in Irlanda la malattia delle patate, base principale dell’alimentazione di quella popolazione, massime nella parte agricola, occasionando la numerosa emigrazione e la grande mortalità che ne ridussero sensibilmente il numero. In quell’occasione fu grande la bontà di animo di Bianconi nel soccorrere i suoi dipendenti, col vendere loro i prodotti del possesso a prezzi di molto favore, eseguendo lavori che avrebbero potuto differirsi con vantaggio, sostenendoli, infine in ogni modo più esemplare ed efficace, spinto dal cuore e guidato dal criterio [….]


Nel febbraio 1827 Bianconi sposò la signorina Teresa Hayes, figlia di un notaio stimato ed agiato di Dublino; maggiore di lei di oltre 20 anni, circostanza che peraltro non impedì che il loro matrimonio fosse felice.[…]. Bianconi ebbe tre figli, due femmine e un maschio. Da prima, una figlia chiamata Kate (abbr. Di Caterina): morì nubile a Pisa nel maggio 1854, in seguito a malattia polmonare contratta nelle visite ai casolari dei poveri durante gli anni di carestia. Per curare tale malattia Bianconi nell’autunno del 1851 condusse in Italia tutta la famiglia, che vi rimase stanziata principalmente in Roma fin all’autunno del 1854.




In Roma la famiglia di Bianconi, nota colà non solo per la grandiosa impresa industriale, ma ben anco e forse più e certo con maggior favore per la partecipazione alla lotta in favore dei cattolici Irlandesi insieme al liberatore O’Connel, fu per l’oggetto di una premurosa accoglienza. Non molti anni dopo ebbe il dolore di perdere l’unico suo figlio, morto ancora in fresca età e senza lasciare figli maschi. […] Nell’ottobre del 1865 Bianconi, percorrendo in carrozza il possesso di Longfield, ebbe a spezzarsi una coscia: e questo accidente benché non fatale lo costrinse per il seguito dei suoi giorni a farsi trascinare in una carrozzella.


Per quanto tale circostanza non fosse ostacolo alla sua attività e non gli impedisse anche di intervenire a riunioni, esposizioni, congressi ed altro, tuttavia trovandosi già in età avanzata e consigliato a ciò dai suoi amici, si ritirò dall’esercizio dell’impresa di trasporti, tuttora fiorente, e cedette il materiale e gli stabili a suoi dipendenti a condizioni ad essi favorevoli, consacrandosi esclusivamente alla direzione della propria importante sostanza ed al servizio pubblico. Visse tranquillo gli ultimi suoi anni circondato dall’amore di sua moglie, di sua figlia e del genero, beato di sedersi circondato dai nipotini che voleva sovente intorno a sé: soddisfatto nella propria coscienza di avere bene speso la vita, come gli attestava la stima dei molti amici che spesso venivano da lui. Uomo di non molta cultura (e lo confessava egli stesso) non ebbe mai la velleità di parere letterato e dotto; nella pratica ordinaria e negli affari si regolava col proprio buon senso; nelle faccende teoriche non rifuggiva dal domandare consiglio, al quale proposito accennerò a questo episodio.



Quando fu eletto sindaco di Clomnel, egli scrisse a O’Connel per averne istruzioni generiche e domandargli quali libri di legge avesse a studiare. O’Connel gli rispose con queste parole: “A Mio caro Sindaco, Se desiderate adempiere ai doveri della carica con perfetta soddisfazione, agite in base al vostro sano senso comune e non guardate per entro i libri di legge”. Ma gli anni, la frattura riportata ed un lieve insulto apoplettico cominciarono a minare quella complessione di acciajo, finché nell’agosto del 1875, assistito dai suoi, confortato dalla religione che sempre aveva avuta per scortare la grande anima a Dio. Fu sepolto nella Cappella gentilizia a Longfield presso ai suoi diletti che l’avevano preceduto. Benevoli lettori! Ci sia cara e venerata la memoria di quest’uomo che presso altro popolo ha fatto tanto onore al nostro paese; e ci ha lasciato l’esempio di una lunga vita interamente spesa nel lavoro[ndr], di preparazione a pro della famiglia, poi a vantaggio dei suoi addetti e del pubblico bene materiale, intellettuale e religioso. Se non possiamo imitare in tutto il nostro concittadino, che la Provvidenza non dota ogni uomo di pari ingegno ed attitudini, facciamo di imitarlo almeno nella bontà, nella rettitudine delle azioni e nel buon volere; al che tutti possiamo e dobbiamo aspirare.»


DIDASCALIE FOTO

1. Vettura tipicadella “Royal mail day cars” Bianconi in servizio nel 1856.

2-3. La popolarità di questi mezzi di pubblico trasporto poco costosi e diffusi in tutta l’Irlanda fece sì che fossero chiamate “Bians”.

4. Ritratto di Carlo Bianconi, il cui nome anglicizzato diventerà Charles

5-6. Bians a uno e due cavalli. La vettura utilizzata era una Jauntig car, calesse tradizionale della campagna irlandese, a due ruote con i passeggeri seduti di lato. (foto Bianconi Biography).

7. Per far fronte all’incremento del traffico pubblico Bianconi dal 1833 cominciò a produrre nelle proprie officine vetture a 4 ruote (foto Bianconi Biography).

8. Viaggiare in Bians non era un picnic: coperte, cerate, ombrelli spesso non bastavano a proteggersi dalla pioggia, dal vento e dalla polvere.

9. Sulle Bians i poggiapiedi, montati con cerniere, erano pieghevoli per facilitare il deposito delle vetture.

10. Tutte le Bians avevano la particolarità di essere dotate di un vano bagagli centrale.

11. Il sedile di guida era posizionato sopra il vano bagagli.

12. La popolarità delle vetture Bianconi fu così grande da poter viaggiare giorno e notte in tutta l’Irlanda anche durante il periodo della Grande Carestia.


CONSIDERAZIONI E COSE NOTEVOLI

Il linguaggio dell’autore (dell’epoca di 230 anni fa) appare oggi veramente straordinario e perfino curioso in varie espressioni oggi del tutto desuete. E’ pure scorrevole, di piacevole lettura e certamente interessante la descrizione degli usi e costumi di quei tempi e luoghi.

Immagino che potrà interessare molto anche gli appassionati di romanzi di avventure che notoriamente sono alla ricerca di conoscere il seguito di quanto stanno leggendo.

Si nota l’immensa considerazione e stima da parte dell’autore a Carlo Bianconi, tanto da voler far conoscere il personaggio, anche su un Giornale limitato solo alla propria famiglia.

L’autore aveva viaggiato nel 1873 in Gran Bretagna, probabilmente anche in Irlanda, e pertanto la storia di Bianconi potrebbe essere un ricordo del suo viaggio.. Carlo Gnecchi Ruscone.




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