Ma sappiamo di cosa parliamo quando parliamo di cultura? E quale e quanta cultura c’è oggi alla base delle varie pubblicazioni, dissertazioni e lezioni di equitazione sbandierate e ostentate?
Giuliana Belli – Presidente S.I.A.E.C.
Da “Equitazione Sentimentale”
giornale di cultura equestre
www.equitazionesentimentale.com
C’è un grande fiorire di pubblicazioni inerenti all’addestramento, alla conduzione, alla cura del cavallo, di lezioni di teoria equestre, di annunci da parte di persone “istruite” che dichiarano di avere una grande esperienza e di poter risolvere qualunque problema del tuo cavallo.
Facebook, Youtube ecc… sono ridondanti di novità: filmati, immagini, presentazioni, insegnamenti e consigli e tutto questo a opera di persone che si vantano di possedere una grande “cultura”, più o meno classica, equestre e sembrerebbe che in questi ultimi vent’anni l’Italia si sia risvegliata e persegua la via tracciata dai grandi cavalieri rinascimentali italiani che hanno esportato l’equitazione classica in tutto il mondo. Uomini colti per lo più, Maestri, in grado di elaborare, innovare e scrivere… ma oggi sono tempi duri, lo sappiamo, e per lavorare bisogna inventarsi di tutto, ma ciò non toglie che teorizzare, revisionare e insegnare significa anche assumersi delle responsabilità pesanti, verso gli allievi e soprattutto verso i cavalli e che per insegnare bisogna sapere: “cosa fare, quando fare e perché fare” e anche “come fare”, a questo è legato il vero benessere del cavallo.
E altrettanto dicasi per lo scrivere, non è sufficiente racimolare qua e là un po’ di idee, copiare un po’ da un metodo e un po’ da un altro senza peraltro averli sperimentati il tempo necessario per capirli a fondo e giudicarne pregi e difetti, farne poi puzzle che viene dato alla stampa e propinato come grande novità editoriale.
Chi scrive spesso non sa la differenza tra “in mano” e “sulla mano”, non conosce il reale significato di “calmo, avanti e dritto”, dritto perché avanza guardando avanti o perché non è coricato? Non sa che parlare di benessere e poi montare senza sella, magari sbatacchiando sulle vertebre dell’animale, è un’incongruenza…
Il concetto di cultura coinvolge numerose discipline e racchiude numerosi significati, ne cito uno per tutti. Dall’Enciclopedia Treccani. Cultura: L’insieme delle cognizioni intellettuali che, acquisite attraverso lo studio, la lettura, l’esperienza, l’influenza dell’ambiente e rielaborate in modo soggettivo e autonomo, diventano elemento costitutivo della personalità, contribuendo ad arricchire lo spirito, a sviluppare o migliorare le facoltà individuali, specialmente la capacità di giudizio. Studio, lettura, esperienza quindi e rielaborazione poi, tempo, applicazione e fatica.
Ed ecco che ci scontriamo immediatamente con il nostro quotidiano: una società che premia la velocizzazione dei concetti, la conoscenza in pillole trasmessa da internet mediante nozioni semplici che non implicano alcun ragionamento, ben lontana dalla trasmissione offerta dai libri e dal vecchio tessuto sociale, quindi un meccanismo che tende a creare una de-culturizzazione della nostra società e non contribuisce certo a mantenere la Memoria, perché anche e soprattutto alla memoria è legata la cultura, in quanto la trasmissione alle generazioni future assicura la sopravvivenza di conoscenze e valori.
A tal proposito riporto alcune considerazioni del sociologo Franco Cassano. All’interno di un’ampia riflessione sull’assolutizzazione della velocità nella società contemporanea, egli sostiene che la velocizzazione “crea una perdita di sapere intergenerazionale e di apertura alla complessità del mondo che da questa menomazione deriva.
La centralità dell’utile erode la memoria, perché l’interesse ha bisogno solo di una memoria a breve termine, non di una a lungo termine e tanto meno di una memoria culturale…” – “laddove tutto può essere rinegoziato, non c’è più spazio per la memoria, che diventa un impedimento, un ingombro, un limite alla libertà di movimento…” Purtroppo, noi ora ci portiamo sulle spalle il fardello di decenni di cultura di stato che ha promosso il semplice nozionismo al livello di scienza e di conoscenza, volto a costituire soltanto nuove leve economiche…
Ci siamo chiesti, si sono chiesti i personaggi che imperversano nel web, che cosa resterà di tutto ciò che viene quotidianamente propinato come innovazione o modernità? Immagini fuggevoli e sfocate, senza corpo, senza costrutto…Come è possibile rinnovare, creare, se le esperienze del passato non vengono prese in considerazione, non sono metabolizzate o peggio non sono note? S.I.A.E.C. è nata ed è un’associazione culturale e tale vogliamo che rimanga, soprattutto ora alla luce delle considerazioni qui fatte. Sono ormai molti anni che lavoriamo in nome di una culturizzazione equestre, alcuni risultati sono stati ottenuti, ma gli Italiani sono un popolo che non legge, il fai da te è all’ordine del giorno, ancora oggi la maggior parte degli istruttori si accontenta di trasmettere ai neofiti in ripresa alcuni suggerimenti imparucchiati qua e là e non si rendono conto che di questi tempi la professionalità è sempre più necessaria.
Vogliamo ricordare che cosa significava un tempo essere “uomini di cavalli”? quale universo di cognizioni, di competenze, di emotività sottintendeva questo appellativo che nobilitava l’individuo? Ecco perché continueremo con passione sulla nostra strada, fatta soprattutto di pubblicazioni che mantengano viva la memoria e siano di riferimento a quanti si accostano con spirito genuino al mondo del cavallo e di corsi che si fondano sulle esperienze dei vecchi maestri rielaborate e metabolizzate sulla base di uno studio continuo, uno sguardo critico verso il presente mediato dalle esperienze del passato.
Giuliana Belli – Presidente S.I.A.E.C.
Trentina di nascita e milanese di adozione, è laureata in Medicina e Chirurgia e professa tuttora a Milano. Conosce il cavallo e impara a montare sotto lo stimolo del marito Giancarlo Mazzoleni, già provetto cavaliere.
Assieme, aiutati da un piccolo gruppo di amici, nel 1998 costituiscono la Società Italiana di Arte Equestre Classica (S.I.A.E.C.), di cui le è stata ora affidata la Presidenza.
Trattasi di un’Associazione culturale che pubblica la rivista trimestrale Equitazione Sentimentale a cui collaborano importanti cavalieri e i vari soci e organizza su tutto il territorio nazionale dei corsi basati sul “metodo di equimozione e isodinamica” creato e studiato da Giancarlo Mazzoleni.
Appassionata della Cultura Equestre dei vecchi Maestri e di testi antichi, dopo aver realizzato che il mercato italiano era assolutamente carente di letteratura, nel 1999 ha iniziato a tradurre i “Classici” dell’equitazione dal ‘700 in poi (De Clam, De la Guèrinière, Steinbrecht, Baucher, L’Hotte, Franconi, Decarpentry sono alcuni dei nomi tradotti). Collabora con la casa editrice EQUITARE per la quale ha tradotto Plinzner, i primi due libri di P. Karl, Oliveira ecc. le sue traduzioni sono apprezzate per la fedeltà al testo che esprime con una ricostruzione chiara e ben comprensibile e per il recupero di una terminologia ormai spesso in disuso.
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Numero 1 Gennaio / Febbraio 2021