Dal 2006, il Castello Gallelli ospita ogni anno la celebre caccia alla volpe simulata a cavallo, l’unico evento di questo tipo nel Sud Italia, fondato dal barone Ettore Gallelli di Badolato.
Questo sport tradizionale, oggi rivisitato in chiave moderna, unisce la raffinata eleganza dell’equitazione a un suggestivo rituale sociale. Invece di cani o vere volpi, i cavalieri inseguono una “volpe umana” contemporanea: un abile cavaliere porta una finta coda di volpe attaccata al braccio, guidando il gruppo lungo un percorso studiato nei minimi dettagli.
Organizzazione meticolosa: cerimonia e ruoli
- Master: il responsabile dell’intera battuta (il barone Gallelli ne è il Master).
- Field Master: uno o due assistenti incaricati di gestire i partecipanti.
- Whippers‑in: regolano il ritmo della battuta soffiando nel corno da caccia.
Il tracciato è preparato con attenzione almeno tre giorni prima dell’evento, per garantire un’esperienza impeccabile.
Abbigliamento e cerimoniale
Il rigore e lo stile sono fondamentali. L’equipaggiamento richiesto comprende:
- Calzoni chiari da equitazione
- Stivali alti fino al ginocchio
- Camicia bianca
- Giacca rossa distintiva
- Plastron chiuso al collo con spilla
Lo svolgimento dell’evento e momenti culminanti
- La battuta dura circa un’ora e mezza
- È pensata anche per chi non monta: amici e parenti possono seguire l’azione in auto, spostandosi tra punti di osservazione lungo il tracciato.
- La “presa” finale segna il momento culminante: il cavaliere-volpe viene catturato.
- Dopo la battuta, si tiene un rinfresco presso i locali del circolo.
- Viene assegnata la Coppa barone Gallelli al vincitore, che resta anche per gli annali del Club.
Valore culturale e turistico per Badolato
L’evento richiama l’attenzione nazionale sul borgo, contribuendo al suo branding turistico. Anche Cavalieri e ospiti, spesso alloggiano nel suggestivo casale a base del castello, restaurato nel 2007 con uno stile ispirato ai club inglesi di caccia alla volpe.
Il casale offre camere doppie arredate a tema, una grande sala comune con camini e biliardi, cucina indipendente e viene affittato anche a gruppi nella stagione estiva.
Il sole di settembre cominciava a calare, dorando le mura antiche del Castello Gallelli. Il vento, leggero e caldo, muoveva appena le chiome degli alberi del parco secolare, mentre i cavalli scalpitavano tra le foglie secche del viale d’ingresso. Erano le 17:00 in punto quando il corno della caccia suonò per la prima volta. Tutto era pronto. La volpe umana stava già galoppando sul sentiero nascosto tra le colline. Il Barone Ettore Gallelli, impeccabile nel suo abito rosso da Master of the Hunt, alzò il braccio in segno di via libera. Dietro di lui, una quindicina di cavalieri e amazzoni, eleganti, concentrati, orgoglios spronarono i loro destrieri. Iniziava così la caccia.
La volpe, ovvero un giovane e agilissimo cavaliere con una coda finta legata al braccio, conosceva il tracciato come le sue tasche. Ma non era questo il suo vantaggio: era la sua imprevedibilità, il modo in cui tagliava per i boschi, guadando torrenti asciutti e attraversando radure come un’ombra. I cavalieri dietro di lui non erano da meno, esperti, determinati, qualcuno persino veterano di più di una edizione.
Tra di loro c’era anche Lara, amazzone venuta da Cosenza, che montava un purosangue inglese grigio, alto ed elegante. Al suo fianco, il giovane Costantino, solo venticinque anni, ma con uno sguardo che diceva più di mille parole: era lì per vincere. Il terreno era scivoloso in alcuni tratti, e i salti non mancavano. Staccionate basse, rovi, piccoli muretti in pietra testavano l’abilità dei cavalieri. Ogni tanto il corno tornava a farsi sentire, lanciando segnali agli inseguitori. I Whippers-in, con le loro giacche scarlatte e i cavalli nervosi, dirigevano il gruppo mantenendo l’ordine.
Dopo circa quaranta minuti di caccia, la volpe fece un errore: tornò su una pista già battuta, convinta di poter guadagnare tempo. Ma Lara se ne accorse. Piegò il corpo in avanti, sussurrò qualcosa al suo grigio e galoppò come se la strada si stesse per chiudere dietro di lei. La raggiunse a meno di cinquanta metri dal bosco, mentre il sole cominciava a tingere il cielo di arancio. Ma fu Costantino, con una traiettoria laterale improvvisa, a tagliare la corsa della volpe. Un colpo d’occhio, un balzo deciso, e il suo destriero, agile e compatto, gli permise di arrivare abbastanza vicino da afferrare la coda simbolica. Applausi, risate, mani sporche di terra che si stringono, cavalli sudati ma fieri. Il gruppo tornò lentamente verso il castello, dove ad attenderli c’erano calici di vino rosso, dolci tipici e il tepore della grande sala del circolo equestre. Il Barone Gallelli consegnò con solennità la Coppa “barone Gallelli” 2025 al giovane Costantino, che emozionato la sollevò con entrambe le mani. Non servivano molte parole: quel gesto parlava da solo. La notte calava lentamente su Badolato, ma dentro le mura del castello si accendevano le luci e le storie di cavalli, di coraggio, e di una volpe che, anche se catturata, aveva regalato a tutti l’illusione di un’avventura fuori dal tempo.