I BRONZI DI RIACE
Son l’ideale del bello virile
proporzione ed armonia in Grecia
fanno virtù, coraggio e dignitade
laddove Sparta e Atene insegnan
come ispirar paura e gagliardia
onde sancirne la superiorità.
Un giovane l’uno più anziano l’altro
oplita il primo e saggio il secondo
nudi in posa “eroica” ed armati
di lancia e scudo ormai persi per sempre.
Alti due metri metton soggezione
sono talmente veri in ogni parte
da risultare il massimo esempio
dell’arte greca fonte del Verismo.
Un istante del passato glorioso
di Policleto, di Fidia, Mirone
in quel di Argo nel Pelopponneso
un tempio di cultura che ha trasmesso
a tutto il mondo intero la sapienza
insegnando ai Quiriti la bellezza.
La nudità totale è dedicata
a degli dei oppure a degli eroi
del periodo “Severo”di quell’arte
e si è pensato ai sette di Tebe.
E’ raro considerare una fortuna
il naufragio in un mar, diretti a Roma
se ci ha permesso quella meraviglia
che ripescata fu proprio a Riace.
Con barbe e baffi icone di saggezza
ma armati e sempre pronti per la guerra
a difender le Polies contro il caos.
Le statue a Roma erano scolpite
con dei marmi diversi anche venati
per dar loro sembianze di vestiti,
ma il farlo coi metalli è cosa dura
forse i Fenici, che vennero dopo
lo sapevano arare questo campo.
Nei bronzi di Riace sia le labbra
che i capezzoli ed anche le ciglia
fatti di rame appaiono reali
d’argento i denti, sclere di calcite
iridi forse di una pietra rosa
e lo scambio di sguardi coinvolgente
fra le due statue e te di fronte a loro
aspettando in cuor tuo da quei due bronzi
cui lo scultore eccelso ha dato vita
una parola un cenno un solo gesto
per raccontar da dove son venuti
da un lontano passato di conflitti,
misteriosi per farsi contemplare.
Monumenti dell’arte e del sapere.
Non mi sento un poeta, anche se ho scritto qualche verso e alcuni di questi sono stati anche premiati.