PATTUGLIARE L’AMBIENTE
L’attenzione che cerchiamo mentre montiamo a cavallo è ciò che accade quando la comunicazione tra cavaliere e cavallo è efficace e quando un cavaliere e un cavallo si muovono in armonia. Non necessita di uno stimolo continuo per essere mantenuta attiva. E allora come si fa a montare in armonia un cavallo attento ai nostri aiuti? Uno dei modi in cui possiamo essere percepiti come leader dal cavallo mentre siamo in sella è pattugliare ciò che ci circonda, proprio come farebbe lui. È facile farlo guardando sistematicamente avanti e intorno, mentre continuiamo mentre continuiamo a svolgere il lavoro programmato e a essere responsabili della direzione del movimento.

La percezione sensoriale avviene simultaneamente attraverso i sensi. Nella foto il cavallo sta ricercando informazioni sensoriali nell’ambiente con la vista e con l’udito. Se manteniamo le sue orecchie, che sono posizionate sopra ai suoi occhi, sempre situate nel nostro campo visivo, possiamo sapere dove il cavallo sta puntando la sua attenzione. I cavalli possono riconoscere la differenza tra oggetti pericolosi (serpente a sonagli)i o non pericolosi (asini) e per farlo approfondiscono il loro stato di attenzione e si comportano di conseguenza alla loro percezione.
Facendo questa semplice azione, il cavallo percepisce attraverso il tatto la nostra posizione in sella, che gli comunica l’orientamento del nostro corpo e il fatto che stiamo attenti allo stesso modo in cui lo fa lui: è il nostro modo per farlo sentire al sicuro e fargli sapere che siamo consapevoli di ciò che ci aspetta. Se manteniamo le sue orecchie, che sono posizionate sopra ai suoi occhi, sempre situate nel nostro campo visivo, possiamo sapere dove il cavallo sta puntando la sua attenzione. La semplice consapevolezza di ciò che vede il nostro cavallo può proteggerci da situazioni pericolose, molto comuni, in cui il cavallo reagisce scartando. Questo è particolarmente vero quando usciamo in passeggiata, per la prima volta in un posto nuovo, ma è vero anche nel maneggio dove normalmente lavoriamo.
Tradizionalmente, ci viene insegnato che i cavalli devono portare la testa in un certo modo standard, per essere biomeccanicamente corretti nel sostenere il nostro peso e mentre procedono sul percorso che ci disponiamo. Questo modello potrebbe essere corretto, per ciò che riguarda l’equilibrio dinamico del cavallo con il cavaliere in sella, ma non tiene conto del fatto che i cavalli rispondono costantemente anche a ciò che li circonda, il che influisce sulle prestazioni di cavaliere e cavallo. Non è possibile chiedere al cavallo di ignorare le informazioni che riceve dai canali sensoriali (concentrati proprio nella testa) perché gli è richiesto di mantenere l’incollatura in una determinata posizione da manuale, ma è possibile fargli scegliere di accettare la nostra guida, se mostriamo al nostro cavallo che siamo consapevoli quanto lui di ciò che ci circonda e che lo aiuteremo a percepire gli stimoli esterni facilitandogli anziché impedendogli i movimenti.
ATTENZIONE E PAURA
I cavalli non saranno mai disposti a prestare attenzione positiva a qualcosa che temono. La maggior parte di noi non è consapevole della forza delle proprie azioni, quando puniamo il cavallo usando dolore e paura, specialmente quando siamo in sella. Parlando di dolore e paura, è bene che chiunque sappia quanto profondamente il dolore e la paura possano influenzare un individuo e come il ricordo di quanto appreso non possa essere cancellato facilmente. Un esempio, che spiega molto chiaramente la situazione in termini umani, è quando un cavaliere cade, o si fa male, e sente di non poter più montare a cavallo perché ha paura. La paura e il dolore fanno parte di un meccanismo che assicura la sopravvivenza dell’individuo.
Il ricordo del dolore è difficile da sradicare perché ha un proprio percorso di memoria nel cervello, indipendente dalla coscienza, e agisce più velocemente dei tradizionali processi di memorizzazione. Ecco perché il condizionamento attraverso l’uso di situazioni che il cavallo cerca di evitare, come il dolore e la paura, è così efficace. In aggiunta a questo, quando il cavallo si trova in una situazione di costrizione, non ha altra alternativa che subire la situazione. Se invece il cavallo avesse una scelta, si allontanerebbe da un evento o un contesto che lo spaventa o gli causa dolore! Nel secolo scorso, uno psicologo trattando una paziente che non era in grado di formare ricordi, a causa di un danno al cervello, ha identificato il meccanismo alla base del modo in cui agiscono il dolore e la paura, in termini di memoria.
Ogni giorno lo psicologo doveva ricominciare il suo rapporto con il paziente come se fosse la prima volta. Nella sua ricerca di un modo per aiutare la paziente, un giorno volle sperimentare il dolore, e nascose uno spillo tra le dita, quando tese la mano per salutare la donna. Lo spillo la punse provocando una reazione di dolore. Il giorno seguente la donna non si ricordava dell’accaduto, ma quando lui le tese la mano per salutarla, lei ritirò la sua e si rifiutò di stringere la mano del medico, il tutto senza poter dare motivazioni specifiche. L’esperimento è stato ripetuto con animali privati della capacità di costruire ricordi e in circostanze diverse, ma con gli stessi risultati. Questo esperimento, noto da tempo agli specialisti del settore, dovrebbe indurci a pensare alle conseguenze delle nostre azioni con il cavallo e a ricercare una relazione tra uomo e cavallo migliore per entrambi che tenga fuori la paura dal processo di richiesta dell’attenzione.

ATTENZIONE E PERCEZIONE SENSORIALE
I sensi del cavallo sono sempre in azione per percepire tanto l’ambiente che il nostro comportamento, e questo costante sforzo percettivo può farli diventare ansiosi. I cavalli non reagirebbero ad alcuni aspetti di una situazione che può essere stressante per gli esseri umani perché non riescono a comprendere i dettagli allo stesso modo, e lo stesso vale al contrario per noi. Per esempio, indicatori fisiologici come la frequenza cardiaca indicano che le prestazioni attive in generale hanno un impatto sul metabolismo equino, ma lo stress di esibirsi “per un pubblico”, che è un concetto significativo per gli esseri umani, non è ulteriormente stressante per gli equini a meno che la prestazione non comporti uno stress fisico consistente che i cavalli possano percepire, oppure che abbiano sperimentato una precedente esperienza simile negativa.
Un evento nell’area circostante può effettivamente distrarre un animale concentrato su un’interazione già in corso, indipendentemente dal carattere cooperativo o competitivo, e diventare il centro dell’attenzione dell’animale. Questo è molto vero per i cavalli che sono naturalmente animali da preda e tutti i cavalieri hanno sperimentato quanto possa essere pericoloso. È però vero che, se diamo loro il tempo di cui hanno bisogno, i cavalli possono riconoscere la differenza tra oggetti pericolosi o non pericolosi, e per farlo approfondiscono il loro stato di attenzione e si comportano di conseguenza alla loro percezione. Quando condividiamo lo stesso ambiente con i cavalli, ci sono azioni che possiamo fare per influenzare la loro percezione sensoriale. Fra esseri umani possiamo parlare di come ci sentiamo, e scambiare informazioni, con un individuo di specie diversa non possiamo avere una comunicazione verbale immediata così dettagliata.
Per capire come i cavalli si sentono riguardo a qualcosa bisogna quindi osservare il loro comportamento quando sono possono esprimersi liberamente. Gli animali riconoscono le informazioni inviate dall’ambiente e reagiscono ad esse con il loro comportamento: se siamo in grado di cambiare il nostro modo di comunicare con il comportamento invece che con il linguaggio verbale, possiamo essere molto più dettagliati nella nostra relazione con un’altra specie animale. Nel corpo di un equino e di un umano, la frequenza cardiaca (FC) è controllata dai due rami del sistema nervoso autonomo involontario, il sistema nervoso simpatico (SNS) e il sistema nervoso parasimpatico (SNP).
La stimolazione simpatica provoca il rilascio del neurotrasmettitore noradrenalina (NE) alla giunzione neuromuscolare dei nervi cardiaci che si traduce in un aumento della FC. Il sistema nervoso parasimpatico (SNP) rilascia l’ormone acetilcolina per rallentare la frequenza cardiaca. La frequenza cardiaca può essere influenzata dall’eccitazione fisiologica dovuta all’attività fisica, ma anche dall’eccitazione psicologica dovuta all’ansia o allo stato di attenzione. L’eccitazione da sforzo viene dall’interno dell’individuo, l’ansia deve avere un trigger legato alla percezione sensoriale di una situazione problematica che sta accadendo, oppure da un “cattivo ricordo”. In ogni animale occasionali momenti di ansia sono normali, soprattutto se esiste una causa identificabile. I problemi sorgono quando l’ansia diventa così opprimente da interferire con la capacità di funzionare normalmente. Questo è ciò che accade quando un cavallo sta vivendo un’esperienza di paura, o si trova nella stessa situazione di paura, che lo porta a una modalità di azione di sopravvivenza, come la fuga, o il combattimento.
Il metodo Human Horse Sensing propone diversi punti chiave per relazionarsi con i cavalli, in sella o da terra, aiutandoli a sentirsi a proprio agio nella situazione che sperimentano. Personalmente ho condotto un esperimento con un dispositivo per il monitoraggio del cuore, progettato per valutare contemporaneamente cavaliere e cavallo in tempo reale, e ho documentato con video riprese le singole situazioni. Misurando la frequenza cardiaca e osservando il comportamento dei cavalli attraverso diversi tipi di esperienza, ho ottenuto una risposta comportamentale positiva, per la prima volta senza addestrarli con i tradizionali metodi di condizionamento. Le esperienze monitorate spaziano dalle discipline equestri tradizionali alle attività quotidiane di vita quotidiana, come uscire a fare shopping, a un fast food drive-through, a una scuola, al mercato degli agricoltori, a una festa di Natale in chiesa, dal meccanico per controllare la nostra auto e anche a una manifestazione politica.
Abbiamo visto che quando i cavalli diventano attenti a qualche cosa nell’ambiente la frequenza cardiaca si stabilizza o diminuisce, mentre se diventano ansiosi aumenta, ma ciò che conta per l’interazione tra uomo e cavallo è il comportamento che il cavallo dimostra, che ci dice come la percezione è stata integrata con il loro organismo. Sulla base dell’esperienza, nel processo di apprendimento permanente un individuo costruirà ricordi e baserà su di essi il comportamento futuro. Nella nostra osservazione abbiamo monitorato la frequenza cardiaca e il comportamento, con lo scopo di determinare quanto sia efficace ciò che facciamo per aiutare il cavallo a percepire e far fronte a situazioni che possono essere difficili. Nell’interazione secondo il metodo Human Horse Sensing, al cavallo viene lasciata la libertà di scegliere come comportarsi: se un cavallo mostrava attenzione verso una situa sono stata in grado di aiutarlo a percepire la novità rimanendo a suo agio.

HUMAN HORSE SENSING.
Tra uomo e cavallo il movimento è comunicazione
di Alessandra Deerinck, Equitare Edizioni
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Le conclusioni di ulteriori esperimenti permetteranno di aprire nuove prospettive per il benessere dei cavalli domestici e di altre specie di animali sociali. Sfortunatamente, chi interagisce con i cavalli secondo i metodi di condizionamento non permette loro di percepire liberamente l’ambiente, e di rispondere ad esso, ma pretende di ottenere l’azione che sono stati condizionati a eseguire: quindi la risposta del cavallo nell’interazione con l’uomo sarà limitata, o addirittura completamente evitata. Human Horse Sensing è invece un metodo di interazione che accoglie effettivamente il cavallo nella relazione. Non si basa sul condizionamento, ma canalizza volutamente la comunicazione attraverso i sensi e ne struttura i contenuti secondo il linguaggio sociale del cavallo, che per lui ha un significato istintivo.
Desidero sottolineare l’importanza di lasciare che i cavalli abbiano la scelta di come comportarsi quando interagiamo con loro. Un cavallo ha naturalmente una forte capacità di adattamento a ciò che lo circonda e può affrontare da solo situazioni difficili. Vorrei che collaborassimo con i cavalli senza cercare di indovinare. E vorrei essere in grado di condividere con loro qualsiasi situazione, non solo quando costruiamo artificialmente un “ambiente sicuro”, dove facciamo fare al cavallo ciò che vogliamo. I cavalli hanno condiviso la nostra vita e ci hanno aiutato a costruire la nostra civiltà, ora che sono un piacere anziché un bisogno, possiamo essere un supporto per i nostri cavalli invece che un problema?