IL CAVALLO CONNESSIONE VIRTUOSA TRA TURISMO E TERRITORIO

Verona 6 novembre 2022 – Contenuti di alto profilo e spunti di riflessione senza soluzione di continuità all’incontro di ieri in casa della rete di imprese Final Furlong dal titolo “Il cavallo protagonista della mobilità sostenibile dalla ruralità alle città”. “È sempre difficile comprendere appieno la sostenibilità – ha spiegato Federico Massimo Ceschin, Simtur -. Non ci rendiamo conto quanto, anche solo inviando un semplice whatsapp, si contribuisca a determinare un impatto sull’ambiente. Tema fondamentale è oggi lo sviluppo di forme di viaggio compatibili con l’ambiente. Inoltre, è necessario creare un patto tra coloro che si muovono e i territori sui quali va lasciata un’impronta più ecologica. L’Italia è stata storicamente la prima destinazione di turismo al mondo ma ora sta perdendo posizioni: dunque, c’è qualcosa che non va. Non sono più sufficienti le città d’arte e il mare, occorre immaginare che oltre a tutto questo c’è molto di più. Ciò che attraverso il cavallo proponiamo non è diminuire l’attenzione al balneare ma di considerare che accanto c’è tutta l’Italia meno conosciuta l’Italia con tutti i suoi prodotti e le sue culture. Ripartiamo dalla campagna, dalla lentezza per immaginare un turismo più sostenibile e una qualità della vita migliore per le persone che vi risiedono”.
Daniela Cavallo, esperta di destination marketing, ha focalizzato l’attenzione della platea partendo dal tema del rispetto.
“Il territorio è un sistema vivente che va rispettato, in continua trasformazione, processo che dobbiamo, appunto, cavalcare unendo le competenze alla sostenibilità per rispondere con puntualità a domande ben precise. Il cavallo non è uno strumento ma il ponte e l’occasione per poter recuperare la relazione con il territorio. Permette di creare una narrazione del territorio. Il lavoro che dobbiamo fare è molto umile, ovvero prendere coscienza delle nostre possibilità e creare co-valore insieme, costruire un processo innovativo di sviluppo nel quale gli abitanti sono i primi stakeholder per valorizzare il territorio”.
“Concordo sul fatto che il cavallo non vada ridotto a mero mezzo di trasporto ma sia un intermediario della relazione tra l’uomo e l’ambiente – ha spiegato Raffaele Cherchi, Agris Sardegna -. E confido che il nuovo turista si formi il più velocemente possibile, diventando qualcosa di diverso dal consumatore. L’offerta esperienziale che il mondo del cavallo può offrire è molto profonda e mette in relazione la persona con l’intimità delle comunità che va visitare, l’ambiente che va esplorare, nel quale l’animale è elemento fondamentale. Il cavallo è, per la nostra isola, uno degli strumenti più importanti di promozione, essendo parte del nostro paesaggio rurale e primattore di quell’apprezzamento più profondo e sentimentale del territorio. La Sardegna paga purtroppo ancora dei ritardi rispetto a questo tipo di impostazioni innovative del settore e l’agenzia che rappresento si occupa di gestire il comparto equino a 360 ma non ha la competenza sullo sviluppo equituristico. Il salto di qualità verso una visione organica del turismo lento oggi va fatto non solo perché giusto ma perché necessario”.
“Per noi di Horse Touring, portale internet che vende esperienze di viaggi a cavallo e retista di Final Furlong, una delle difficoltà è reperire sul mercato italiano un’offerta qualitativa – ha aggiunto Roberto Leonardi – e la causa di questo sottosviluppo è complessa, contemplando anche un ginepraio legislativo. Il turismo equestre crea una filiera lunga e va sottolineata una connotazione emozionale che deriva dal fatto per chi sceglie questa tipologia di vacanza ha già un’inclinazione verso forme di turismo che lasciano un indotto armonico sul territorio”.
“In Italia serve un patto valoriale per il territorio – ha aggiunto Ceschin – che, con il cavallo al centro, spazi dall’ente pubblico fino alla guida escursionistica locale. Se osserviamo con attenzione ci rendiamo conto che il lavoro necessario è alla nostra portata e credo che già diversi esempi virtuosi possano essere individuati”.
“Come rete di impresa – ha concluso il ceo di Final Furlong Maurizio Rosellini – siamo riusciti a creare un momento di confronto altamente qualitativo. È vero che la politica, oggi, è la barriera contro la quale si infrangono molte idee ma se non proviamo tutti insieme, professionisti di diverse competenze, a sfondare questo muro non riusciremo mai a sviluppare progetti concreti. Ci sono solamente due cose che non tornano mai indietro nella vita: una freccia scagliata e un’occasione perduta diceva l’imprenditore Jim Rohn. Invito tutti a dare continuità alle volontà espresse oggi e confermo la nostra piena disponibilità come rete di imprese a lavorare tutti insieme nella stessa direzione nel solco della passione e della straordinaria opportunità che il cavallo rappresenta in termini di moltiplicatore economico”.
IL CAVALLO AL CENTRO DELLA RETE
Verona, 5 novembre 2022 – La rete di imprese Final Furlong ha presentato ieri a Fieracavalli il suo esclusivo progetto dedicato allo sviluppo interdisciplinare del mondo del cavallo in Italia.
In un vivace incontro, retisti, stakeholder operatori e appassionati hanno condiviso le proprie
esperienze.
“Perché si costituisce una rete? – ha spiegato Gianni Perbellini, dottore commercialista e retista Final Furlong -. Anziché dare vita a una società, che è uno strumento rigido, suggerisco la formula della rete di impresa, che consente una serie di movimenti e fa entrare e uscire soggetti con estrema facilità, senza complicazioni burocratiche. Deve stare sul mercato con una serie di operazioni di visibilità e di economie e coinvolge con il suo entusiasmo una serie di persone che collaborano in diversi campi e hanno la possibilità di dialogare sugli interessi comuni del cavallo senza perdere la propria identità professionale”.
“A Torino – ha spiegato Alessandro Ferraris, consigliere Hippogroup Torinese – abbiamo sfruttato per primi la possibilità offerta dalla rete. Da questo nasce la possibilità di partecipare a un bando europeo transfrontaliero che parte dale attività degli ippodromi di trotto di Torino e di Cagnes sur Mer in Costa Azzurra, dalle quali si sviluppano operazioni di richiamo per un turismo basato sul mondo del cavallo a tutto tondo. Da sempre attenti alla ricaduta locale delle attività dell’ippodromo, abbiamo identificato la necessità di aprire le nostre porte a tutti i tipi di cavalli e tutte le attività, che verranno offerte alla popolazione locale, soprattutto alle nuove generazioni, affinché si accostino a questo meraviglioso mondo. Con la collaborazione della rete il progetto darà luce al grande contributo che il cavallo ha dato e continua a dare nella relazione con l’uomo. Gli ippodromi non devono essere aperti soltanto nei giorni di corsa ma tutto l’anno. Riuscire a riempire le nostre strutture con iniziative legate al turismo e allo sviluppo agroalimentare, ambiti che ruotano intorno al cavallo, è fondamentale.
Mettere in rete è necessario, la capacità di fare rete con situazioni che possano stare bene insieme, potendo produrre anche posti di lavoro e ricchezza”.
“L’Aia è uno dei promotori della biodiversità, non solo del cavallo – ha dichiarato il direttore Mauro Donda -. Questo straordinario patrimonio è dovuto al nostro territorio dove le razze sono state funzionali con impieghi diversi, adatte ognuna ad ambienti e attività particolari. Il cavallo è un elemento fondamentale per lo sviluppo degli aspetti culturali e identitari del territorio sempre più ricercati nel turismo e l’allevatore è il perno di questo sviluppo”.
La retista Giulia Parri, Pfm – Società tra professionisti, ha spiegato come l’azienda agricola sia “al centro. Bisogna fare rete in un’azienda agricola dove si fa allevamento, dove c’è agriturismo, un maneggio aprendo la nostra mentalità. La gente deve vivere di questo lavoro: insieme si fa forza e si va verso un’attività reddituale. L’agricoltore deve farsi spazio tutti i giorni dell’anno. Fare rete potrebbe essere vincente per ridare vita all’allevamento ambientale e paesaggistico, che può essere di sviluppo del territorio. La nostra missione deve essere quella di guidare l’azienda agricola e far ripartire un volano di buone pratiche”.
“La rete – ha affermato Massimo Garavini, founder di Ippic – ritengo sia oggi l’unica opportunità.
All’estero si fa riferimento all’incapacità in Italia di fare rete, la sindrome del palio di Siena. Una
situazione devastante, e se ci troviamo così la responsabilità è solo dell’incapacità di fare sistema del nostro Paese. Da oggi bisogna cambiare rotta”.
“Il cavallo è identità, cultura, storia e tradizione ma anche posti di lavoro nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità – ha concluso il consigliere regionale della Regione Toscana Diego Petrucci, presente all’incontro di Final Furlong – . Affinché il comparto possa essere volano di sviluppo, è necessario mettere a sistema tutta la filiera, che comprende anche mestieri antichi. Il pubblico, in questo processo, deve supportare l’iniziativa privata in un sodalizio snello e costruttivo”.