Fieracavalli Verona, sabato 5 novembre 2022, a pochi metri dall’ingresso principale della Fiera ecco sfilare il lungo corteo di carrozze d’epoca con elegantissimi equipaggi.
Di Ermes dall’Olio. Photo credits Ermes Dall’Olio e Gemma Morandi
A segnalare la loro presenza in mezzo alla marea umana dei visitatori, lo scalpiccìo di una quarantina di cavalli attaccati a 16 carrozze. Un colpo d’occhio che resterà indelebile per una gran parte degli oltre 140.000 visitatori arrivati a Verona durante le quattro giornate di Fiera.
Si dà così inizio al XII Concorso “Verona in Carrozza”, organizzato dal Gruppo Italiano Attacchi con una giuria di grande livello e dalla infinita esperienza. Presidente di Giuria; Barone de Langlade (Presidente AIAT), affiancato dai giudici internazionali Josè Juan Morales- Fernandez (vice-Presidente AIAT e Presidente ANCEE – Associazione Cavallo Spagnolo) e Raimundo Coral Rubiales, vice-Presidente Real Club de Enganches de Andalusia.
A coronamento di una stagione eclatante sotto ogni punto di vista e senza rivali sotto il profilo tecnico e spettacolare: Giuseppe Usai. A lui il “Premio di Tradizione GIA” come guidatore che ha ottenuto i migliori risultati in tutto l’arco del 2022, vincitore a Verona del “Best in Show” per il quale ha ricevuto una targa ricordo dal Comune di Verona e un elegantissimo cappello per le graziose ospiti in carrozza da parte della “Modisteria del Giglio”. Successo meritato? Senza ombra di dubbio sì! Cosa c’è dietro le quinte di questo successo?
Siamo abituati ai giorni nostri a dare un’occhiata frettolosa al libretto delle istruzioni dell’automobile per sistemare orologio, aria condizionata, sedili ecc. ma anticamente, quando l’automobile era sostituita da carrozza, cavalli e guidatore, chi dettava le regole? Abbiamo buttato un occhio a qualche antico testo al riguardo, scelto tra i più autorevoli, e di seguito vi proponiamo alcuni passaggi.
“La D’Aumont è un servizio di gala per città, per una passeggiata o un grande ritrovo, ed esige una pari ed elegante carrozza come il Duc o una Calèche a 8 molle, cavalli dal portamento elegante con code “piangenti” e criniere lunghe. Il Postiglione deve avere la staffa sinistra più lunga di due buchi della destra. La gamba destra porta esternamente uno stivale detto “da Postiglione” munito di una lastra di lamiera imbottita e agganciata allo stivale tramite due cinghie in cuoio. Deve saper montare a cavallo in modo irreprensibile. Tutto in lui deve essere accademico altrimenti si rischia di cadere nell’approssimazione che rasenta il ridicolo. Il postiglione alla D’Aumont non deve avere i baffi. I morsi devono essere lunghi e fatti a “C” con la barra fissa in fondo e devono avere le cifre ed il blasone in argento o in oro ai lati dell’imboccatura”.
A tutte queste regole per svariati mesi, si è attenuto Giuseppe Usai mentre allenava la sua pariglia di cavalli e dobbiamo ammettere che la sua costanza, unita alle sue capacità, è stata giustamente premiata. L’attacco era composto da due cavalli Lusitani ed una carrozza Duc-Vittoria firmata Macchi-Varese datata 1910.
Il “Tiro a quattro” rappresenta uno degli attacchi più difficili da realizzarsi, in primo luogo per la ricerca di quattro cavalli il più possibile uguali come morfologia e andature, secondariamente per l’abilità delle mani del guidatore.
Oggi era presente un autentico “Cochero” proveniente da Siviglia, Isidro Sanchez Barrios, con quattro cavalli Murgesi alle redini. I quattro cavalli appartengono al Circolo Ippico Sant’Elia del sig. Bonuso, mentre il Mail Phaeton è stato restaurato da Armando Ciurlia.
Un altro attacco particolare e raro a vedersi, questa volta con tre cavalli, è stato quello di Matteo Laera e Pasquale Giampietruzzi il cui nome presenta infinite varianti: “Winchester, Evèque, Potencia, Troika e Triga.
Visto che siamo in Italia con equipaggi italiani ci potrebbe stare bene il nome Triga anche perché, da informazioni raccolte, pare che questo attacco con tre cavalli “a fronte” fosse utilizzato anticamente in zone collinari/montagnose per la praticità di guida rispetto ad un tiro a quattro convenzionale, per il minor ingombro, pur mantenendo intatta una grande potenza di traino. Anche in questo caso troviamo tre bellissimi cavalli di razza Murgese.
Molto più numerosa la categoria delle “Pariglie” (due cavalli a timone) dove si è classificato al primo posto Paolo Fornara, di origini italiane, residente in Germania, che presentava due cavalli di razza Sassone attaccati ad un Dog Cart de Chasse firmato da Luis Galle (Francia, 1910).
Un antico detto ricorda che “Ti rendo la pariglia” era un modo di dire quando si voleva ricambiare una cortesia o un dispetto, mentre nel caso odierno della pariglia di cavalli Spagnoli dei F.lli Tosi si è verificata solo una cortesia inaspettata come un premio speciale ai più eleganti cavalli spagnoli consegnato dal Presidente ANCEE, Josè Juan Morales Fernandez ad Alberto e Francesco Tosi.
A completare la Categoria delle pariglie; Mariella Raspo con alle redini due bei cavalli Merens e Muriel Franco con due cavalli Ungheresi.
Sempre eleganti e particolari gli attacchi “Singoli”. I vecchi uomini di cavalli dicevano che era meglio “Un bel singolo che due cavalli messi insieme”: e lo dimostrano i nove elegantissimi cavalli attaccati singolarmente. Apre la categoria Albert Sporrädli, proveniente dalla Svizzera, con un cavallo di razza Freiberger e carrozza; Klapp-Phaeton (o Phaeton Tabacchiera). A seguire: Ramona Bigatto con cavallo Comtois e Break Wagonette, Simone Bertagna con cavallo Frisone e Rally Car, Antonio Mottin con Pony Merens e Dottorina, Leonardo De Pascalis con cavallo Murgese e Break, Giampaolo Taino con Frisone e Duc de Dame, Massimo e Alberto Marini con American Corning Buggy attaccata a un cavallo spagnolo e, infine, Alberto Tosi con cavallo Spagnolo e Dog Cart.
Da qualche tempo riscuote un certo successo la categoria degli “Attacchi da Lavoro”, dove iniziano a vedersi appassionati, memori degli antichi lavori che aiutavano l’umanità nella sua sopravvivenza.
Nei tempi andati non c’era solo la Tradizione di fare belle passeggiate sui Corsi cittadini o gite in campagna con relativi cestini di vivande, c’erano anche, nascosti tra i fossi e le asperità della terra, centinaia di agricoltori, fabbri, sellai e maniscalchi che si muovevano su carri e carretti, trainati da asini, muli e cavalli per guadagnarsi da vivere.
Alcuni importanti raduni di questi attacchi da lavoro si svolgevano anni fa in alcune zone del Piemonte e del Veneto, poi se ne è persa traccia. Ad oggi assistiamo ad un nuovo impegno, a firma GIA, di ripristinare questa categoria, ai più ancora sconosciuta, e non poteva esserci migliore biglietto da visita che l’attacco con le botti di vino di un tipico carro della tradizione pugliese, il “Traino”, condotto da Cosimo De Pascalis, con alle stanghe un maestoso cavallo Murgese, che indossa i tipici finimenti originali dell’epoca: da notare le filettature delle ruote, quasi un dipinto.