Francesca Zambon, il lavoro a Sky Sport e l’intimo legame con “Il Nano”, il suo cavallo da 12 anni
Francesca Zambon, CLASSE ‘76, è uno dei volti di Sky Sport per le cronache sportive e alterna la sua passione per il lavoro in TV ai momenti di pura ricarica trascorsi in sella al suo cavallo “Il Nano”.
«Ho iniziato a lavorare come giornalista mentre ero ancora all’università, le prime esperienze sono state nei giornali locali, dal Gazzettino al Messaggero Veneto, dove mi occupavo prevalentemente di calcio»
Dopo la laurea in Scienze Politiche, il corso di specializzazione in giornalismo multimediale e le prime esperienze web e TV con TgCom e Sportitalia, nel 2007 approda in Sky. Dopo 7 anni di cronache sul calcio e altri 6 nel motomondiale con Guido Meda, oggi si occupa di sport vari: «negli ultimi due anni ho seguito l’America’s Cup di vela, le Olimpiadi di Tokio e sono reduce da un’estate molto “calda” con Wimbledon, i mondiali di atletica e gli europei di nuoto e di tuffi».
Francesca però è riuscita anche nell’impresa più ambita per un giornalista sportivo cioè quella di coniugare la propria passione sportiva con quella degli eventi di cui fa la cronaca. Infatti «la mia vera passione è l’equitazione. Non l’ho mai praticata a livello agonistico, faccio principalmente lavoro in piano, ma – come per molti accade con la corsa, l’hiking o la bicicletta – per me le ore che ritaglio per passarle in sella sono la parte più rigenerante della mia giornata. Ho un cavallo, “Il Nano”, che 12 anni fa ho preso da un commerciante di cavalli da macello e da quel momento il nostro legame è indissolubile. Il tempo che passo con lui rappresenta un pezzo importante della mia vita».
La passione per i cavalli di Francesca, del resto, le scorre nel sangue. «Provengo da una famiglia con una lunga tradizione di driver di trotto, ma non avevo mai avuto occasione, prima del 2010, di sperimentare un rapporto diretto con questi animali. Grazie a un’amica ho scoperto che il cavallo è un mondo tutto da scoprire e meraviglioso. Sono esseri di 600 kg che, se volessero, ti potrebbero uccidere con un gesto, e invece sono in grado di entrare in contatto con la parte più intima di noi stessi, creando legami unici e inediti per chi non ci è mai entrato in contatto.».
Francesca negli anni ha vissuto esperienze che in pochi possono raccontare «gli anni del MotoGP sono stati straordinari, ho ancora ben nitido il ricordo della finale di Valencia con il testa a testa Lorenzo-Rossi, così come la meraviglia provata al giro di pista a Phillip Island durante una trasferta. una location esagerata con il circuito a picco sul mare». Ma ciò che più l’ha entusiasmata negli ultimi anni sono state le telecronache di equitazione, dalla tappa di Coppa del Mondo con la Longines Fei WC di Jumping Verona al Global Champions tour, la MIlano Jumping Cup e ora la Coppa degli Assi, la più storica delle manifestazioni che Francesca abbia mai commentato in diretta.
«La cosa speciale dell’equitazione è che non è uno sport come un altro. Non puoi competere a grandi livelli (e nemmeno in campo prova) se non instauri un vero legame con il tuo cavallo, se sei nervoso, meglio non montare. Il cavallo ti ascolta, ha una sensibilità innata e una capacità naturale di mettersi in contatto con le nostre emozioni. È questo che trovo insostituibile di questo sport spettacolare».
In occasione della Coppa degli Assi si ricorda il Concorso Ippico Città di Scordia anno 1970
La storia dei concorsi di Salto Ostacoli a Tenuta Ambelia ha un inizio ben più lontano di questi ultimi anni. Infatti, è proprio in occasione del prestigioso concorso internazionale di Coppa degli Assi che gli abitanti del luogo ricordano con grande emozione il Concorso Ippico Città di Scordia tenuto nel 1970.
Un concorso regionale – organizzato dal sindaco Luigi Scirè e dal Prof. Privitera – accolto dalle comunità dei dintorni con grande entusiasmo proprio per la novità dell’evento che da queste parti non si era mai visto. Nel ‘70 i concorrenti – provenienti da tutte le province siciliane – si sono sfidati proprio dove oggi si trova il campo Trinacria.
“Il campo era grezzo – racconta Filippo Ocello – le tribune erano montate con delle tavole di legno e la gente, spinta dalla curiosità, accorreva portando da casa le sedie per poter prendere posto. I box erano troppo pochi per tutti i cavalli impegnati in gara; infatti, quelli più vicini arrivavano con il van il giorno stesso. Ricordi indimenticabili per noi cittadini che, grazie a questa competizione tornano a vivere”.