Incontriamo Cornelia Gerda Ilse Endres al Roma Pony Club, durante il secondo dei raduni organizzati dalla Fise Centrale per il settore Pony Dressage.
Da più di quarant’anni Trainer della nazionale tedesca Dressage Pony, un palmarès imponente, testimoniato da qualche decina di medaglie d’oro, argento e bronzo, ai Campionati Europei di specialità, a squadre e individuali, di cui lei stessa ha perso il conto esatto. Un curriculum monumentale che non trova eguali in nessun’altra realtà equestre. Prima volta in Italia per lei, chiamata a dare supporto, in qualità di tecnico ospite (ruolo compatibile con il suo incarico ufficiale nella federazione tedesca – ci tiene a precisare), a lavoro degli istruttori, anche in previsione dei prossimi Campionati Europei Giovanili che si svolgeranno all’Horses Riviera Resort di San Giovanni in Marignano 24 al 28 luglio. Approfittiamo della visita di Cornelia Endres per rivolgerle alcune domande e conoscere la ricetta di una così lunga carriera di successo.
Qual è il segreto che le ha permesso di rimanere in vetta tutti questi anni? “Nessun segreto, soltanto metodo nel programmare visite mirate sul territorio. Già all’inizio dell’inverno inizio il mio tour per tutta la Germania per visionare giovani allievi promettenti che mi vengono segnalati e verificarne le effettive qualità e potenzialità. Insieme a un mio collaboratore che fa parte del settore Dressage federale programmiamo le tappe e ci dividiamo il compito di andare a visitare i centri ippici. Una volta esaurita la fase di valutazione, quando il quadro della situazione è chiaro e definito, inizio a stilare un calendario di stage periodici che svolgo personalmente su tutto il territorio nazionale per affiancare i tecnici di riferimento degli allievi lungo il percorso di preparazione agli appuntamenti più importanti.”
Dal suo punto di vista privilegiato, che abbraccia oltre quarant’anni di attività nel settore del dressage Pony, che evoluzione c’è stata nei concorsi di Dressage? ”Sicuramente c’è stata una crescita delle difficoltà dei grafici, con una serie di figure e movimenti che hanno avvicinato sempre più il livello delle gare pony a quelle dei cavalli. Naturalmente, questa evoluzione è andata di pari passo con il miglioramento dell’allevamento dei pony che è ora un grado di mettere a disposizione dei prodotti dotati di ottimi movimenti e attitudine al lavoro in piano.”
In Germania, gli allievi che arrivano a disputare il Campionato Europeo di Dressage hanno ricevuto un’istruzione specialistica sin dall’inizio? ”Solitamente la formazione di base degli allievi prevede un’attività varia che abbraccia tutte le discipline olimpiche, solo successivamente, sulla base dei desideri dei ragazzi, o su indirizzo dei tecnici, viene prospettato un percorso di specializzazione tecnica per il Dressage. Questo perché è di fondamentale importanza che i ragazzi acquisiscano un buon livello di equilibrio e flessibilità. Quest’anno abbiamo degli allievi di dodici – tredici anni nelle competizioni internazionali, ma ciò rappresenta un’eccezione.”
Cosa cambia nell’approccio al lavoro in piano con un pony rispetto a un cavallo? ”Di fatto non c’è differenza, la tecnica è la stessa, così come l’iter di preparazione del binomio. Quello che è maggiormente importante valutare è il livello di compatibilità e adattamento dell’allievo con il pony di cui dispone oltre che, ovviamente, della sua qualità. E’ fondamentale rendersi conto e far capire ai giovani che per raggiungere determinati obiettivi devono essere nelle reali condizioni di poter ambire ai traguardi desiderati.”
Cosa vorrebbe che rimanesse impresso ai ragazzi che hanno partecipato a questi incontri con lei? ”Che il successo è il frutto di una progressione codificata, e che se non si parte da una posizione corretta è impossibile sviluppare un buon lavoro di base che porterà ai successivi gradi di perfezionamento.”
Che caratteristiche deve avere un pony da dressage? ”Un buon movimento alle tre andature, un’altrettanto buona cavalcabilità, un equilibrio mentale che lo renda attento e reattivo alle richieste, rimanendo calmo e collaborativo, e una spiccata attitudine al lavoro.”
E un buon allievo, che qualità deve possedere? “Dev’essere sufficientemente elastico nei movimenti e avere la capacità di inserirsi e armonizzarsi con il movimento del cavallo. È più facile correggere un assetto un po’ scomposto ma elastico, ad esempio una gamba o una mano che si muovono troppo, piuttosto che intervenire con successo su una rigidità radicata che rischia di pregiudicare, nel tempo, anche i movimenti del pony, frustrandone le capacità espressive.”
Ci può dire la sua impressione sulla nostra realtà al termine di questo secondo incontro sul territorio (il primo si è svolto a Vidigulfo il 17 e 18 maggio)? “Ho trovato un buon livello dei pony e dei ragazzi talentuosi. Rilevo, talvolta, da parte degli istruttori, una tendenza a concentrarsi su elementi tecnici di addestramento superiore senza prima aver ottenuto dall’allievo adeguate risposte per quanto riguarda la posizione e i fondamentali del lavoro di base. Di fatto, in questi due giorni, mi sono concentrata nel correggere alcuni particolari della posizione e del lavoro di base e, già il secondo giorno, ho potuto apprezzare miglioramenti significativi. Se ciò è stato possibile in un’unica sessione di lavoro, è lecito ritenere che la cura quotidiana di questi dettagli possa portare, nel tempo, al raggiungimento di miglioramenti ancora maggiori.”
Prima di concludere la nostra intervista, può dirci se dopo tutti questi anni di insegnamento ha imparato qualcosa anche lei? Sorride a questa domanda, ci pensa un istante e risponde di slancio: “Sì, ho imparato a riconoscere un binomio di talento che può aspirare in un lasso di tempo medio – breve, se seguito con attenzione e cura, al raggiungimento dei massimi livelli. Così come ho imparato a valutare, osservando un binomio al lavoro, il rapporto esistente tra l’abilità dell’allievo e il talento del pony. Questo mi aiuta a individuare e segnalare quegli allievi, seppur dotati, che non dispongono di un pony di eccellente qualità, ma che possono ambire a un percorso agonistico futuro, di buon livello, con i cavalli. A loro deve essere rivolta la massima cura per non disperdere il potenziale tecnico che hanno maturato.”
Ringraziamo Cornelia Gerda Ilse Endres per averci concesso questa intervista esclusiva; Giulia Eva Di Mauro per essersi prestata in qualità di interprete e Michela Massimi per le fotografie.
Redazione
Fonte: FISE Comitato Lazio