“fin dai primi anni fu il nostro punto di riferimento sia per l’attività sportiva, sia per l’attacco di tradizione…” così affermava con convinzione Egidio Quarenghi, altro Socio Fondatore recentemente scomparso. Sarebbe impossibile ripensare la storia del GIA senza la sua figura.
Vogliamo ricordare Albert riproponendo stralci di una lunga intervista, rilasciataci all’interno del suo Museo nel 2013, a pochi mesi della ricorrenza del quarantesimo dalla fondazione del GIA.
«Ho passato tutta la vita con i cavalli, il primo fu il cavallo a dondolo che mio padre mi regalò per il mio primo compleanno, ricordo che mia madre diceva che non volevo più scendere da lì. Mio padre comprò uno dei cavallini di una giostra ormai ferma, fu portato dal falegname e montato su una bascula. Ora è qui nel mio Museo! Già a 8 anni avevo cominciato a guidare la carrozza ed attaccavo le capre, che venivano utilizzate per abituare i bambini alla guida nei giardini e nei parchi. Dopo lo sbarco in Normandia mi arruolai volontario nella VIII Armata Britannica Piron: ero il secondo autista di un autoblindo, ma non tutto era motorizzato … di cavalli in guerra ce n’erano …e molti. Nessuno crede che i cavalli abbiano avuto un grande ruolo nella II Guerra Mondiale, pensano che tutto fosse motorizzato, ma i cavalli impegnati durante il secondo Conflitto Mondiale furono 10 milioni, provenienti da 19 paesi […] Ricordo di quel periodo che spesso, chiedendo ai contadini, riuscivo a montare e passeggiare a cavallo: io non fumavo e scambiavo le mie razioni di sigarette con cavalli in prestito per qualche ora. Nel dopoguerra, feci domanda per entrare nell’Esercito Francese, era difficile per uno straniero, ma venni accettato alla Scuola Ufficiali del Reparto Stalloni Governativi. Frequentai l’Accademia Militare ad Haras du Pin per due anni, dal 1950 al 51, e lì imparai ed insegnai la guida inglese per il Tiro a 4. Nel ’51, come Ufficiale dell’Esercito Francese, vinsi il Completo di Equitazione a Saumur.»
«Venni in Italia, mi sposai e organizzai un maneggio ed un’azienda agricola. Successivamente andai per un periodo in Portogallo da Nuño Oliveira, numero uno nell’equitazione e rimasi là un anno: stare da lui fu una scuola straordinaria. Era eccezionale con i cavalli! Nel suo centro la carrozza era sempre pronta per i trasferimenti, non c’era necessità del taxi, si andava in carrozza ed io la conducevo. Nacque lì l’idea del Museo per raccogliere e mostrare, esposte su modelli di cavalli a grandezza naturale, tutte le bardature utilizzate dai vari eserciti. In quel periodo l’esercito portoghese veniva motorizzato ed, allora, le bardature utilizzate dai reggimenti a cavallo venivano scartate. Si trattava della selleria di almeno mille cavalli, ne comprai un buon numero e, in seguito, scambiai le bardature portoghesi con bardature militari di altri paesi, in modo da poterne esporre varie fogge in quello che sarebbe diventato il mio Museo. E cercai anche i sellai che le avevano prodotte per la necessaria documentazione […].»
«Già nel lontano ’56 con un gruppo di amici mi divertivo ad attaccare, a fare sfilate […]Nel 1973 Egidio Quarenghi, che mi aveva visto in una sfilata a Salice Terme, venne da me e mi chiese dei contatti per organizzare la prima famosa sfilata a San Pellegrino: io accettai ed organizzammo una sfilata con circa 36 attacchi. Nel 1974 fu fondato il GIA[….] »
Dopo il 1974 il Gruppo Italiano Attacchi chiese di entrare in FISE per occuparsi del settore Attacchi[…] La FISE accettò di affidare le deleghe sugli attacchi al GIA alla condizione che io, Albert Moyersoen, ne fossi il Direttore Tecnico. Ed io in quel ruolo ero esigente: molti dicevano che non ero mai contento, quando dovevo insegnare a guidare il Tiro a 4, richiedevo la guida inglese ad una mano. Era il periodo in cui molti preferivano la guida a due mani secondo il metodo Achenbach, che era stata adottato già nel ’14 dall’esercito tedesco. Io esigevo l’utilizzo del metodo Howlett, perché, allora, era obbligatorio per fare le gare in Inghilterra ed era molto difficile convincere i miei allievi ad applicarsi, ma non si trattava di perfezionismo: era il metodo che io avevo adottato alla scuola militare, diffuso in tutto il mondo. Quando ero tecnico per il GIA seguivo Mascheroni, Pasotti, Carminati e li iscrissi per la prima volta a gare internazionali, io svolgevo la funzione di Chef d’Equipe.[…]. Ricordo con soddisfazione che Mascheroni, successivamente, vinse a Sandringham il 1°Campionato del Mondo di Pariglie e la gara di Presentazione avvenne addirittura davanti al Principe Filippo […].»
Albert cita con precisione e affetto tantissimi Soci GIA di cui era stato istruttore, dai primi come Carlo Mascheroni, ai più giovani come Cristiano Cividini e conclude con un accenno a Lucio Battisti e Mogol ed il loro viaggio a cavallo fino a Roma. Da quella aperta e piacevole conversazione nacque la proposta di un corso di avviamento agli attacchi, che accettò con entusiasmo di condurre. Il corso si realizzò fra il 2013 e il 2014 e i Soci GIA che, venuti da varie regioni italiane, ebbero la fortuna di parteciparvi, lo ricordano ancora con piacere. Un grande talento e una grande passione per i cavalli e un mentore per tutti noi che l’abbiamo conosciuto.
Grazie Albert!