Allo stato selvatico Cavallo e Asino non presentano, né per aspetto né per abitudini, una differenziazione così accentuata quale si può notare nelle specie domestiche.
Infatti, le orecchie più sviluppate, la criniera corta ed eretta, la coda avente solo un ciuffo terminale di peli, una diversa forma degli zoccoli (leteralmente compressi), la presenza delle “castagne” solo sulle zampe anteriori, l’altezza (m. 1,15), il pelame marcato da una s triscia longitudinale sul dorso e da una specie di croce sulle spalle, e, infine, il raglio, una maggiore adattabilità alle regioni più impervie e l’intolleranza per il freddo, sono infatti quasi le sole e più salienti caratteristiche che distinguono l’asino selvatico dal suo… più fortunato compagno.
ASINI EMIONE
L’Emione (Equus hemionus) è un asino selvatico il cui aspetto è per metà quello di un asino e per metà quello di un cavallo. Anche questo animale vive nel continente asiatico e particolarmente nelle regioni montuose della Cina settentrionale e occidentale, della Siberia meridionale, della Mongolia e del Turkestan.
Uguali invece sono le caratteristiche generali: come tutti gli Equidi, l’asino è monodattilo, ha lo scheletro e la conformazione del cranio simili a quelli del cavallo, dal quale, nelle specie domestiche, si differenzia maggiormente per il cranio più lungo e il profilo più dritto, nonché per le proporzioni ridotte del tronco e degli arti.
Anche la dentatura è simile: come avviene nel cavallo, da essa si può riconoscere l’età; dopo i 7-8 anni, data l’usura a cui i denti vanno soggetti, è però possibile giungere solo a dati approssimativi. La femmina, di media, raggiunge i 25-30 anni d’età.
In seguito all’addomesticamento e alla selezione operata dagli allevatori, le differenze fra asino e cavallo si sono fatte più marcate: nella famiglia degli Equidi è il cavallo che è salito al rango di animale bello e nobile per eccellenza; purtroppo non uguale considerazione ha invece goduto l’asino, rimasto nell’aspetto relativamente più simile alla specie selvatica, e relegato ormai da secoli ad una funzione strettamente utilitaria, a fatiche più dure, ad una parte più umile e spesso disprezzata.
ONAGRO ASINO NUBIANO
L’Asino nubiano forma con l’altra specie, l’Asino teniopo, il gruppo degli asini selvatici africani. Come è indicato dal nome, questo asino, alto non più di 1 metro e quindici cm., viveva nella Nubia ed anche nella regione montuosa dell’Eritrea. Attualmente questa razza si è estinta e quella dell’Asino teniopo va scomparendo anch’essa.
Dall’Egitto, dove si sono trovate le prime testimonianze comprovanti il suo addomesticamento, l’animale si diffuse in Oriente, in Turchia, nella penisola balcanica e, infine, in tutta l’Europa.
L’intolleranza per il freddo è senza dubbio uno dei fattori essenziali che hanno impedito all’asino una diffusione pari a quella del cavallo: infatti è stato impossibile acclimatarlo nei paesi nordici, mentre nei paesi asiatici e nelle località mediterranee esso è tuttora largamente allevato.
L’Asino domestico comune è il risultato di numerosi incroci: generalmente è di statura e peso medi (la razza del Pointou, particolarmente pregiata, raggiunge l’altezza massima della specie: m. 1,50), di pelame nero, grigio o baio, con occhiaie visibilmente marcate da un colore più scuro, e con pelo bianco-grigiastro all’interno delle cosce e delle ascelle.
Molto spesso, specie nell’asino domestico egiziano e africano, si è mantenuto il disegno dorsale caratteristico della specie selvatica.
La varietà delle razze è relativamente poco numerosa: le più ricercate sono quelle di Pantelleria, Guascogna, Catalogna, isole Baleari e Poitou.
ASINO CALIFORNIANO E SARDO KIANG
Simile all’Emione è il Kiang (Equus kiang), la terza ed ultima specie degli asini selvatici asiatici. Lo differenzia dall’Emione la maggiore statura e la colorazione del mantello, rosso cupo con una breve striscia nera sul dorso. E’ diffuso sui monti dell’Asia centrale compresi quelli di notevole altezza, dove generalmente gli altri mammiferi non vivono per il freddo.
La resistenza, la sobrietà e la docilità dell’asino ha fatto sì che egli sia sempre stato di grande aiuto per l’uomo, il quale, a torto, spesso gli attribuisce scarse doti di intelligenza. In realtà esso è assai più docile e paziende del cavallo, e si rivela caparbio solo quando viene trattato troppo duramente.
Sin dai tempi più antichi l’uomo è venuto a conoscenza della interfecondità degli Equidi, ed ha sfruttato questa loro caratteristica per creare nuove razze: dall’accoppiamento dell’asino con la cavalla è nato un “ibrido”, il mulo, che riunisce in sé tanto caratteristiche paterne che materne: dell’asino, anche se più alto, egli conserva parzialmente l’aspetto, le doti di pazienza e di resistenza; della cavalla la celerità e un’indocibilità proverbiale: unico difetto questo di cui lo si può incolpare.
Un altro ibrido, nato dall’asina e dallo stallone, è il bardotto: quest’ultimo però viene scarsamente impiegato perché non presenta effettivi vantaggi. Muli e bardotti sono negati alla riproduzione; hanno voce simile al padre, ma il mulo, nella maggior parte dei casi, è muto.