I Cocchi del Marzocco all’Istituto di Scienze Militari Aeronatiche
Quando, nella primavera di tre anni fa, accompagnai gli organizzatori dei “Cocchi del Marzocco”, Stefano Tani e Sergio Turrini di Parte Guelfa, per un sopralluogo al Parco delle Cascine, l’intento era di trovare un ambiente idoneo per la Prova di Presentazione del primo Concorso Internazionale di Attacchi di Tradizione AIAT a Firenze. Impresa non facile, poiché il più grande parco pubblico della città, durante la bella stagione, è molto frequentato dagli stessi fiorentini di tutte le età per le attività all’aria aperta. La mancanza di spazi sufficientemente ampi da poter isolare dall’afflusso dei visitatori e consentire ad una quindicina di carrozze, provenienti dall’Italia e dall’estero, di eseguire la prova in tutta sicurezza, rappresentò subito un problema non indifferente.
Proseguendo per il Parco e, passando davanti all’Istituto di Scienze Militari Aeronautiche (ISMA), situato proprio nel cuore delle Cascine, ci rendemmo subito conto che il luogo soddisfaceva tutte le nostre esigenze: la presenza di un grande piazzale che permette le manovre degli attacchi anche multipli in tutta sicurezza; lo spazio sufficiente per disporre a distanza le tre postazioni della giuria internazionale AIAT e degli esperti del Gruppo Italiano Attacchi; la sorveglianza garantita dal personale militare, e last but not least, un ambiente di grande prestigio e valenza storica al quale raramente i civili godono del privilegio di accedere, essendo ancora oggi la struttura a tutti gli effetti una base militare operativa.
Grazie ad un comandante illuminato, il generale Urbano Floreani, lui stesso amante di cavalli e ospite in carrozza alla manifestazione equestre urbana “La Fiorente”, che porta sempre la firma di Parte Guelfa, è stato concesso agli organizzatori di usufruire per il primo concorso “Cocchi del Marzocco” degli spazi dell’ISMA. Anche quest’anno, in merito al successo ottenuto nelle due edizioni passate, l’autorizzazione è stata rinnovata dall’attuale comandante in carica, il generale Giovanni Francesco Adamo. Se, inizialmente, la location poteva essere considerata ben distante dal mondo delle carrozze e dei cavalli, la storia ci insegna il contrario. Bisogna ricordare che i primi piloti militare italiani provenivano dalla Cavalleria, tra cui il famoso asso della prima Guerra mondiale Francesco Baracca.
Durante gli anni pionieristici del volo molte maestranze giunte dagli antichi mestieri delle carrozze furono reclutate nella nascente industria dell’aviazione. All’inizio del Novecento artigiani come carrozzieri, sellai e carradori erano molto ricercati per la loro capacità di lavorare i materiali usati nella costruzione dei primi velivoli. Dappertutto aziende importanti di produttori di carrozze, tra cui la famosa ditta austriaca la Wiener Hofwagenfabrik Jacob Lohner, decidono di andare al passo con i tempi moderni specializzandosi nella costruzione di aeroplani.
La stessa Lohner, che aveva venduto nel corso della seconda metà dell’Ottocento più di 10.000 mezzi ippotrainati di ogni genere in tutto il mondo, dalle carrozze reali alle ambulanze e carri pompieri, dopo il passaggio generazionale al figlio Ludwig non più artigiano ma ormai ingegnere diplomato, si trasformò nel Novecento in un impresa tecnologica all’avanguardia.
Essa si servì dei motori del progettista italiano Alessandro Anzani per i loro aeroplani diventando l’industria aerea più importante dell’Impero Austro-ungarico. Nei primi anni del secolo scorso, per far spiccare l’aereo in volo, qualcuno si servì ancora della “Forza Cavallo”. È ancora vivo il ricordo della cavalla Lucille che nel 1909, attaccata ad un carretto, trainò per l’aria il primo velivolo costruito dai fratelli francesi Caudron.
La fortuna degli aerei Caudron, prediletti dall’aviatore Antoine de Saint-Exupéry, autore del “Piccolo Principe”, si deve sempre ad un italiano, il progettista e collaudatore Guido Guidi. Nel 1916 egli conquistò, su un biplano G4 della “Société des Avions Caudron”, il record mondiale d’altezza con quota 7.950 m che rimase imbattuto per oltre due anni. La Francia non ha dimenticato la cara Lucille e per festeggiare i cinquant’anni della Società, la nazione oltralpe ha emesso nel 1959 un annullo filatelico in memoria della generosa giumenta che la ritrae, con a cassetta uno dei fratelli Caudron, nell’atto di far decollare al trotto spedito il piccolo aeroplano.
Poter vedere anche quest’anno dodici splendide carrozze d’epoca sfilare al cospetto del Pegaso e tra gli aeroplani esposti che hanno fatto la storia del volo in Italia, vengono in mente le parole del poeta fiorentino Dante Alighieri: “La fenice more e poi rinasce…”.
Si, perché nello stesso momento del declino del mezzo, che per millenni ha permesso all’umanità di spostarsi con maggiori comodità e velocità, nasce, grazie al contributo delle maestranze del passato un mezzo nuovo, l’aeroplano.
Lo stesso Pegaso, imponente scultura in travertino opera dell’artista Giorgio Gori, incarna la forza del cavallo unita alla capacità di volare. Simbolo dell’ISMA e della regione Toscana, rappresenta anche per l’occasione dei “Cocchi del Marzocco” il trait d’union tra i due mondi: quello del passato e quello del presente.
- Elegantissimo ed impeccabile il tiro a quattro con alla guida Camilla Cassina davanti al velocissimo areoplano Starfighter F104.
- Luciano Bagnaschi con un Dog Car di Cesare Bulli a giudizio dal Giudice Ad Vander Pluijm.
- Claudio Tronci con Brougham di inizi ‘900 e cavallo singolo murgese.
- Enrico Cerutti davanti alla statua del Pegaso il famoso cavallo alato.
- Luca Burini, alla guida del suo frisone attaccato a un Dos a Dos di fattura francese, si dirige verso la Prova di Presentazione.
- Annullo filatelico in memoria della generosa giumenta Lucille, nell’atto di far decollare al trotto spedito il piccolo aeroplano dei fratelli Caudron.