L’alba dell’autunno a Merano porta in dote a un bouquet di emozioni, in un connubio che esalta il romanticismo del paesaggio e lo spettacolo delle corse ippiche.
Il meeting del Gran Premio Merano Alto Adige
L’ippodromo di Maia è il cuore verde della città. Ce lo invidiano in tutta Europa, anche gli stessi inglesi ovvero i padri fondatori delle moderne corse al galoppo. Pare uscito da un dipinto, incorniciato dai pendii in cui il foliage comincia a sfoggiare tinte pastello e dalle vette che possono regalare qualche scorcio di prima neve, all’inizio della stagione autunnale. È su questo palcoscenico che l’ultimo fine settimana di settembre (28 e 29) va in scena una delle rappresentazioni storiche del territorio, il Gran Premio Merano Alto Adige. Corsa epica e gloriosa, culmine di un intero weekend durante il quale si danno appuntamento a Merano cavalli, fantini e scuderie di mezza Europa, rituffando la città nella sua dimensione internazionale, luogo di confine inteso come terra d’incontro fra genti e persone. A bordo pista, l’atmosfera è glamour e allo stesso tempo festaiola. Il ritmo fra le corse viene scandito da vari momenti di intrattenimento e dalle fantasie dei cappelli, eleganti e talvolta stravaganti, e dai calici di vino che annunciano il futuro Merano WineFestival.
Il sabato è la vigilia del dì di festa, con competizioni di prestigio, il clou è la domenica. Quest’anno si celebra l’edizione numero 86 di una corsa che ha osannato grandi assi dell’ippica e campioni d’un giorno. Già, perché lungo quei cinquemila metri e 24 ostacoli che separano la partenza dal traguardo dove in palio ci sono 250 mila euro è una rapsodia che unisce resistenza e coraggio, sublimate nella plastica armonia che fonde in un tutt’uno cavallo e fantino nell’affrontare il salto. Un gesto sportivo ma anche un attestato di reciproca fiducia fra uomo e animale.
Andar per locande
Passata l’euforia del Gran Premio, i ritmi rallentano. La vendemmia è in corso e si attende l’ora del Torggelen, l’usanza altoatesina di “andar per locande”. È un rito a sfondo gastronomico che omaggia la convivialità. Al Torggelen si va in buona compagnia, per assaggiare il vino novello e le caldarroste, regine di questa stagione, magari abbinando l’esperienza a una passeggiata fra prati e boschi per raggiungere il “Buschenschank”, la locanda contadina, che servirà anche speck e formaggi, oppure più ricchi piatti di salsicce e carré di maiale accompagnati dai crauti.
Un ghiotto conto alla rovescia fino a quando scocca l’ora della Festa dell’Uva (19 e 20 ottobre). Altri due giorni di festa, questa volta un inno alla tradizione sudtirolese. Si brinda alla fine del raccolto in un’atmosfera scanzonata a cui fa da colonna sonora la musica tipica di queste Alpi, nelle sue versioni del folclore ma anche in qualche interpretazione avanguardista.
A dirla tutta all’ippodromo si va ancora, il 6 e il 20 ottobre per altre corse dei purosangue e il 13 per la MaiaOktoberfest, quest’ultima data dedicata al cavallo Haflinger, l’avelignese dal carattere mansueto e dal manto dorato, uno dei simboli altoatesini.
Merano Brass Abbiamo parlato di musica, e allora un passaggio va dedicato al Brassfestival che in tre date riempie il Kurhaus e la sua signorilità liberty delle note degli ottoni. Aprono la rassegna 2024, il 5 ottobre, gli Eminence Brass: i migliori solisti del Regno Unito propongono i classici senza tempo di Purcell ed Elgar ma anche capolavori contemporanei di Malcolm Arnold e altri. Il 12 ottobre tocca ai Blechschaden, ensemble bavarese che enfatizza il lato divertente della musica. A chiudere il trittico, in piena Festa dell’Uva, saranno Wieder, Gansch & Paul, con brani provenienti da vari universi: George Michael, Franz Schubert, Chuck Mangione, Johann Strauß, Toots Thielemans, Udo Jürgens, Henry Mancini, Billy Joel e via dicendo. Basso, melodia e armonia.