La Proposta di regolamento relativo al benessere di cani e gatti e alla loro tracciabilità è stata lungamente sollecitata alla Commissione UE e attesa per anni.
Appena disponibile è stata letta con iniziale soddisfazione: le premesse parevano aver centrato il problema e quindi facevano ben sperare.
È stata una soddisfazione di breve durata, ben presto è stato evidente che il principio non era veramente la tutela né del benessere né della tracciabilità di cani e gatti bensì la protezione del funzionamento del mercato interno e quindi le misure previste non vanno al di là di quanto necessario a tal fine come viene precisato nel concetto di Proporzionalità.
Un altro punto decisamente critico merita una citazione integrale. La presente proposta consente agli Stati membri di mantenere o adottare norme nazionali più rigorose in materia di condizioni di alloggiamento, mutilazioni, programmi di arricchimento, selezione e riproduzione, purché non vietino o ostacolino l’immissione sul mercato nel loro territorio di cani e gatti detenuti in un altro Stato membro a motivo del fatto che i cani e i gatti in questione non sono stati detenuti in conformità di tali norme nazionali più rigorose.
Il livellamento verso il basso in nome del profitto viene così sancito, come è stato ben spiegato nel corso di un evento organizzato il 29 febbraio dall’Intergroup on the Welfare and Conservation of Animal pochi giorni prima dell’audizione di Fnovi alla XIV Commissione della Camera FNOVI in audizione alla XIV Commissione della Camera sulla Proposta di Regolamento UE sul benessere e tracciabilità di cani e gatti | fnovi
Le notizie di cronaca indicano chiaramente che i traffici di cuccioli sono ancora fiorenti, il maltrattamento genetico continua e il possesso responsabile non può essere demandato agli operatori degli stabilimenti come sono definiti nella proposta.
Siamo consapevoli che redigere norme non sia compito semplice, in particolare quando l’ambito richiede competenze specifiche.
Tuttavia, leggere che per prevenire determinate condizioni patologiche correlate alla riproduzione nelle cagne e gatte fattrici, come la piometra, dovrebbero essere consentite fino a tre gravidanze consecutive, seguite da un adeguato periodo di recupero fa sorgere qualche motivato dubbio.
Lo strumento legislativo comunitario è certamente adatto, anche se resta l’annosa questione delle sanzioni che devono essere messe in atto dai singoli Paesi membri della UE, ma i contenuti devono essere ampiamente rivisti.
Il profitto non dovrebbe essere l’unico elemento degno di tutela e un Regolamento non dovrebbe essere uno strumento spuntato già nella sua fase di proposta.