Intervista ad Egidio Quarenghi
Foto gentilmente concesse dalla famiglia Quarenghi
Egidio Quarenghi
Su invito della Redazione del Notiziario, volentieri ricostruisco i miei ricordi degli anni storici del Gruppo Italiano Attacchi di cui ho il piacere, di essere uno dei soci fondatori.
Premetto un accenno personale: la mia passione per i cavalli risale all’infanzia e all’adolescenza, quando frequentavo, durante le vacanze estive, la casa di campagna del nonno materno a Montegalda (Vicenza) nella cui rimessa esistevano alcuni legni ancora in uso, e l’azienda agricola di un lontano parente nella bassa bresciana. Qui, ho fatto in tempo a vivere l’epoca in cui non era ancora giunta la motorizzazione.
Nel bresciano, ad esempio, erano in forza per i lavori dell’azienda, dieci pariglie di cavalli ed altrettante paia di buoi. La rimessa conteneva due timonelle, un military ed una sociable che non si usava mai. E qui ho iniziato a prendere confidenza con i cavalli, percorrendo a sella la tenuta, e guidando gli attacchi sotto il controllo affettuosamente burbero del mio Ospite, in famiglia chiamato zio.
Quali sono i ricordi che più le sono cari dei primi anni GIA?
Ebbi un primo contatto con amici appassionati di cavalli già agli inizi del 1973 e precisamente con Piero Cinquini e Tino Valvassori.
Piero Cinquini amava tutte le specialità equestri, e, in quel periodo voleva sperimentare quella degli attacchi; Tino Vavassori, imprenditore agrario, maggiore dell’esercito, era giudice nazionale nei concorsi ippici ed esperto di attacchi.
Dietro loro richiesta, assieme al comune amico Valentino Marconi di San Pellegrino, fui ben lieto, in quell’occasione, di mostrare le carrozze che dall’inizio degli anni sessanta stavo raccogliendo nella proprietà della famiglia di mia moglie in Valle Taleggio. Una visita questa che destò notevole interesse, non tanto per la qualità del materiale o per il numero dei rotabili, ma per la passione che traspariva dal contesto e che fece subito breccia, tanto che ci portò a decidere con
entusiasmo alla organizzazione di una sfilata a San Pellegrino Terme, che avvenne nella successiva estate.
La sfilata di attacchi a San Pellegrino Terme del luglio 1973, che ottenne grande successo e alla quale era presente, nella tribuna d’onore, anche il principe del Lichtenstein nostro ospite, fu l’occasione per riunire un primo nucleo di appassionati delle redini lunghe, molti dei quali segnalati dal Barone Albert Moyersoen. Visto il successo si decise di ripetere l’iniziativa nel luglio del 1974. Sarà proprio allora che in uno dei saloni del Grand Hotel ancora in piena attività, si costituì il Gruppo Italiano Attacchi con Piero Cinquini presidente e Tino Vavassori vice- presidente. L’atto costitutivo con lo Statuto fu steso dal notaio Gian Mario Grazioli di Bergamo il 20 luglio 1974 e firmato dai seguenti 13 soci: Piero Cinquini, Egidio Quarenghi, Agostino Vavassori, Carlo Moroni, Albert Moyersoen, Luigi Baldi, Domenico Tanturri de Oratio, Antonio Vergani, Matteo Cuttano, Michele Pedone, Domenico Rosa Rosa, Giovanni Falsina, Adamo Pasotti.
Vorrei ricordare oltre ai già citati Piero Cinquini e a Tino Vavassori, alcuni altri personaggi della prima ora: il caro amico morto prematuramente Antonio Vergani, prezioso consigliere e segretario e, per un certo periodo, revisore dei conti. Egli, veterinario ed eccellente disegnatore, amava raffigurare e dipingere una notevole varietà di attacchi, perfetti nell’anatomia del cavallo e ricchi di particolari nelle dotazioni dell’equipaggio. Lo stesso logo del GIA è una sua ideazione. Il Museo della Valle di Zogno (BG), lo invitò a tenere una conferenza il cui testo fu dato alle stampe nel 1980, edito dallo stesso Museo, con il titolo CARRI CARROZZE e CAVALLI prima della ferrovia sulle strade della Valle del Brembo.
Albert Moyersoen, ufficiale degli Haras National du Pin, il più esperto intenditore di attacchi in Italia. Grazie soprattutto a lui, esempio non solo di tecnica ma anche di rigore e di stile, è stato possibile far rientrare la disciplina degli attacchi, e quindi il nostro Gruppo, fra gli affiliati FISE. Nel GIA assunse l’incarico di istruttore dei tiri a quattro. Nella sfilata di San Pellegrino Terme del 1973 Albert Moyersoen si presentò con un prestigioso tiro a quattro di cavalli grigi. Di questa presentazione si conserva ancora una famosa cartolina illustrata, con il passaggio di questo attacco sullo sfondo del Grand Hotel.
Umberto Beverina e Mario Iselli, persone di grande simpatia, entrambe competenti di cavalli: possessore il primo dell’hackney pony Gondolier del quale ricordo il piazzamento perfetto. Importante collezionista il secondo e indimenticabile amico.
Filippo Pozzi di cui ricordo la naturale eleganza con cui guidava il suo attacco. So che aveva frequentato l’ambiente degli sport equestri in Inghilterra.
Perché proprio San Pellegrino Terme è sede scelta per le prime sfilate e per la costituzione del Gruppo?
La scelta di San Pellegrino Terme come base di inizio delle sfilate è da attribuire a diversi motivi: prima di tutto per la rinomanza turistica della cittadina termale frequentata nella bella stagione da illustri personaggi dell’aristocrazia, del mondo della cultura (Premio Poesia), dello spettacolo, dello sport (ritiro della squadra dell’ Inter), per l’esistenza dei due gioielli dell’architettura liberty, il Casinò ed il Grand Hotel che caratterizzano il centro termale, poi per la rete viaria perfetta per un circuito di questo genere, con i suoi tre viali paralleli collegati da altrettanti ponti attraversanti il fiume Brembo, inoltre per la presenza in paese di locali adatti ad ospitare carrozze e cavalli, e, per finire, perché sede di residenza o di soggiorno estivo di alcuni di noi.
Un aneddoto delle varie sfilate alle quali ha partecipato che più le sta a cuore….
Ho partecipato a quattro sfilate con miei attacchi e collaborato all’organizzazione di diverse altre. Vorrei segnalare prima di tutto il clima di grande collaborazione che si creava tra i partecipanti e l’attenzione reciproca perché ciascuno si sentisse a proprio agio e potesse offrire il meglio della sua prestazione.
Tra i ricordi che più mi stanno a cuore vorrei citare quello relativo alla sfilata di attacchi a Melegnano del 1974, cui ha partecipato, guidando un tonneau con cavalla avelignese, mia moglie con i nostri tre bambini. Alla fine della manifestazione l’onorevole Marcora, Ministro dell’Agricoltura, consegnò ai partecipanti la coccarda e si compiacque per la riuscita dell’evento e l’alto livello qualitativo di tutti gli equipaggi.
Tra l’altro, mia moglie ricevette i complimenti anche da Albert Mojersoen con il dono di una preziosa frusta in legno di rosa e l’invito a continuare, affermando che il nostro attacco avrebbe ben figurato anche in Inghilterra,
Il successo di manifestazioni come questa, l’entusiasmo del pubblico e il riconoscimento delle autorità sono senz’altro serviti a riconfermare nei soci la volontà di proseguire in tutte le attività del Gruppo. Segnalerei, a questo riguardo, anche il contributo offerto dalla rivista NOTIZIARIO del Gruppo Italiano Attacchi, voluta nel 1990 dal Presidente Mario Appiani. L’indispensabile periodico è senz’altro un utile veicolo d’informazione per gli apporti storici, culturali, tecnici, fotografici riguardanti tutte le iniziative societarie e sportive.
Come è cambiato il GIA in questi 35 anni di crescita?
Il GIA ha registrato fin dall’inizio un progressivo aumento di soci. Dai 47 aderenti del 1974, agli 83 del 75, ai 116 del 76, ai 134 del 77, fino ad arrivare agli attuali circa 500.
Col passare degli anni la conoscenza e la vitalità del Gruppo si è diffusa gradatamente in tutte le regioni italiane grazie anche ai rapporti con le varie associazioni locali, il continuo miglioramento qualitativo, l’attività sportiva, le gare, i concorsi, i campionati italiani ed esteri.
Interessante constatare come lo sport delle redini lunghe, un tempo non molto conosciuto, sia sempre più apprezzato in tutta Italia.
Avrebbe mai pensato che il GIA avrebbe raggiunto un allargamento a livello nazionale?
Sono sorpreso anch’io della popolarità che ha registrato la nostra Associazione. Le motivazioni possono essere molteplici: la maggiore visibilità attraverso l’informazione audiovisiva, le pubblicazioni specifiche, l’organizzazione costante delle varie sfilate, le gare sportive in genere.
Anche intorno agli anni sessanta dello scorso secolo, già era operante una analoga associazione di redini lunghe presieduta da Luciano Zingone con sede a Roma, ma era conosciuta da pochi.
Si può certamente affermare che già allora i tempi erano maturi per contare su un potenziale di soci su tutto il territorio nazionale, ma mancava forse l’opportunità della comunicazione.
Come vede il futuro del GIA?
Considerando la larga adesione raggiunta, sono portato a credere fermamente che il GIA possa nel futuro continuare la sua opera di coinvolgimento verso questa bella tradizione di sport, di arte e di storia.
Il mio augurio, quindi, è che il GIA, grazie ad una seria e scrupolosa conduzione, a una più serena e condivisa gestione delle attività amministrative e non, possa, come è sempre stato nel passato, continuare ad essere una prestigiosa istituzione ufficialmente riconosciuta a livello nazionale e tale da poter competere dignitosamente anche all’estero.
GIA – Gruppo Italiano Attacchi