STAGIONE D’AMORE
Un dito sottile di fuoco.
Come di disagio sottile al principio.
Furibondo s’è fatto.
E divampa.
Riarde le reni.
E alle nari si affaccia
e allo sguardo in ardenti bagliori.
Domina la zampa che rabbiosa sgretola zolle
e la testa ansiosa
che cerca…che cerca.
Ecco
è laggiù.
è laggiù quel che cerca.
Un rombo come di tuono
risuona nelle orecchie diritte.
Ma viene da dentro.
è da dentro che viene
che spinge.
Veloci
le zampe di ghiaccio
accarezzano l’erba.
Uno sguardo come di fiamma
ha inseguito e raggiunto
uno sguardo diverso.
Di fronte
gli evoca lontani ricordi.
Sua madre?
Ma già dal petto
squillante
si leva un nitrito.
Delicato
violento
un rito si compie.
E già la fiamma
nei lombi riarsi
di un poco si spegne.
ORDALIA
Eccolo.
Viene.
E forte preme sull’erba
mentre cammina.
Ha lucido il manto
e frementi le nari.
Ti è accanto.
E intorno lentamente ti gira.
Indifferente
sembra
il tuo fianco porgi al suo fianco
ma vigile osservi
quel lento girare arrogante…
Tu lo sai quel che vuole
ma il branco pur vasto
soltanto un signore sopporta.
Nel cielo
zoccoli neri
d’un tratto lampeggiano
cercando la carne.
E avide zanne
dai labbri rattratti
sogghignano
cercando la carne.
Giorno di primavera
come giorno di guerra quest’oggi.
è grande la posta
e a lungo risuonano i colpi
sui corpi sudati
sui mantelli scomposti.
Ma già l’occhio s’attorba
e più lento è il giostrare
del nuovo guerriero.
In un cuore animoso
si spegne infine la fiamma.
Il signore è più forte.
A te omaggio o signore.
Il branco pur vasto
soltanto un padrone sopporta.
STALLONE
In te ho cercato la misura di me.
La mia nella tua forza.
Non sei mai stato il mio schiavo
ne’ io l’ho desiderato.
Mi hai combattuto.
Mi hai guardato con occhio di sospetto
ma anche con sguardo d’amore
così come io ti ho sempre guardato.
Sei il mio prigioniero di guerra
e certo fuggirai col vento tra i denti
quando per troppo amore
lascerò aperto il varco.
AFORISMI
Dio,
come hai potuto permettere
che l’uomo assoggettasse
il grande,
nobile,
indomito cavallo!
Dio,
grazie per averlo fatto.
è bello il mio cavallo
quando, un orecchio su e uno giù,
sonnecchia incastrato nelle sue ossa
come un pupazzo di legno.
è bello il mio cavallo in cima alla collina.
Oh, quel buon odore
di fiante appena deposte.
Ho pianto raramente per dolore,
ma più e più volte di emozione
Pensando al cavallo.
LA MIA PRIMA GALOPPATA
Sogni ho sognato
Innumerevoli
Di galoppi sfrenati
Quando poi la prima volta è accaduto
ero secondo di due
E il vento gli occhi lacrimava nell’aria
Allora è sorto il sole
e la luna brillava e le stelle tremavano
Ero secondo di due
e Dio forse era lì
L’ ho quasi toccato
Stupefatto
ho visto il cavallo davanti al mio
che spingeva sul mondo
con la potenza sovrannaturale del mondo
e zolle di terra volavano
Dio era lì
L’ ho quasi toccato
E zolle di terra ho mangiato
ed era ambrosia
Roberto Diso – 15/09/2010
MI FA PENSARE
Il tuo manto mi fa pensare
alla neve…
I tuoi occhi mi fanno pensare
alla luna…
Le tue zampe mi fanno pensare
a giovani ramoscelli…
La tua coda mi fa pensare
a un mazzo di rose…
I tuoi zoccoli mi fanno pensare
a dure rocce…
L’ amore mi fa pensare a te!
Lisa
Giampaolo Santarossa – 15/09/2010
ODE A SANGUE ARDITO
Sorgeva luminoso
dal bruciato orizzonte
co ’l crin tutto focoso,
con l’occhio di fierezza
ricolmo, e pien d’arsura
la nobile creatura.
Splendido di bianchezza
cavalca senza tèma,
sul viso ha la fierezza
di cento combattenti;
sordo a la via che muore
nitrisce in tutto ardore.
L’Ardito Cavaliere,
tutto grondante in petto,
incita il bel destriere
con cenno di possanza,
e va imperioso al morso
per dar impeto al corso;
tal che il cavallo freme,
scosso per tutto il corpo,
e brucia nelle vene,
e dalla bocca fuma
in quel pieno splendore
che dà tripudio al cuore.
Come legion trionfante
marcia vittoriosa
tra la folla esultante,
così tra i cupi vènti
su pel clivo annerito
s’avanza il Sangue Ardito.
Alberto l’Aroldo – 15/09/2010
QUESTI CAVALLI
Questi cavalli
Che ci offrono calici di vento
Che conoscono il nostro peso segreto
Che ci ubbidiscono fin sul precipizio
Che ci fanno sorridere di orgoglio
per cederci la ribalta e il primo piano
A questi cavalli
Che ci misurano la paura e il coraggio
Il nostro saluto in piedi e col cappello in mano
Giulio Moscatelli – 15/09/2010
IO sono il Cavallo…
I miei amici li riconosco dall’odore…
e il nostro confine e’ il galoppo di uno stallone.
Il Branco mi piace.. mi onoro di farne parte.. spalla a spalla..
difficolta’ per difficolta’..
Il rispetto tra di noi lo si guadagna col tempo.
C’e’ chi odora l’acqua piu’ degli altri..
c’e’ chi sente i ruggiti piu’ degli altri..
A lui piacciono le erbe profumate.. e le cerca per tutti..
ma i sentieri piu’ sicuri ce li ha insegnati la piu’ anziana..
..quella che piu’ di tutti ha vita.
Scappare ci rende felici.. scappare ci rende liberi..
nessuno e’ piu’ bravo di noi a far questo.
Il nostro galoppo e’ alto.. fa rumore, ci gonfia il cuore.. respiro dopo respiro.
Ognuno di noi dopo un pericolo passato si sente piu’ grande.
Ognuno di noi sa che scampare un pericolo insieme ci rende piu’ uniti.
IO sono il cavallo..
io per primo sento il tuo odore.
Guardo i tuoi lineamenti.. il tuo mimo
leggo la paura nei tuoi occhi
O la sicurezza dei sentieri percorsi.
Tu puoi essere il mio Branco
ma dovrai circondarmi col galoppo di uno stallone.
Mik – 15/09/2010
IO sono l’uomo..
ho trovato nel cavallo il mio odore..
ho trovato in lui la fierezza..
ho trovato in lui il galoppo di uno stallone…
mi onoro di averlo come amico.. mi ha insegnato la strada…
la grinta , muri a secco coperti di muschio umido…
il mio cavallo mi ha insegnato a passarci sopra…
il mio cavallo mi ha insegnato a volare oltre gli ostacoli…
paura non c’e’.. c’e’ bellezza
Mik – 15/09/2010