L’autore dell’articolo svolge l’attività di restauro di opere d’arte dal 1998 e ricopre il ruolo di manutentore delle carrozze presso i Musei di Palazzo Farnese di Piacenza dal 2021.
Nel 2015 ha ottenuto la qualifica nazionale Italiana come Restauratore per i beni Culturali in tre settori: opere lignee, dipinti su tela e tavola e opere decorate dell’architettura. Lavora come libero professionista su tutto il territorio nazionale ed europeo, con all’attivo diverse collaborazioni con Musei, enti ecclesiastici e privati.
L’amore per il mio lavoro e gli oggetti del passato mi ha condotto nel corso del tempo, ad approfondire la conoscenza per il settore delle carrozze a trazione animale per il trasporto di persone e cose: strutture polimateriche e come tali con problematiche conservative molteplici.
Il principio cardine nella mia visione del restauro moderno è basato sul rispetto per l’oggetto non solo nelle sue parti costituenti originali, ma anche di eventuali aggiunte e modifiche avvenute nel corso dei secoli: solo una corretta lettura iniziale del bene culturale, oggetto del restauro, può aiutare a definire l’intervento migliore e i materiali da impiegare.
Fu nel 2001, quando mi trovavo a lavorare presso i Musei di Palazzo Farnese a Piacenza, che conobbi Ettore Aspetti famoso restauratore e conoscitore di carrozze; svolgeva interventi importanti su pregevoli pezzi in tutta Italia sia per privati che per musei pubblici. Questa fu la mia occasione: giungevo dal restauro pittorico e ligneo e, per apprendere alcuni principi fondamentali e di approccio a questo settore, era necessario unire varie conoscenze multisettoriali.
La conservazione e il restauro di carrozze, oggi in Italia, non sono ben precisamente definiti come settore di appartenenza autonomo nella normativa vigente del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, (D.Lgs.n.42/2004 e L.29 aprile 2024,n.56) e le Soprintendenze ai Beni Culturali e Storici, richiedono competenze prevalentemente nel settore 4, cioè “ Manufatti scolpiti in legno, arredi e strutture lignee”. In realtà si necessita di capacità multisettoriali per risolvere problematiche o, perlomeno, organizzare il lavoro coinvolgendo più specialisti di vari settori: restauro tessile, restauro dei metalli, restauro del vetro, restauro di cuoio e pelli, del vimini ecc. In definitiva, quello del recupero e della manutenzione delle carrozze e dei carri è, quindi, un lavoro complesso ma estremamente affascinante; è un attività meticolosa, spesso svolta nella ricerca continua dei materiali più adatti e consoni a quel determinato manufatto.
Poco per volta, nel corso degli anni, lavorando nel settore, ho introdotto il mio concetto conservativo del minimo intervento anche ai mezzi su ruote. Il pezzo di cuoio mancante, la lacuna di policromia sulla cassa lignea, l’oro zecchino a foglia abraso e quant’altro vengono trattati sempre nel massimo rispetto, cercando il più possibile di non “ricostruire” e camuffare, ma di mantenere lo stato raggiunto nei decenni dai vari elementi, recuperando e rendendo funzionale la parte trattata. ma ben individuabile da occhi esperti, rispetto a quelle originali.
Si tratta di un concetto “museale” e reversibile più che funzionale, ma ciò che mi rende più tranquillo è che l’intervento, in futuro, potrà essere letto e individuato con facilità dagli addetti al lavoro e, soprattutto, poiché reversibile. rifatto con un concetto differente.
Da circa tre anni, grazie al corpus delle carrozze presenti nella collezione di Palazzo Farnese, ho messo a punto una schedatura utile a controllare costantemente il livello conservativo di ogni singolo manufatto e può essere utilizzata in qualsiasi altro contesto e collezione sia privata che pubblica. Si tratta di schede che raccontano la situazione di ogni parte e materiale costituente con il loro stato conservativo. Questa procedura permette, di volta in volta di tenere monitorata la situazione e individuare anche eventuali anomalie meno osservabili senza un raffronto precedente e che potrebbero avvenire tra una manutenzione e l’altra.
A seguito dell’apertura del Museo delle Carrozze presso i Musei Civici di Palazzo Farnese, databile a circa trenta anni fa, e della valutazione dei diversi parametri conservativi osservati nel corso degli anni, è stata studiata e valutata una manutenzione periodica con cadenza bimestrale, considerando questo lasso di tempo sufficiente per mantenere il controllo costante dei mezzi esposti.
Organizzare un Intervento Manutentivo
Arrivando alle vere e proprie fasi operative bisogna, innanzitutto, ricordare che è consigliabile ridurre il più possibile l’impiego di sostanze liquide a base acquosa e/o a grassi animali, facilmente deperibili in ambienti umidi. Sulle superfici organiche porose (legno, cuoio, stoffe ecc.) l’applicazione di balsami e creme trova spesso largo impiego come protettivi e nutrimenti per cuoio e pelli ma, se depositati in modo inappropriato ed eccessivo da personale inesperto, potrebbero rappresentare fonte di nutrimento per funghi e muffe (soprattutto se il luogo di giacenza dell’oggetto è un ambiente umido) e innescare fenomeni di degrado biologico o ugualmente attrarre insetti striscianti, che causerebbero progressivamente un ulteriore degrado.
Le operazioni previste riguardano alcune fasi importanti tra le quali le fondamentali sono: la verifica dello stato conservativo iniziale con compilazione delle schede predisposte, la successiva spolveratura e aspirazione di tutte le superfici, il trattamento antitarlo dei legni impiegando soluzioni di Permetrina tecnica disciolta in White Spirit.
Infine, semestralmente avviene il trattamento delle pelli e dei cuoi con la stesura controllata di emulsione composta appositamente, con cere sia naturali (carnauba e d’Api), che sintetiche. Un’altra operazione che potrebbe divenire necessaria, a causa delle più frequenti variazioni improvvise del microclima ambientale interno, innescate dal cambiamento climatico (piogge improvvise, intense e continuative) è l’asportazione a secco e per aspirazione con successiva inibizione delle colonie di muffe che, in poco tempo, si diffonderebbero su tutte le strutture. Per quanto riguarda la lotta agli insetti e in particolare a quelli xilofagi e ai Lepisma saccharina (pesciolini d’argento) utilizzo un sistema di disinfestazione a nebulizzazione con una soluzione di Permetrina e cinnamomum canphora, che permette di raggiungere anche parti più recondite all’interno e all’esterno delle stoffe.
Per le muffe invece, una volta individuata la loro presenza sulle superfici, è necessario utilizzare soluzioni di Sali di ammonio quaternario. Nel caso di situazioni più gravi e diffuse meglio intervenire con inibizione più aggressiva sempre tramite l’applicazione a nebulizzazione di liquidi alcolici composti da sale sodico di cloro/ metilfenolo diluito; questa sostanza, anche in bassissima concentrazione, depositandosi sulle parti trattate, elimina totalmente i funghi e le spore mantenendo il materiale inattaccabile per molto tempo.
Il Restauro delle Portantine
Correva l’anno 2013, quando mi venne affidato il recupero di due portantine in legno intagliato e dorato databili al tardo Rococò (1760/70). Giunte al museo dopo una donazione da proprietà privata, si trovavano da tempo al buio nel deposito versando in pessime condizioni.
Molte parti lignee di intaglio erano andate perdute, parecchie zone di gessatura di base erano sollevate e, in alcuni casi. completamente perdute insieme alla doratura di superficie. Era anche in atto un forte attacco da parte di insetti xilofagi e le tendine insieme alla tappezzeria interna in seta, ancora in parte presenti, si trovavano in pessime condizioni. Si rese così necessario un intervento approfondito di recupero mantenendo il concetto di restauro conservativo e reversibile come linea di base.
Trattati i legni con sistema anossico per l’eliminazione degli insetti, le opere furono portate in laboratorio per procedere con le fasi operative vere e proprie. Cito alcune delle principali: inizialmente, si è proceduto alla Spolveratura e Pulitura delle superfici e, di seguito, al Consolidamento sia del legno che della gessatura di base.
Quindi la parte delicata della Ricostruzione delle parti mancanti tramite calchi e positivi in resina. Si è passati poi all’Incollaggio dei pezzi mancanti e di quelli ricostruiti. Di seguito la Gessatura di base e l’Applicazione del bolo di base. Per finire con la Doratura a guazzo, il Ritocco della policromia solo nelle parti ri-gessate e la Ricostruzione delle stoffe in seta. Attualmente le Portantine restaurate si trovano esposte nel Museo.
Il restauro del carro scala
Il restauro è avvenuto nel 2022. Si tratta di un carro presente nella stanza espositiva del museo delle carrozze di Palazzo Farnese denominata cavedio. Questo carro fu realizzato dalla ditta L’Italiana Società Anonima di Milano (costruttori di scale aeree, carri, furgoni, camion,) e usato presso la Cattedrale di Piacenza sino al primo dopoguerra.
Purtroppo a causa di infiltrazioni, continue negli ultimi anni, di acqua piovana dalla copertura del cavedio (bisogna ricordare che in origine tale ambiente di Palazzo Farnese era stato studiato appositamente per raccogliere le acque piovane) molte parti strutturali posteriori del carro si erano completamente ammalorate, con il rischio di collassare improvvisamente a causa dei gravi danni ai sostegni lignei dei contrappesi posteriori. In questa situazione mi venne dato l’incarico urgente di procedere all’immediata esecuzione delle operazioni di messa in sicurezza prima e di ricostruzione delle parti degradate in seguito.
Per l’urgenza di messa in sicurezza consigliai alla Direzione dei musei di chiamare una squadra attrezzata di pompieri che, grazie alle loro attrezzature e capacità, smontarono gradualmente la scala montata alta circa 20 metri.
A questo punto, con il pesante mezzo in parte alleggerito dallo smontaggio verticale, e posizionati al di sotto del telaio metallico quattro sostegni a cavalletto provvisori, sollevai il carro da terra di circa 5 centimetri per poter procedere alle operazioni di restauro.
Le principali fasi di restauro furono: l’Asportazione di tutte le parti compromesse e degradate, dei sostegni lignei e dei contrappesi posteriori, la Pulizia generale delle parti, il Consolidamento del legno da mantenere tramite applicazione di Paraloid b72.
Quindi mi dedicai allo Smontaggio degli ingranaggi metallici a vite dei contrappesi.
E, poi, alla Ricostruzione lignea dei pezzi degradati e alla Ricostruzione dei raggi degradati delle ruote senza lo smontaggio totale.
Sono venute poi la Coloritura e mordenzatura delle parti nuove, il Trattamento generale delle superfici con gomma lacca e, infine, con cera d’api. Oggi il carro scala si trova esposto nel Museo delle Carrozze di Palazzo Farnese ed è collocato insieme ad altri carri “tecnici” nel cosiddetto cavedio.
Testo e foto di Davide Parazzi
- Davide Parazzi al lavoro
- Trattamento di chiusura dei fori dei tarli
- Presenza di colonie di muffe
- Asportazione delle muffe
- Fase di spolveratura
- Chiusura delle fessurazioni nel legno
- Chiusura delle lacune dei cuoi
- Consolidamento dei sollevamenti del colore
- Ritocco delle lacune di colore
- Fase di applicazione della crema rigenerante per pelli e cuoi
- Stesura di creme per il nutrimento pelli
- Lacune di gessatura
- Lacune nell’intaglio
- Fissaggio della gessatura
- Applicazione delle parti dell’intaglio ricostruite
- Particolare al termine del restauro
- Carro scala completamente restaurato
- Parti gravemente ammalorate prima del restauro
- Ricostruzione delle parti lignee
- Ricostruzione dei raggi senza lo smontaggio delle ruote
- Particolare del carro scala restaurato
Articolo pubblicato anche sul Numero 3 della rivista INFORMA – 2024