La Gran Bretagna ha appena celebrato il giubileo di platino, 70 anni di regno della regina Elisabetta II. Questo regno è, dopo i 72 anni di quello di Luigi XIV, il regno più lungo del mondo occidentale. Dal 2 al 5 giugno Londra è stata teatro di quattro giorni di celebrazioni, parate militari, messa solenne nella cattedrale di Saint Paul, concerti. Questi festeggiamenti sono culminati, Domenica 5 giugno, in una grande sfilata dall’Abbazia di Westminster a Buckingham Palace, il cui clou è stata l’apparizione della sontuosa carrozza d’oro dei monarchi della Gran Bretagna, la Gold State Coach, attaccata a otto cavalli.
LA CARROZZA DI GIORGIO III
Una “Carrozza d’oro molto superba“, secondo le parole del registro delle scuderie reali, fu commissionata nel 1760 per l’incoronazione di Giorgio III e il suo matrimonio con la principessa Carlotta di Meclemburgo-Strelitz. Tra molti altri, il progetto scelto per questa carrozza cerimoniale fu quello di William Chambers, architetto dei King’s Buildings, che nel 1768 divenne il primo Tesoriere della Royal Academy of Arts. Samuel Butler, carrozziere a Londra in Great Queen Street, che sarà “Maestro” della Honourable Company of Coachbuilders and Harnessmakers nel 1768, è responsabile della costruzione della carrozza. La decorazione scolpita è opera di Joseph Wilton, allievo dello scultore Jean-Baptiste Pigalle a Parigi. I pannelli sono dipinti da Giovanni Battista Cipriani, pittore fiorentino. All’incirca coetanei, Wilton nacque nel 1722, Chambers nel 1723, Cipriani nel 1727, questi tre artisti che si erano conosciuti durante un soggiorno in Italia, erano tornati in Inghilterra nel 1755. L’onere e la complessità dell’opera non consentirono loro di completare in tempo per l’incoronazione del re nel settembre 1761 l’imponente carrozza di 7,3 metri di lunghezza, 3,7 metri di altezza e del peso di 4 tonnellate. Finalmente completata, la carrozza fu consegnata il 24 novembre 1762 intorno alle 5 del mattino alle Scuderie Reali. Alle 8 del mattino, venne attaccata a otto cavalli per provarla.
Il giorno successivo, 25 novembre, il re la usò per la prima volta per recarsi alla Camera dei Pari per l’apertura del Parlamento. Su un dipinto anonimo raffigurante la maestosa marcia dal titolo ” Re Giorgio III si reca all’apertura del Parlamento con la Gold State Coach il 25 novembre 1762″ (Londra, The Royal Collection) la carrozza è trainata da otto cavalli chiari ricoperti da superbi finimenti con decorazioni in marocchino rosso e fibbie in bronzo dorato, coccarde di seta celeste cucite nella criniera e sulla groppa. Sono guidati alla francese, cioè da un cocchiere, seduto su un imponente sedile con copertura, che guida i primi sei [ricordate che contiamo i cavalli dalla mano del cocchiere. Così si dice che i timonieri siano “primi” e i cavalli di volata gli “ultimi”], e un postiglione che conduce quelli di volata. Questo sedile del cocchiere coperto fu rimosso nel 1901 su richiesta di Edoardo VII. Da allora, la carrozza è stata attaccata “à la d’Aumont“, ciascuna delle quattro coppie di cavalli è guidata da un postiglione. Venne utilizzata per le incoronazioni dei sovrani britannici: Giorgio IV (1821), Vittoria (1838), Edoardo VII (1902), Giorgio V (1911), Giorgio VI (1937), Elisabetta II (1953). Fino alla seconda guerra mondiale, fu utilizzata anche dal monarca per recarsi all’apertura del Parlamento. Più volte restaurata, nel 1791, 1821, 1901 dalla famosa casa di carrozzeria Hooper & Co di Londra, nel 1952, fu completamente dorata e usata, poi, per il giubileo d’argento della regina Elisabetta II nel 1977.
da carrozza, sei valletti a piedi.
LA « GOLD STATE COACH VERY SUPERB »
Interamente in legno dorato, e non “in oro” come dichiarò stupidamente un giornalista di un canale di informazione, la Carrozza d’Oro è, con le tre carrozze conservate al Museo delle Carrozze di Lisbona del Marchese de Fontes, ambasciatore a Roma del Re del Portogallo Giovanni V nel 1716, la carrozza che presenta la più importante decorazione scultorea con figure a tutto tondo a grandezza naturale incarnate da quattro tritoni monumentali eretti agli angoli del veicolo. Mitiche creature marine con un busto umano e una coda di pesce, simboleggiano il potere e il dominio marittimo britannico. I soppalchi in pelle che sostengono il corpo della carrozza sono attaccati alle spalle di questi mostri marini. I primi due, sull’avantreno, irrigiditi come se stessero trainando la carrozza grazie ai soppalchi, soffiano in conchiglie per annunciare l’arrivo del sovrano. Al centro cherubini imperiali, che rappresentano l’unione di Inghilterra, Scozia e Irlanda, sorreggono la Corona Imperiale. Questi grandi pezzi di scultura si inseriscono in un lussuoso decoro superbamente eseguito in basso e altorilievo: museruole di leoni e ghirlande di fogliame alla linea di cintura del corpo, palme che danno forma ai piedi d’angolo e di ingresso alle porte, trofei d’armi e piume creste agli angoli dell’imperiale. La ricchezza della decorazione scolpita da Wilton costituisce una sorta di cornice per i pannelli dipinti da Giovanni Battista Cipriani che rappresentano allegorie alla gloria dell’Impero Britannico.
« DAVVERO SUPERBA » MA NON CONFORTEVOLE
Nonostante le quattro molle poste agli angoli inferiori della scocca, la maggior parte dei suoi passeggeri soffriva del suo spiacevole dondolio generato dall’eccessiva lunghezza dei soppalchi. Secondo il re Guglielmo IV (1830-1837), un ex ufficiale di marina, essere trasportati sulla Gold State Coach era come trovarsi a bordo di una nave “sballottata in mare agitato”. La regina Vittoria (1837-1901) si lamentò della “dolorosa oscillazione” della cassa. Giorgio VI, che aveva le ruote rivestite di pneumatici in gomma dopo la seconda guerra mondiale, descrisse il suo viaggio da Buckingham Palace all’Abbazia di Westminster per la sua incoronazione nel 1937 come il viaggio più scomodo della sua vita. In un documentario trasmesso dalla BBC nel gennaio 2018, Elisabetta II, ricordando la sua incoronazione il 2 giugno 1953, disse che il viaggio sulla Gold State Coach era stato “orribile e perfettamente scomodo“.
UN OLOGRAMMA KITSCHISSIMO
La carrozza non è solo un veicolo lussuosamente decorato che qualsiasi uomo facoltoso potrebbe permettersi. È, infatti, uno dei maggiori simboli del potere e della potenza reale. Nel rituale formale di Luigi XIV, adottato dalla maggior parte delle corti europee, la carrozza del re è uno dei tre oggetti sacri che rappresentano la persona stessa del sovrano: il trono del re, il letto del re e la carrozza del re. La carrozza del re, che non è altro che un trono rotolante in cui il sovrano in maestà si mostra al suo popolo, incarnava così fortemente la persona regale che, anche vuota, bisognava renderle omaggio. Fu allora chiamato “la carrozza del corpo” o “la carrozza del corpo del re“. Questo simbolo era così forte che, durante le rivoluzioni, il furore popolare si scatenò contro le carrozze reali, insegne di un odiato potere: nel 1794 fu distrutta la carrozza dell’incoronazione di Luigi XVI; nel 1848 le berline di Luigi Filippo furono bruciate.
Lo scorso 5 giugno, la sfilata per il Giubileo di Platinum di Elisabetta II è stata teatro di un sorprendente scontro tra tradizione storica e modernità tecnologica! La vetusta età della regina le aveva impedito di sopportare la fatica di un lungo corteo, la carrozza era vuota. Svolse quindi bene, probabilmente all’insaputa della maggior parte dei nostri contemporanei ignari della funzione della carrozza, il ruolo di “trasporto del corpo” incarnando la presenza del sovrano. Per questo i membri della famiglia reale e le personalità che occupavano il tribuno d’onore si alzarono rispettosamente al suo passaggio cantando Good Save the Queen. Vuota, ovviamente lo era. Ma i miracoli delle nuove tecnologie che governano i nostri tempi hanno regalato ai nostri amici inglesi, ammassati a migliaia lungo il percorso della carrozza e ai milioni di telespettatori che hanno assistito a questa celebrazione in tutto il mondo, l’illusione della presenza della Regina nella sua carrozza… grazie a un ologramma! Così, abbiamo potuto vedere Sua Maestà la Regina Elisabetta II, al finestrino della sua carrozza, che salutava i suoi sudditi. L’illusione sarebbe stata credibile se l’immagine virtuale avesse mostrato la regina nella realtà odierna, quella di una signora anziana, amata e rispettata che dà alla vecchiaia un’immagine molto dignitosa. Ma cosa abbiamo visto? L’apparenza ingannevole di una giovane regina, di 27 anni, il giorno della sua incoronazione, il 2 giugno 1953. Un gadget tecnologico che sostituisce l’universo virtuale al mondo reale. Kitschissimo!
UN AVVENIMENTO STORICO
La Gold State Coach è la più antica e l’unica carrozza del 18° secolo ancora in uso… in rarissime occasioni! Negli ultimi 70 anni ha lasciato le Scuderie Reali solo tre volte: il 2 giugno 1953 per l’incoronazione di Elisabetta II, il 7 giugno 1977 per il suo giubileo d’argento (25 anni di regno) e il 4 giugno 2002 per il suo giubileo d’oro (50 anni di regno). Preceduta e seguita da diverse decine di soldati in sgargianti uniformi montati su superbi cavalli, la maggior parte neri, apparve il 5 giugno in tutto il suo splendore con la sua squadra di otto cavalli grigi, i famosi Windsor Greys, selezionati per il loro mantello grigio. Il loro nome deriva dal fatto che erano alloggiati nelle scuderie del castello di Windsor dove trainavano le auto private della famiglia reale. Furono trasferiti a Londra durante il regno di Giorgio V. Non appartenenti a una razza particolare, sono scelti per la loro statura, almeno 1,65 m al garrese, il loro carattere calmo e freddo e il loro mantello grigio.
L’apparizione di questa carrozza unica è stato un vero evento a cui abbiamo assistito grazie alla televisione. Tutti coloro che amano le belle carrozze hanno potuto gioire del magnifico e rarissimo spettacolo di una carrozza storica in movimento, ora l’ultima da quando l’unica altra carrozza reale, quella della regina Guglielmina dei Paesi Bassi, che fu costruita molto più tardi nel 1898, precedentemente utilizzato per l’apertura del Parlamento all’Aia, è stata relegata al museo nel 2021 sotto la pressione, nei Paesi Bassi, del movimento indigenista e decoloniale americano “Black Lives Matter”.
GRUPPO ITALIANO ATTACCHI - Associazione Sportiva Dilettantistica
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