Situato presso la Certosa di San Martino a Napoli, il Museo Nazionale di San Martino fu aperto al pubblico nel 1866, all’indomani dell’Unità d’Italia, dopo che la Certosa fu dichiarata monumento nazionale ed i suoi ambienti destinati a raccogliere testimonianze della vita di Napoli e dei Regni Meridionali.
Il nostro interesse si focalizza sul cosiddetto Androne delle Carrozze, di collegamento tra il Chiostro dei Procuratori e i Giardini della Certosa. All’inizio dell’Androne è conservato un singolare documento storico: la Colonna della Vicaria, dinanzi alla quale, fin a tutto il Settecento, si svolgeva l’umiliante pratica del “cedo bonis”, cioè l’esposizione al pubblico ludibrio dei debitori insolventi, rappresentata in un celebre dipinto anch’esso esposto nel Museo di S. Martino. Procedendo nell’Androne si possono ammirare due importanti carrozze: la più antica è la Carrozza degli Eletti, vettura di gala in legno dorato, impreziosita da placche in rame un tempo dipinte, sete e velluti, databile tra fine Seicento e inizio Settecento. L’altra è invece una elegante Berlina di Gala, già a Palazzo Pitti a Firenze, eseguita nel 1804. Impiegata per lo più da Ferdinando II e dalla moglie Maria Cristina di Savoia, al cui nome è comunemente legata negli eventi ufficiali.
LA CARROZZA DEGLI ELETTI
La carrozza fu commissionata dal Tribunale di San Lorenzo per gli Eletti della Città negli ultimi anni del ‘600 e fu poi utilizzata durante feste civili e religiose, come la Processione del Corpus Domini, fino al 1861. Nel 1869 fu donata dal Municipio di Napoli alla Certosa di San Martino. Nessun’altra vettura in Italia può essere paragonata, per fasto e importanza simbolica e artistica, alla Carrozza degli Eletti, la più antica fra le Berline reali. Raffigurata in numerosi dipinti, rappresenta il meglio della manifattura di carrozze, che ha avuto grande sviluppo a Napoli dalla seconda metà del ‘600 fino agli ultimi decenni del ‘700. E’ il prodotto di una corporazione potente, di maestranze artigianali conosciute in tutta Europa, di artisti di altissimo livello; di tessuti e cuoi provenienti dalle migliori manifatture del tempo.
La carrozza è composta da una struttura portante costituita dal gruppo del carro e dalla cassa con la sua sospensione. Il carro è formato dalla parte anteriore, con il timone, gli attacchi per il treno dei cavalli e il palco della serpa, legata alla parte posteriore da una massiccia flèche a forchetta che corre sotto la cassa e si congiunge al retro del carro, che reca il grande assale delle ruote posteriori e il ricco palco dei palafrenieri o postiglioni. La struttura presenta la tipica forte differenza nel diametro delle ruote posteriori rispetto alle anteriori: da notare legature e assemblaggi originali. Tecnicamente interessante la realizzazione della grande flèche e del complesso sistema di legature in cuoio per limitare i movimenti oscillatori della cassa. Tutte le superfici del carro sono decorate, intagliate e dorate, con uno straordinario repertorio di immagini, motivi floreali e geometrici e splendidi esempi di scultura lignea.
La cassa ad otto luci, interamente dorata, è sospesa alle imponenti molle anteriori e posteriori mediante massicce cinghie di cuoio, ottenute dalla sovrapposizione di decine di pelli e regolate da grandi fibbie in bronzo dorato. Mostra tratti evidenti del tardo barocco; alla sommità dell’imperiale un fregio in bronzo dorato reca i simboli della città, nonché’ figure allegoriche e motivi floreali. Al centro delle portiere, dietro e davanti la cassa, sono applicati scudi, un tempo dipinti, e vasi, anch’essi in lamina metallica decorata. Gli interni, probabilmente rifatti alla fine del ‘700 o nei primi anni dell’800, sono in velluto rosso di seta damascata, con nappe e galloni in fili di seta dorata e tendine di raso di seta alle finestre. Anche il rivestimento della serpa sembra un rifacimento tardo settecentesco.
LA BERLINA DI FERDINANDO
Realizzata nel 1806 per Ferdinando I di Borbone, fu probabilmente utilizzata da Gioacchino Murat dopo la sua nomina a reggente del Regno di Napoli nel 1808 e fino alla sua tragica fine nel 1815. Dopo la restaurazione, la Berlina fu utilizzata da Ferdinando II e da sua moglie Maria Cristina di Savoia per partecipare a feste religiose e civili fino alla fine del Regno delle Due Sicilie e all’Unità d’Italia. La vettura era stata utilizzata in precedenza da Ferdinando I per le uscite di gran gala in forma pubblica. Con lo spostamento della capitale del Regno a Firenze, la carrozza fu trasportata a Palazzo Pitti, e, successivamente fu ceduta alla Certosa di San Martino. Una litografia del 1869, conservata presso la Presidenza della Repubblica, documenta la presenza di questa Berlina a Firenze con denominazione Berlina di Gioacchino Murat.
Nell’ambito delle continue variazioni di gusto e innovazioni, questa Berlina di Gala rappresenta un momento di rottura e l’inizio del tramonto della grande tradizione napoletana: adotta, infatti, le innovazioni del primo ‘800 francese, tradendo la vocazione spagnola degli artigiani locali. E’ una classica Berlina caratterizzata dalla grande cassa, alta e slanciata; la sua eleganza è sottolineata dall’affascinante apparato decorativo. Le condizioni di avanzato degrado non consentono di immaginare neanche lontanamente la luminosità di questo legno: la cassa è rivestita interamente da una lamina di bronzo dorato, delimitata dalla decorazione in toni più chiari e oro, toni ripresi dai tessuti e dalle guarnizioni della serpa e degli interni. E’ caratterizzata dalla presenza di doppia flèche a collo di cigno. Le grandi ruote e la leggerezza della struttura aumentano la sensazione di agilità ed eleganza.
Le superfici sono interamente decorate da un articolato apparato di intagli dorati con esempi di scultura lignea che recano i simboli del Regno e motivi decorativi tra cui piccole figure e di animali della tradizione popolare napoletana. Il repertorio di motivi decorativi e piccole figure è davvero straordinario e unico. Bellissimo il disegno del palco posteriore con il montatoio centrale, così come la decorazione del rivestimento della pedana del cocchiere. La cassa a sette luci è interamente rivestita da una lamina di bronzo dorato, oggi così ossidato da apparire verde scuro. Al centro dell’imperiale una scultura lignea reca i simboli della corona sorretta da due angeli; ai lati dell’imperiale e lungo gli spazi disegnati dalle luci dei finestrini, corre un fregio in lamina di bronzo dorato.
VALORE ARTISTICO E STORICO
Le due carrozze, conservate presso la Certosa di San Martino, rappresentano un tesoro e un documento storico di grande importanza, con un forte impatto sociale oltre che artistico. Molto diverse fra loro per epoca, tipologia e funzione, rientrano ambedue a pieno titolo nelle eccezionali vicende storiche della città di Napoli, dalla fine del ‘600 fino quasi all’Unità d’Italia. La conservazione di queste testimonianze uniche è una necessità, ma le condizioni conservative sono, da tempo, piuttosto gravi ed è evidente il rischio di ulteriori danni e della perdita di materiale originale. Riportare i due manufatti ad un livello soddisfacente che richiami lo splendore originario significa non solo valorizzare un patrimonio eccezionale, ma anche rinnovarne il rapporto con la città e la sua storia sociale e culturale, con le feste religiose e il tessuto della vita della Napoli settecentesca.
sculture di tradizione popolare poste ai quattro angoli dell’imperiale.
Sappiamo dalle poche fonti note che queste due carrozze sono il prodotto delle migliori manifatture di Napoli: artisti affermati (Solimena, De Mura, Celebrano, Bisceglie, Olivieri e altri), guarnamentari come la famosa famiglia Sperindeo, intagliatori, decoratori e doratori, ottonari e tante altre figure minori hanno collaborato alla manifattura e poi alle modifiche e rinnovamenti delle decorazioni e delle componenti strutturali. Se si pensa che nella seconda metà del ‘700 circolavano a Napoli circa 20.000 veicoli e, secondo una stima approssimativa, 80.000 persone vivevano grazie all’uso delle carrozze, si può capire come queste due ultime testimonianze, sopravvissute all’abbandono e alla distruzione, rivestano un ruolo essenziale nel recupero dell’identità culturale di Napoli. E’ in atto un intervento che è finalizzato esclusivamente alla messa in sicurezza, alla verifica delle condizioni strutturali, alla documentazione, alla rimozione dei depositi incoerenti, alla messa a punto delle metodologie d’intervento per il restauro. Al termine potrà essere possibile fornire tutti gli elementi utili per la stesura del progetto di restauro.
Fonte Museo Nazionale di San Martino. Photo credits Museo Nazionale di San Martino, Brundarte, EventiNapoliweb. Si ringrazia Johan Kips Paard&Rijtuig per la collaborazione