MONTARE IN SICUREZZA
Quando ho iniziato a montare a cavallo nel lontano 1953 cadere era un evento eccezionale, tanto eccezionale e disdicevole da dover essere penalizzato. Se cadevi dovevi pagare da bere. Già quando iniziò a montare mio figlio le cadute erano più frequenti e l’istruttore diceva che per essere cavalieri si doveva cadere almeno 30 volte, poi divennero 50, oggi ho sentito da un istruttore che per essere cavalieri ci vogliono almeno cento cadute, così oltre che rischiare la propria integrità cadendo, si potrebbe rasentare l’alcoolismo con le continue bevute.
Come è avvenuto questo peggioramento? eppure i cavalli sono gli stessi e gli esercizi sembrano più o meno i medesimi. Credo che vadano rivisti gli schemi di formazione degli istruttori perché non può essere ammissibile che si cada da cavallo così spesso frequentando una scuola di equitazione; sembra che abbia meno probabilità di cadere un cavaliere che impara senza istruttore.
Oggi l’equitazione non è più una necessità militare, ma una condizione ludica per la maggior parte dei cavalieri; si deve quindi tener conto della differenza e considerare in modo particolare la sicurezza dei cavalieri, se non altro per non perdere ogni anno migliaia di neofiti. Sin dal Rinascimento l’istruzione aveva dei canoni stabiliti per tutelare la sicurezza del cavaliere: il cavaliere veniva messo su un cavallo esperto e docile, alla corda, in modo da stabilizzare il suo equilibrio e fargli comprendere bene le primarie azioni da eseguire.
Solo quando aveva raggiunto una buona stabilità poteva iniziare a muoversi libero nel maneggio sotto lo sguardo vigile di un maestro d’arte, sempre montando un cavallo sapiente; il cavaliere imparava a trottare ai pilieri in piaffè e a resistere in equilibrio alle croupade, in modo da solidificare il proprio equilibrio. Oggi sembra che montare alla corda sia disdicevole, mentre cadere è una furbata. Non è sufficiente sostenere che ”l’equitazione è uno sport per veri uomini”, il pericolo è la sfida del vero uomo e “chi ha paura di cadere non ha fegato” frasi fatte ricordo di un passato da dimenticare.
Penso che sia assolutamente indispensabile ritrovare modi scolastici seri che evitino ai neofiti cadute e danni conseguenti. Nei miei oltre cinquant’anni di cavaliere non mi sono limitato a lavorare in maneggio tranquillamente, ma ho affrontato molto spesso in campagna situazioni di grande rischio e sono caduto in tutto cinque volte, sempre per distrazione o per imprudenza. Da anni insegno l’equitazione in sicurezza e tra le centinaia di allievi che ho avuto solo tre sono caduti. Cadere deve essere un fatto eccezionale e l’obbiettivo dell’insegnamento è: non fare cadere nessuno
IL METODO DI EQUIMOZIONE E ISODINAMICA
Negli ultimi 25 anni ho montato solo cavalli destinati al macello per danni fisici acquisiti; è stato facile poi chiedermi il perché di tanti cavalli con problemi. Ho studiato, collaborato con chiropratici, con cavalieri addestratori di grande livello per capire come molti cavalli potevano essere tanto danneggiati da avere già in giovane età un destino tragico segnato. Lavorando e studiando ho recuperato al benessere più di duecento cavalli. Viverci insieme facendo sforzi importanti per cercare di capirli e di farmi capire, l’intreccio delle letture e del continuo montare mi ha fatto capire cose che non avevo mai immaginato. La complessa cinetica dei quadrupedi. Gli aspetti neurologici e psicologici che si intrecciano su un substrato istintivo ancestrale. La dinamica dei corpi come modo di interlocuzione. La conclusione dei miei studi è che i danni sono troppo spesso il frutto dell’incapacità, o meglio della mancanza di conoscenza degli atteggiamenti corporei necessari al cavaliere per montare senza procurare danni.
Il cavaliere agisce sul dorso del cavallo come un chiropratico, se sa i movimenti che deve fare per essere congruente con le necessità cinetiche del cavallo può mantenere il cavallo in buone condizioni fisiche ed anche migliorarle, ma se non ha una corretta posizione e un assetto adeguato agisce esattamente come un manipolatore inesperto, creando problemi anche molto gravi al sistema motorio del cavallo, ma anche alla sua psiche. E’ per sopperire a ciò che gradualmente ho costruito il “metodo di equimozione e isodinamica”. Il Metodo è il risultato conseguente dell’esperienza di molti anni in cui il cavallo mi è stato un compagno, amico e perfino “terapeuta”.
Mi avevano incuriosito gli scritti di alcuni vecchi maestri che avevano affermato di aver trattato patologie fisiche, psichiche e organiche grazie all’equitazione. Non potevo immaginare che avrei personalmente sperimentato le loro affermazioni. Negli ultimi anni infatti i cavalli mi hanno confortato in momenti psicologicamente difficili e contro il parere di tutti i miei colleghi mi hanno aiutato a superare danni fisici che mi avrebbero potuto portare a passare i miei giorni su una carrozzella. Così nel corso degli anni recuperando i cavalli dalle loro patologie senza nemmeno immaginarlo preparavo il mio corpo ad affrontare una sfida molto dura.
Articolo tratto da Equitazione Sentimentale anno XIX Maggio 2017 di Giancarlo Mazzoleni.
Per l’articolo si ringrazia Equitazione Sentimentale Periodico di Arte Equestre Classica
www.equitazionesentimentale.com
INFORMA n. 4 – luglio/agosto 2021