Ho letto sul giornale le conseguenze della legge Fornero. Che nel 2045, cioè fra circa 27 anni, ad ogni giovane al lavoro (se ci sarà per loro) corrisponderà un anziano in pensione. Il rapporto sarà uno stipendio contro una rendita. L’attività che la sostiene contro la passività (che ha già dato ai loro padri). Uno a uno. Questo sempre che la legge Fornero non venga snaturata, altrimenti potrebbe avvenire molto prima. Penso allora quanto sarebbe bello se ad ogni giovane venisse abbinato un anziano della propria città. Dello stesso sesso. Per estrazione a sorte.
Il giovane ne diverrebbe tutor virtuale, ma senza obblighi. Entrandoci in contatto avverrebbero molte cose utili ad entrambi. Converrebbe al giovane, ormai nella consapevolezza dell’età adulta, farne la conoscenza, avvalersi dei suoi consigli (che ora vengono addirittura disprezzati dai ragazzi), conoscere come abbia fatto a raggiungere la pensione, a conservarsi in salute (o meno), ad impararne le tecniche di resilienza agli ostacoli ed ai dispiaceri della vita (o come sia incappato nella disgrazia). Ad utilizzarne le esperienze, assorbirne i valori (se ce ne sono), a scansarne gli errori. Oggi la sapienza accumulata dagli anziani è dispersa, perché vengono considerati sorpassati. Non hanno più tempo gli adolescenti per ascoltarli e il fatto che li considerino quasi inutili li mette fuori gioco.
E va perduto un patrimonio di sapere e di consapevolezza della realtà. Che è poi sempre la stessa per quanto riguarda i problemi, le incertezze, le difficoltà fondamentali della vita. Ma è raro che i giovani se ne rendano conto. L’esperienza necessariamente passa per gli errori (che spesso costano cari), ma spesso non sanno come evitarli. E molti vivono nell’ansia. Con la paura di sbagliare. In questa incomunicabilità i padri stessi non sono ascoltati per la inevitabile incomprensione generazionale. L’anziano diverrebbe inoltre un Dizionario di vita. Da consultare di fronte alle difficoltà dell’esistenza, alla mancanza di certezze, agli impedimenti che si presentano inevitabilmente.
Ed a molti anziani ridarebbe vitalità, motivazioni ed anche una mano nella digitalizzazione, nelle pratiche, nei servizi on-line ed altro. Per molti, inoltre, costituirebbe una soluzione alla solitudine ed alla vedovanza. E gli stessi giovani potrebbero averne anche un aiuto tangibile o una qualche forma di sostegno, sempre che ne divenissero veramente sodali ed amici. Si dice che “si diventa vecchi quando i rimpianti superano i sogni”. Un sogno delle persone anziane è che le cose imparate e i sacrifici sostenuti in vita possano essere utili ad altri. E, spesso, uno dei rimpianti dell’anziano è quello di non essere riuscito a trasmettere a figli, a nipoti a chi gli sopravvive (se c’è), tutta l’esperienza acquisita. Forse questo tipo di solidarietà potrebbe trasformarsi, per loro, in un sogno.
Da uomo di esperienza sostiene che la vita propone avventure che superano la fantasia. Autore di numerose pubblicazioni tra cui Il libro "Equus Caballus, Ippo per gli amici (principianti)" edito da Bastogi Libri