Quale la soluzione del problema?
Quando non si ha una possibilità razionale per trovarla ci si affida alla fantasia.
Avete mai pensato ad una Shangri-La? La salvifica comunità del film di Frank Capra del 1937 “Orizzonte perduto”?
Immaginate un Paese che accetti (nel suo interesse) di ricevere sia i perseguitati che quelli in cerca di lavoro, per un periodo definito.
Pensate ad una massa di finanziamento enorme che i Paesi occidentali sborserebbero nel tempo perché temono che l’attuale emigrazione selvaggia potrebbe distruggere la loro economia.
Ma non sanno come liberarsi di questa immensa e frenetica moltitudine di immigrati, destinata inesorabilmente a crescere nel tempo. Spaventata dalle guerre in casa propria e sempre più attratta dalla vita dei Paesi ricchi che vedono in TV e su Internet.
Un avvenimento epocale previsto e paventato da tempo immemorabile, che si sta svolgendo, oggi, sotto i nostri occhi.
Centinaia di miliardi di danaro in condizione di creare vita per milioni di persone. Come?
Sarà fantasia, ma ora ve lo spiego.
Anche perché questo sogno – che chiamerò Progetto Shangri-La – non mi sembra una soluzione poi tanto assurda.
Immaginate uno Stato (adeguato al progetto) che – ricevendo quella massa enorme di danaro, assicurata nel tempo, per aver firmato un chiaro protocollo di impegni – sia disponibile (nel suo interesse) ad ospitare e sostentare gli emigranti che sarebbero girati e consegnati (a proprie spese) dalle Nazioni che attualmente li ricevono.
Un Paese che sia disposto ad adeguare le proprie infrastrutture (a spese di altri) ad una nuova situazione che presenterebbe molti vantaggi per la propria popolazione (che lo accetti con un referendum).
Inizialmente il progetto prevederebbe un sussidio per ogni immigrato e la propria famiglia, alloggi e servizi provvisori.
Poi di ricevere lavoro ed essere messo nelle condizioni di poter esercitare il mestiere e la professione che svolgevano in patria, in un alloggio stabile e dignitoso.
Lo Stato ospitante dovrebbe mantenerli per dar loro il tempo di scegliere se rimanere li o decidere – successivamente (e dopo un periodo obbligatorio), di emigrare in quei Paesi che accetteranno di accogliere la loro domanda.
Il tutto, magari sotto l’egida di quell’ONU che sembra latitare sull’argomento. Come?
La fantasia, ora, corre sui binari della razionalità.
Non è difficile comprendere le necessità pratiche che tutto questo generi per il Paese ospitante. L’enorme lavoro di adeguamento delle infrastrutture e dei servizi.
Ma l’importo che i Paesi occidentali sarebbero disposti ad erogare nel tempo – per difendere le proprie economie – sono convinto che risulterebbe più che sufficiente. Anche perché concentrato e finalizzato ad un unico progetto, in un unico Paese, tenendo anche conto che – successivamente – potrebbero ottenerne la mano d’opera specializzata richiesta, nel tempo, dalle proprie economie.
Si tratterebbe di creare lavoro e alloggio per milioni di persone, per metterli in condizione – per due/tre anni o più – di provvedere alla propria famiglia, dignitosamente, mantenendosi da se. Vivere in quel Paese come se fosse il proprio.
Le ipotesi Keynesiane andrebbero “a fagiolo”!
I vantaggi per il Paese ospitante sarebbero notevoli. Non avrebbe problemi di PIL. L’adeguamento delle proprie infrastrutture e servizi di tutti i generi sarebbe sostenuto dai Paesi occidentali che attiverebbero e fornirebbero tutte le tecnologie più avanzate.
Farebbe un salto di qualità nel tempo, con notevoli possibilità per la propria popolazione che si vedrebbe modernizzato il proprio Paese.
E’ come se ti proponessero di ristrutturare la tua casa vecchia, di abbellirla, di attrezzarla con tecniche domotiche, il tutto a spese d’altri! Con soldi, inoltre, che a Shangri-La varrebbero 4 o 5 volte tanto, per la differenza di valuta!
Il protocollo Shangri-La dovrebbe prevedere che lo Stato ospitante, a fronte dell’adeguata massa di danaro da ricevere (moltiplicata almeno per 4 o 5 volte sempre – ripeto – per la differenza di valuta!), si impegni a:
– Costruire case per accoglierli, strade, ferrovie, metropolitane, aeroporti, capannoni per produrre il necessario, imprese per intraprendere, chiese per varie religioni etc.
– Mettere a disposizione energia, acqua e terreni da coltivare. Acquistare autobus, treni e aereoplani (man mano che se ne presenta l’esigenza).
– Adeguare il proprio servizio medico statale per curare la salute di altri milioni di persone.
– Programmare e proporzionare – nel tempo – tutti i servizi necessari, di comunicazione, di informazione, di produzione, di sicurezza e di culto.
Significherebbe creare condizioni lavorative, di alloggio e di vita di relazione per milioni di immigrati di varie etnie, religioni e lingue, che si aggiungono alla propria popolazione.
Mi sembra ovvio che tutto questo danaro è finalizzato a generare lavori di tutti i generi per gli immigrati (ma anche per la popolazione di quel Paese).
Lavoro che verrebbe remunerato (sempre sulla base di quel protocollo) al livello delle paghe locali (per evitare litigiose discriminazioni).
Un controllo continuo, efficace e costante da parte di un organismo creato appositamente dall’ONU, consentirebbe al Paese che lo accettasse, di vedersi erogare il danaro a stati di avanzamento programmati.
Con sanzioni crescenti per inadempienze, che potrebbero arrivare alla cessazione dei finanziamenti internazionali.
Con il rischio di essersi creati solo dei problemi in casa.
Accecato dalla fantasia, vedo una riunione di premi Nobel, di manager internazionali di varie discipline, aziende produttrici di strumenti, beni e servizi, istituti bancari internazionali, fondi sovrani e fondi pensione, la FAO e altri Organismi mondiali, onlus, enti ed ONG solidaristiche, intorno ad un tavolo, al quale non possono mancare la Comunità Europea, gli USA, l’Australia ed altre nazioni coinvolte, per programmare questo Progetto Shangri-La finalizzato a realizzare una tale enclave.
L’ONU, valutate e accettate le condizioni generali del Paese che si offre come ospitante, creerebbe una organizzazione apposita per gestire il Progetto e metterebbe intorno ad un secondo tavolo tutte le nazioni occidentali interessate, per stabilire gli importi necessari, che ciascuna dovrebbe stanziare come danaro, merci o servizi – proporzionali alla propria popolazione- da fornire – negli anni.
Valutare i tempi di erogazione in funzione degli stati di avanzamento e delle esigenze, indicare i controllori internazionali dei vari settori, fissare le sanzioni per le inadempienze etc.
Attualmente si sta intensificando il protocollo di identificazione degli immigrati nei vari Paesi. Si potrebbe anche richiedere, e codificare, che lavoro facevano (o sarebbero in grado di fare), per avere liste di operatori nei vari settori, che consentirebbero di organizzare meglio le destinazioni nel Paese ospitante.
Oppure ampliare gli uffici locali destinati alla ricerca di lavoro.
E la fantasia potrebbe continuare a lungo per descrivere i dettagli.
Il Progetto Shangri-La avrebbe un altro pregio, assicurerebbe decenni di commesse miliardarie, opere pubbliche, stradali, ferroviarie, forniture di beni e servizi, migliaia di posti di lavoro che faranno crescere il Pil delle Nazioni Europee che lo sosterranno.
Da uomo di esperienza sostiene che la vita propone avventure che superano la fantasia. Autore di numerose pubblicazioni tra cui Il libro "Equus Caballus, Ippo per gli amici (principianti)" edito da Bastogi Libri