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21 Dicembre 2025

Scuola di Dressage: Opinioni personali sul comportamento da tenere con il cavallo

Questo articolo riguarda cavalli insanguati, giovani, volitivi, praticamente i più difficili, ma anche quelli che possono dare più soddisfazioni, con gli altri… tutti i santi aiutano. Si sentono tante opinioni su come trattare i propri cavalli. Alcune hanno un fondamento logico e scientifico, altre sono opinioni di sognatori e, a dire il vero sono, a mio avviso, quanto meno fantasiose.

Io non pretendo di essere il tenutario dei segreti dei cavalli, ma condivido volentieri l’esperienza maturata in più di sessanta anni di frequentazione pressochè quotidiana con questi animali. Anzitutto eliminiamo alcuni concetti errati: i cavalli non hanno il lobo frontale, quindi non possono programmare, progettare, architettare vendette nei nostri confronti né, tanto meno, tenere comportamenti atti a farci piacere o ad esprimerci gratitudine per il semplice motivo che non hanno la parte di corteccia cerebrale atta a formulare tali pensieri. Non hanno le possibilità neanche di condensare un concetto, né la proprietà transitiva che è quella capacità di capire ad esempio che se una busta di plastica non può farti male neanche il nostro giubbotto, anche se lo sventoliamo può farti male perché è grosso modo dello stesso materiale della busta.

Per fare un altro esempio: il cavallo mangia il fieno, ma se una folata di vento alza un ciuffo di fieno il cavallo non può capire: “ah, è lo stesso fieno che mangio, menomale che il vento lo ha portato fino a me così faccio meno fatica” per il cavallo è una cosa che gli sta venendo addosso e lo può spaventare a morte. Si dice anche: “new side new brain”: il cavallo impara ad eseguire un esercizio a mano destra, ma quando passiamo a mano sinistra bisogna cominciare daccapo… o quasi. E qui arriviamo al primo concetto: la desensibilizzazione dei cavalli è un’ottima cosa, ma non va portata all’estremo perché altrimenti il cavallo viene inondato da una serie di stimoli spiacevoli (prima la frusta e poi la busta di plastica e poi la palla legata addosso e poi il trattore che passa vicino e poi la motosega accesa a pochi passi da lui e chi più ne ha più ne metta. La desensibilizzazione va fatta molto lentamente e con grande garbo proprio perché, come ho detto il cavallo non ha la proprietà transitiva e, per lui, se insistiamo troppo, diventiamo solo esseri che appena si avvicinano gli recano delle sensazioni spiacevoli.

Il nostro allievo non può pensare: bene ieri abbiamo fatto la frusta, oggi facciamo la plastica, domani faremo la palla eccetera. So che dicendo questo sono in contrasto con i metodi che ora vanno molto in voga, (senza fare nomi!) ma mi metto in contrasto volentieri perchè è ora di smetterla di dire cose campate in aria spacciandole per vangelo. Quindi ben venga la desensibilizzazione, ma spalmata in due o tre mesi di tempo. Se da un lato non hanno il lobo frontale… e basta: non si può dire “il mio cavallo è tanto intelligente” perché non è vero e non lo sarà mai! Hanno un’altra quantità quasi infinita di altre funzioni che sostituiscono egregiamente, ai suoi fini, la capacità di affrontare ogni situazione. Hanno una sensibilità quasi sovrannaturale per cui sanno interpretare ogni nostro gesto, ogni nostro umore, ogni nostro pensiero.

Ai miei allievi dico sempre di ricordarsi che se scendete dall’automobile pensando: “Oggi voglio insegnare la spalla in dentro” è proprio il giorno in cui il cavallo vi si ribellerà e non concluderete nulla. Questo non è dovuto al fatto che sono dei marziani, ma, piuttosto, al fatto che se sono sopravvissuti per decine di migliaia di anni, si sono selezionati solo i soggetti che sanno “sentire” cosa c’è dietro un cespuglio, se il leone accanto al quale si abbeverano ha fame o no, se a cinquanta metri c’è un serpente velenoso o se possono pascolare tranquilli. Possiamo sfruttare questa facoltà quasi soprannaturale che li distingue a nostro vantaggio conquistandone la fiducia… quasi incondizionata: mai del tutto incondizionata!

Quindi come approcciarsi? Il cavallo è un erbivoro fuggente e noi puzziamo di carnivoro; quindi mai gesti bruschi, sempre parlare incessantemente magari ripetendo cantilene monotone, molte, moltissime carezze, che per lui sono grooming, no carezze come le interpretiamo noi, sempre gesti molto delicati: più i nostri gesti saranno delicati più il cavallo diventerà delicato, fino a spostarsi ad un nostro semplice sguardo (ci vorranno anni!).

Si dice che il cavallo non si conquista col cibo perché il cibo ce l’ha sotto i piedi… NON è vero! È chiaro che lui non ci vedrà mai come fonte di cibo, ma come fonte di tranquillità; bisogna impiegare dieci minuti a sellare, ad esempio, inframmezzando in nostri gesti con carezze, piccoli premi, parole, non è vero che facendo così il cavallo imparerà a mordere, se lo sappiamo fare! Il cavallo non è mai né buono né cattivo: è solo più o meno ansioso e per evitare le situazioni ansiogene può mettere in atto comportamenti o prevalentemente attinenti alla fuga o prevalentemente attinenti all’attacco. Dipende dal nostro tatto equestre saper dissipare questa ansia o per lo meno ridurla al massimo. Ci sarebbero infinite altre cose da dire, ma lo spazio è tiranno. Un’ultima cosa però ve la voglio dire: il fatto che con una serie di nostri comportamenti il cavallo ci vedrà come capibranco è una delle più grosse corbellerie che siano state dette da quando l’uomo ha acquisito la parola.



Franco Sarti – Addestramento Dressage
Gli appassionati di dressage conosceranno molto bene il coach Franco Sarti, istruttore di dressage e alta scuola, allevatore e addestratore di cavalli andalusi in alta scuola e dressage presso il proprio centro sui Colli Bolognesi nella primissima periferia. Nel primo appuntamento abbiamo parlato di “CADENZA”, un secondo articolo ha approfondito il concetto di “occhiale”. In questo nuovo appuntamento invece, Sarti ha riassunto alcune osservazioni ed esperienze personali su come trattare i cavalli.

Franco Sarti
Coach e addestratore di cavalli andalusi
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