Un’idea di Marco Biffani sul delicato tema dell’immigrazione
Un sistema per riportare in Africa gli emigranti che da li vengono e tenteranno inevitabilmente di venire, in massa, nei Paesi Europei in pace e ricchi di opportunità (fuggendo da guerre, carestie e rivoluzioni), ci sarebbe. Specie ora che si parla di Piani Marshall da spendere in quel Continente. il Presidente Tajani, in una recente intervista, ha ipotizzato per il 2050 una diaspora di 2 miliardi di Africani. Quindi si tratterà di mettere in campo qualche migliaio di miliardi in circa 3 decenni a spese della Comunità Europea, se questa non vorrà essere sopraffatta. Ma anziché spenderli in C.I.E. Hot Spot locali e in costosi accordi tipo Turchia, che creano solo ghetti, inoperosi, indecorosi, inutili e costosi (che servirebbero solamente a tenerli lontani dall’Europa e che durerebbero anni), perché non programmare fin d’ora il loro rinvio in Paesi africani con particolari caratteristiche e con il loro grande tornaconto?
Se si individuano alcuni Paesi dell’Africa, sfruttata da sempre, costantemente arretrati, in affanno che presentino le seguenti caratteristiche:
1)- Che siano in pace, che abbiano raggiunto una stabile democrazia parlamentare, con una costituzione e i relativi organi istituzionali. Che siano sufficientemente grandi ed abbiano iniziato un percorso virtuoso di evoluzione agricola, di industrializzazione, di import export e di partecipazione a consessi internazionali.
2)-Che abbiano necessità di accelerarlo grazie ai benefici ottenibili e di ottenere il conseguente maggior benessere per il popolo, il tutto a spese di altri, con un progetto coordinato dall’O.N.U. e sostenuto pesantemente e regolarmente, nei decenni, dalla Comunità Europea
3)-Che decidano di aderire a questo Piano Paese con un referendum nazionale che ne chiarisca gli enormi vantaggi in termini di opportunità, di posti di lavoro, di modernizzazione accelerata e prosperità diffusa.
4)- che accettassero di accogliere altri Africani come loro.
Il Paese disponibile, che accetti, e sottoscriva un apposito protocollo vincolante, dovrebbe ottenere una prima tranche di finanziamento comunitario cospicuo, adeguato, accelerato e controllato dall’O.N.U. per creare opere pubbliche residenziali, stradali, di culto, per la salute, digitalizzazione, trasporti, formazione, servizi etc. Ad esso potrebbero partecipare lavorativamente, già dagli inizi, immigrati qualificati, per poi consentire, gradatamente, l’ingresso progressivo di altri immigrati singoli e con famiglia, ai quali assicurare vitto, alloggio, formazione e lavoro (alle stesse condizioni locali), con la possibilità – dopo 2 o 3 anni – di emigrare – per numeri contingentati – nel Paese europeo scelto e disponibile. Le Nazioni che venissero invase dagli immigrati potrebbero istradarli, a loro spese, in questi Paesi.
Inoltre, un Paese Africano accoglierebbe con maggior favore gente della propria etnia.
I Paesi europei che si autotassassero, a fronte di notevoli esborsi e sacrifici, potrebbero così disporre – nel tempo – di tutto quel personale, identificato, formato, volitivo (e che conosca la lingua del Paese di arrivo), che ormai tutti riconoscono come necessario per mantenere l’attuale tenore di sostenibilità, produttività e di vita.
La mia proposta non mi sembra tanto campata in aria.
Che ne pensate?
Da uomo di esperienza sostiene che la vita propone avventure che superano la fantasia. Autore di numerose pubblicazioni tra cui Il libro "Equus Caballus, Ippo per gli amici (principianti)" edito da Bastogi Libri