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Da anni documentiamo i gravi maltrattamenti a cui sono sottoposte migliaia di cavalle gravide nelle cosiddette “fattorie del sangue”, per la produzione di un ormone usato per produrre farmaci destinati agli allevamenti intensivi di altri animali
Parliamo adesso di altre due atrocità, anche queste abbastanza sconosciute ai più, di cui sono vittime milioni di asini ogni anno.
Un po’ più noto è l’Ejiao, Il collagene estratto per bollitura dalla pelle dell’asino e utilizzato in Cina per produrre cibi, bevande e prodotti di bellezza, ma anche come curativo nella medicina tradizionale cinese, un po’ per tutto: dal cancro all’acne ai problemi renali ecc….
Si stima che questa pratica causi l’uccisione di circa 4,8 milioni di asini ogni anno, di cui circa 1,8 milioni sono allevati in Cina dalla stessa industria dell’Ejiao, mentre circa 3 milioni vengono importati da vari Paesi, in particolare da Africa, Sud America e Asia. Una grande connessione esiste anche con l’Australia: fece scalpore nel 2019 l’annuncio della TTA (l’associazione nazionale di ping pong) che l’Australian Donkey Industry Association era diventata sponsor principale. L’ADIA è coinvolta nell’uccisione degli asini e nella produzione di ejiao: si levarono molte proteste da giocatori e soci, tra cui quella di Wade Townsend, uno dei giocatori più rappresentativi che è anche vegetariano. Ma la TTA mise a tacere tutti minacciando esclusioni e squalifiche.
Modalità di uccisione brutali e crudeli sono state documentate con foto e video da Humane Society International Australia: si vedono asini colpiti alla testa con una mazza o un’ascia e che possono impiegare fino a diversi minuti per morire. Alcuni vengono scuoiati mentre sono ancora vivi. Quelli che aspettano il loro turno osservano tutta la scena.
Non solo in Cina: ad esempio in Nigeria il veterinario e ricercatore Philip Mshelia racconta che, dopo aver acquistato gli asini nei mercati, i commercianti spesso portano grandi mandrie al macello, a volte percorrendo centinaia di chilometri senza riposo, cibo o acqua. E va persino peggio agli asini trasportati sui camion: i commercianti legano le loro zampe insieme e le legano a pali o alla parte superiore del camion. Gli animali che sopravvivono al viaggio – molti dei quali con arti rotti o tagliati, oltre ad altre ferite – vengono scaricati per le orecchie e la coda e gettati davanti a un macello. Alcuni finiscono in un campo aperto, dove gli uomini li aspettano con martelli, asce e coltelli.
In Cina stanno lavorando ad aumentare la “produzione” di asini attraverso l’inseminazione artificiale e la sincronizzazione dell’estro nelle femmine, ma anche accelerando la crescita e portando un asino a diventare adulto in soli 18 mesi.
Le presunte proprietà curative dell’ejiao non sono documentate e suffragate da alcuno studio scientifico serio: ancora una volta si tratta delle credenze di un popolo che, come ha detto qualcuno, uccide e mangia tutto quello che ha quattro gambe, tranne i tavolini.
Mentre il mercato delle pelli è conosciuto e denunciato da molti anni da varie organizzazioni, più oscuro è un altro mercato, altrettanto macabro: quello dei peni di asino e di cavallo.
Così come gli organi sessuali di molti altri animali, quelli di asino sono molto ricercati in Cina, mangiati direttamente o inseriti in alcune ricette della medicina tradizionale cinese, secondo le cui credenze avrebbero effetto come afrodisiaco, per aumentare la virilità maschile, per potenziare e ringiovanire il corpo e altro ancora.
Recentemente, in Nigeria, gli agenti doganali hanno rinvenuto e sequestrato 7.000 mila peni d’asino in un aeroporto dell’hub commerciale di Lagos, diretti a Hong Kong. La spedizione era stata dichiarata come genitali di toro: in Nigeria, infatti, è vietato esportare parti di asino. Qualche mese prima la dogana nigeriana aveva sequestrato pelli d’asino per un valore di 116.000 dollari che venivano contrabbandate dal vicino Niger. La Nigeria sta cercando di porre un freno all’esportazione di parti di asino, che ha ridotto drasticamente la popolazione di questi animali da lavoro, soprattutto nel nord del Paese. E non è un caso isolato: sarebbero molti i Paesi in cui gli asini stanno diventando a rischio di estinzione a causa di questi massacri.
Peni di cavallo, asino, cervo, toro, tigre, cane, yak, foca, serpente e parti di altri animali sono serviti anche in alcuni ristoranti presenti in Cina e in alcune Chinatown in occidente: uno dei più noti è il ristorante Guo Lizhuang di Pechino (dove servono anche un vino che contiene estratti di cuore, pene e sangue di cervo) che, nel corso degli anni, è diventato un franchising. I prezzi vanno da poche decine a diverse centinaia di euro. Per i palati più esigenti, il menu offre anche feti di cervo e di pecora e perfino peni di animali in via di estinzione (tigri) compilando un formulario e pagando circa 1.000 euro.
Come dicevamo anche a proposito dell’ejiao, oltre all’aspetto culinario ci sono le credenze della medicina tradizionale cinese, che elenca numerosi rimedi a base di peni e di altre parti di animali.
Fino a qualche anno fa ejiao e peni erano riservati alle classi sociali più elevate, ma negli ultimi anni, rendendo questi “prodotti” fruibili anche alla classe media, il mercato ha conosciuto una forte espansione, generando una vera e propria caccia senza pietà prima in Cina e poi, non riuscendo l’industria locale a soddisfare la domanda, setacciando asini in tanti altri Paesi.
Di nuovo, non esiste alcuna evidenza scientifica sull’efficacia e sui positivi effetti sull’organismo umano. Veterinari, ricercatori e ONG da tempo portano alla luce questo orrore attraverso investigazioni e testimonianze, ma nulla sembra scalfire la maggior parte dei governi.
E noi? È giusto, moralmente e non solo, che l’Italia intrattenga corposi rapporti commerciali con la Cina senza mai porre un paletto a certe ignobili crudeltà e girandosi dall’altra parte in nome degli interessi economici?
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Fonti:
ABC
SCIENCE
SPIEGEL
TIME