Un luogo che ti prende non ti lascia più andar via.
Emozioni che puoi cogliere e assaporare nel libro “Maremma Maremma” scritto da Nicolò Lenarda e Chiara Caponetti.
Ero piccolo e, con i miei genitori, vivevamo in Veneto nel primissimo entroterra veneziano. Poi, quando io avevo solo tre anni, ci trasferimmo in Maremma e da allora tutti ci chiesero il perché di questa scelta. Per comodità usavamo la scusa della passione per i cavalli e del sole.
In realtà la Maremma è una terra “ladra”, di quelle che se ti prende non ti lascia più andar via.
Quando dico Maremma non dico solo quella striscia di terra che va da Cecina a Terracina, ma dico anche un vastissimo insieme di cose che ho vissuto nella mia infanzia e che vivo ancora.
Per me Maremma vuol dire macchia mediterranea, vuol dire vacche e cavalli lasciati allo stato brado nelle Università Agrarie, vuol dire fuoco del camino, bruschetta per assaggiare l’olio nuovo e panonto e acqua cotta nelle fredde giornate d’inverno.
Maremma per me vuol dire libertà, vuol dire pianoro sassoso con qualche asfodelo e qualche cespuglio qua e là dove sbrigliare i cavalli, vuol dire passeggiare in centro storico all’ora di pranzo o all’ora di cena e sentire l’odore dei sughi e delle carni alla brace.
Maremma vuol dire viale di cipressi o di pini marittimi, vuol dire che si usa un vocabolario a parte, vuol dire che a primavera nascono i cuccioli e a maggio fiorisce la ginestra, vuol dire che i cinghiali e le volpi che ti attraversano la strada sono la normalità delle cose.
Maremma vuol dire butteri a cavallo, vuol dire amici che non ci sono più e altri che devono venire, vuol dire crognolo invece di corniolo, vuol dire pastori, vuol dire contadini, vuol dire rimessini.
Maremma vuol dire pelo bruciato dal ferro ardente del merco, vuol dire il rumore del vento fra le canne, vuol dire vallate e dirupi, vuol dire malaria, vuol dire storia e antiche civiltà.
Maremma vuol dire eterne liti nei paesi, vuol dire campane, vuol dire sentiero di campagna, vuol dire campo arso dal sole d’agosto, vuol dire fiumiciattolo che si gonfia in novembre per le piogge.
Maremma vuol dire personaggi straordinari, vuol dire semplicità, vuol dire richiamo, vuol dire genuinità, vuol dire casa.
Tutte queste emozioni sono raccolte e presentate nel libro Maremma Maremma scritto da Nicolò Lenarda e Chiara Caponetti.
Leggi la presentazione del libro, scritta da Alberto Capogreco
Per informazioni sulla Maremma e le tradizioni buttere, rivolgiti a Nicolò Lenarda nella rubrica l’esperto risponde.
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Ricercatore e allievo di vecchi butteri, si occupa di tematiche relative alla Maremma.