Vi siete mai chiesti perché il rapporto di proporzionalità tra donne e uomini sia favorevole per le prime? A prescindere da disquisizioni di ordine filosofico o etico, esiste una spiegazione dalla semplicità quasi disarmante.
Nell’ottica della sopravvivenza della specie, un singolo maschio può occuparsi della fertilizzazione di più femmine, le quali genereranno nuovi individui. La natura perciò ritiene inutile un rapporto maschi/femmine pari a uno. Molte femmine infatti significano maggiori probabilità di sopravvivenza della specie. Popoli diversi hanno affrontato il problema in modo diverso, alcuni permettendo la poligamia, altri costruendo conventi.
Che l’anima esista o meno, che l’ascesi sia o meno la meta umana, comunque, le leggi della natura imperano sulla terra, al di sopra di ogni altra legge, umana o superumana. Le leggi della natura possono apparire spesso ingiuste, possono premiare la violenza, tuttavia restano indiscutibilmente necessarie al fine della prosecuzione della vita.
Se le leggi della natura sono dure, è pur da ammettere invece che la natura sia sempre da ammirare: chi non resta a bocca aperta davanti alle meraviglie del creato, macroscopiche o microscopiche che siano? Il cavallo per esempio è un animale stupendo e riesce ad esserlo anche nelle sue strutture anatomiche interne.
Dalle labbra sensibili e prensili, alla frusta della coda, attraverso l’enorme cuore, i capienti polmoni, il “bioreattore” dell’intestino cieco, gli apparecchi desmo-tendinei, i muscoli ricchi di glicogeno, fino alle falangi e agli zoccoli, il cavallo è un inno che la natura ha dedicato “alla vita”.
L’unico dito che l’evoluzione ha lasciato al cavallo è il terzo, corrispondente al medio dell’uomo. Il cavallo lento a cinque dita ha lasciato il posto a quello veloce, a un solo dito. A coprire l’ultima, e parte della penultima falange dell’unico dito, è la scatola cornea o zoccolo.
Dal punto di vista microscopico, lo strato esterno della muraglia ha organizzazione tubulare, mentre quello interno ha organizzazione lamellare. La suola ha invece organizzazione tubulare. All’interno della scatola sta, come detto, la terza falange o osso triangolare, “sospeso” in essa. L’osso è il contenuto, sospeso nel contenente o zoccolo.
L’osso è ricoperto da tessuto connettivo che costituisce l’ipoderma, ovvero lo strato sul quale poggia il derma o corion. Sopra il derma, è lo strato lamellare della muraglia e a livello della suola, il corno tubulare.
Non è la composizione qualitativa dei tessuti presenti tra osso e muraglia, a stupire l’anatomo, non è il fatto che vi sia uno strato di tessuto connettivo, pieno di vasi ematici, né che vi sia il derma sotto il corno: ciò era noiosamente prevedibile!
L’uomo stesso sotto le unghie, possiede il derma e sotto a questo, vi è l’ipoderma, esattamente come nel cavallo e negli altri animali.
Ciò che stupisce l’anatomo, che nel caso presente è esattamente come l’astronauta, per il fatto che vede cose mai viste, scoprendole, è l’architettura del derma, il suo modo di prendere contatto con lo strato interno della muraglia.
Non si espressero male infatti, gli allievi di Angelo Cesare Bruni, insigne anatomo del passato, quando lo definirono “esploratore di ignoto” in una dedica sulla parete della sua casa estiva a Orta S. Giulio. E dev’essere rimasto piacevolmente sorpreso anche il primo curioso che abbia aperto uno zoccolo senza vita, nell’accorgersi che il derma appare come le lamelle sotto il cappello di certi funghi. Il derma o corion infatti è sollevato in lamelle che si interdigitano con quelle dello strato interno della muraglia, a formare un sistema che ricorda quello di un ingranaggio meccanico.
L’anatomo che osserva l’ingranaggio corion-cherafilloso per la prima volta, non può non essere folgorato dal pensiero dell’esattezza della natura: come avrebbe potuto resistere altrimenti, ovvero senza tale struttura lamellare, l’unione tra osso e zoccolo, alle enormi sollecitazioni cui è sottoposto il piede?
La mente dell’anatomo, inizia allora a seguire e comprendere le ragioni della natura. Comprende come il sistema lamellare non solo serva a rendere molto più salda l’unione tra corion e strato cherafilloso, ma anche come riesca a aumentare enormemente la superficie di scambio di sostanze, tra corion e strato profondo della muraglia. E l’enorme superficie è anche un’estesa superficie sensibile. Infine la struttura lamellare contribuisce alla distribuzione delle forze concussive e compressive cui è sottoposto il piede, dividendole infinitesimalmente.
Alla fine della propria indagine, lo scienziato non può che ammirare l’opera della natura, per la perfezione e nel contempo per l’estrema semplicità che esprime.
La natura predilige gli individui più adatti alla sopravvivenza, li seleziona. Difficilmente tali individui soggiaceranno alle stesse malattie dell’ingranaggio corion-cherafilloso, che solitamente affliggono i cavalli succubi all’uomo guastatore.
Le malattie dell’ingranaggio corion-cherafilloso sono la laminite, il distacco traumatico della muraglia, gli ascessi, le sobbattiture e volendo, il tarlo e il cheratoma. Naturalmente il tarlo non interessa l’ingranaggio corion-cherafilloso, ma la linea bianca, anche se a volte può estendersi alle aree sensibili in prossimità del corion.
Le malattie in questione affliggono anche i cavalli più forti, prediletti dalla natura, benché in minor misura rispetto a quelli verso i quali l’interferenza dell’uomo è maggiore. A tal proposito l’uomo ha agito, suo malgrado, al fine di un indebolimento generale delle specie, in particolar modo quelle domestiche e addirittura indebolendo la stessa specie umana. In qualsiasi modo si consideri la realtà, la volontà umana di togliere il male dalle specie equina ed umana stessa, nella sfrenata ricerca del benessere, ha prodotto un indebolimento degli individui.
In conclusione, la ricerca del benessere, porterà all’estinzione, attraverso l’indebolimento degli individui. Al contrario, la tendenza dell’uomo all’ascesi, porterà all’estinzione della sola specie umana, attraverso il rifiuto della procreazione e della violenza. Il rifiuto della violenza impedirà all’uomo di uccidere gli animali o di usarli per i propri scopi di sopravvivenza.
La ricerca del benessere o la tendenza all’ascesi, sembrano entrambe aberrazioni del pensiero. La natura invece, con le sue leggi violente, apparentemente ingiuste, ha permesso alla vita di procrastinarsi sulla terra per milioni di anni. La stessa natura ha creato opere di tale perfezione e semplicità, da produrre negli anatomi e negli scienziati stupore quasi estatico.
Un esempio fra tanti, il sistema di interdigitazione lamellare corion-cherafilloso, simile ad un ingranaggio meccanico, esprime semplicità strutturale ma polivalenza funzionale:
– salda unione tra corion e strato interno della muraglia ovvero un efficace sistema di sospensione della terza falange nella scatola cornea
– enorme superficie di scambio di sostanze fra cellule del derma e cellule dello strato profondo dell’epidermide
– enorme superficie sensibile
– migliore distribuzione delle forze concussive e compressive