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24 Ottobre 2024

LAV presenta il “rapporto ZOOMAFIA 2022”

ANALIZZATI I DATI DELLE PROCURE: OGNI 55 MINUTI UNA DENUNCIA PER REATI CONTRO GLI ANIMALI. 15 PROCEDIMENTI PENALI E 9 INDAGATI OGNI 100.000 ABITANTI. IL REATO DI UCCISIONE DI ANIMALI IL PIÙ CONTESTATO. LAV: NON RINVIABILE MODIFICA DELLA NORMATIVA CONTRO IL MALTRATTAMENTO DI ANIMALI.

I crimini contro gli animali analizzati nel Rapporto Zoomafia 2022, redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV. Il nuovo Rapporto, alla sua ventitreesima edizione, analizza lo sfruttamento criminale di animali nel 2021, e ha il patrocinio della Fondazione Antonino Caponnetto. Combattimenti tra animali, corse clandestine di cavalli, traffico di cuccioli, truffe nell’ippica, business illegale dei canili, contrabbando di fauna e bracconaggio organizzato, macellazioni clandestine e abigeato, pesca di frodo e illegalità nel comparto ittico, uso di animali a scopo intimidatorio o per lo spaccio di droga, traffici di animali via internet e zoocriminalità minorile: questi gli argomenti analizzati nel Rapporto Zoomafia 2022. Non solo: il Rapporto Zoomafia analizza anche l’andamento della criminalità attraverso l’analisi dei reati a danno di animali eseguita con l’esame dei dati rilasciati dalle Procure italiane.

I dati delle Procure della Repubblica, raccolti ed elaborati dall’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, relativi al numero totale dei procedimenti penali sopravvenuti nel 2021, sia noti che a carico di ignoti, e al numero di indagati per reati a danno di animali, come uccisione di animali (art. 544bis cp), maltrattamento di animali (art. 544ter cp), spettacoli e manifestazioni vietati (art. 544quater cp), combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali (art. 544quinquies cp), uccisione di animali altrui (art. 638 cp), abbandono e detenzione incompatibile (art. 727 cp), reati venatori (art. 30 L. 157/92) e traffico illecito di animali da compagnia (art. 4 L. 201/10), mostrano lievi oscillazioni nell’andamento dei crimini contro gli animali.

«Da anni raccogliamo i dati relativi ai crimini contro gli animali dalle Procure italiane al fine di avere una visione affidabile, ancorché non esaustiva, dei vari reati consumati nel nostro Paese. Il quadro che proponiamo si basa sui dati ottenuti da un campione pari al 70% di tutte le Procure della Repubblica d’Italia. Un dato statisticamente rappresentativo, anche
se c’è da registrare un’inspiegabile diminuzione delle risposte da parte delle Procure rispetto agli altri anni, nonostante richieste e solleciti
». – afferma Ciro Troiano.

Esaminando i dati di un campione di 105 Procure tra Ordinarie e Minorili, su 169, che hanno inviato dati sia per il 2020 che per il 2021 (un campione pari al 62% di tutte Procure) si registra un aumento dei procedimenti nel 2021, rispetto al 2020, pari al +3% (6428 fascicoli nel 2020 e 6621 nel 2021); mentre il numero degli indagati è diminuito del -4,10% circa (3675 indagati nel 2020 e 3524 nel 2021).

Proiettando, quindi, su scala nazionale i dati delle Procure che hanno risposto, pari al 70% delle Procure italiane, tenendo presenti le dovute variazioni e flessioni, possiamo stabilire che, nel 2021, sono stati aperti circa 26 fascicoli al giorno, uno ogni 55 minuti; con circa 14 indagati al giorno, uno ogni 103 minuti, per reati a danno di animali. Si registra a livello nazionale un tasso di 15,5 procedimenti e di 8,6 indagati ogni 100.000 abitanti.

«Ricordiamo che i nostri dati si riferiscono ai reati registrati e non includono altri illeciti puniti con sanzioni amministrative. Per una rigorosa analisi criminologica analizziamo solo illeciti penali e relativi indagati senza sommare reati e violazioni amministrative, fatto che darebbe una visione alterata della questione. Come sempre ricordiamo che si tratta di stime basate su un campione e non sul numero totale delle Procure italiane e che non hanno la pretesa di essere esaustive, ma solo indicative», precisa Ciro Troiano.

Dall’analisi dei crimini contro gli animali consumati in Italia si evince che il reato più contestato è quello di Uccisione di animali, art. 544bis c.p., con 2624 procedimenti (361 noti e 2263 ignoti) – pari al 34,90% del totale dei procedimenti per crimini contro gli animali registrati presso le 118 Procure che hanno fornito i dati -, con 428 indagati. Per il secondo anno consecutivo, da quando seguiamo l’andamento criminale dei reati a danno di animali, il reato di uccisione di animali si posiziona al primo posto superando quello di maltrattamento di animali. Come sempre, però, la stragrande maggioranza delle denunce per uccisione di animali è a carico di ignoti, che nel 2021 hanno rappresentato ben l’86,24%.

Seguono:
• Maltrattamento di animali, art. 544ter c.p., con 2318 procedimenti (1038 noti e 1280 a carico di ignoti), pari circa al 30,83% dei procedimenti registrati, e 1383 indagati.
• Reati venatori, art. 30 L. 157/92, con 1188 procedimenti (885 noti e 303 a carico di ignoti), pari al 15,80% dei procedimenti presi in esame, con 1046 indagati.
• Abbandono o detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, art. 727 c.p., con 940 procedimenti (632 noti e 308 a carico di ignoti), pari al 12,50%, con 750 indagati.
• Uccisione di animali altrui, art. 638 c.p., con 388 procedimenti (71 noti e 317 a carico di ignoti), pari al 5,16%, con 86 indagati.
• Traffico di cuccioli, art. 4 L. 201/10, con 38 procedimenti (36 noti e 2 a carico di ignoti), pari allo 0,50% del totale dei procedimenti per reati a danno di animali, con 67 indagati.
• Organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate, art. 544quinquies c.p., con 12 procedimenti (7 noti e 5 ignoti), pari allo 0,15%, e 135 indagati. La maggioranza degli indagati riguarda l’organizzazione di corse clandestine di cavalli.
• Spettacoli e manifestazioni vietati, art. 544quater c.p., con 9 procedimenti (6 noti e 3 ignoti), pari allo 0,11% di tutti i reati contro gli animali registrati, con 44 indagati.

La geografia dei crimini contro gli animali
I dati pervenuti dalle Procure Ordinarie ci offrono uno spaccato reale dei reati contro gli animali accertati sul territorio nazionale e ci consentono anche un’analisi della distribuzione geografica dei crimini contro gli animali.
Anche per il 2021 la Procura di Brescia, sempre in base al campione del 70% analizzato, si conferma quella con più procedimenti iscritti per reati contro gli animali: 538 con 363 indagati. Come sempre la maggioranza dei procedimenti riguarda i reati venatori o contro la fauna selvatica: 280 pari al 52,04% del totale, con 281 indagati pari al 77,41% del totale degli indagati. È noto che la provincia di Brescia rappresenta l’hotspot del bracconaggio più importante d’Italia quindi il numero dei procedimenti per tali reati influisce notevolmente sulla media totale dei reati contro gli animali registrati.

Seguono Bergamo con 239 procedimenti e 91 indagati; Verona con 201 procedimenti e 127 indagati; Vicenza con 187 procedimenti e 143 indagati; Como con 187 procedimenti e 37 indagati; Napoli con 181 procedimenti e 108 indagati; Firenze con 175 procedimenti e 91 indagati; Roma con 172 procedimenti e 96 indagati; Ravenna con 172 procedimenti e 51 indagati; Genova con 156 procedimenti e 61 indagati; Treviso con 143 procedimenti e 50 indagati; Oristano con 138 procedimenti e 22 indagati; Arezzo con 133 procedimenti e 30 indagati.

La Procura con meno procedimenti per reati contro gli animali si conferma ancora una volta Savona con 4 procedimenti e 2 indagati. Quest’anno però, stranamente, sugli stessi numeri si attesta la Procura di Napoli Nord che negli anni scorsi ha presentato numeri ben diversi. Seguono Tempio Pausania (SS) con 12 procedimenti e 11 indagati; Vasto (CH) con 15 procedimenti e 4 indagati, Campobasso con 16 procedimenti e 2 indagati; Crotone con 18 procedimenti e 6 indagati; Lanciano (CH) con 19 procedimenti e 17 indagati; Aosta con 19 procedimenti e 10 indagati.

Per quanto riguarda i dati delle Procure presso i Tribunali per i Minorenni, i procedimenti sopravvenuti nel 2021, riferiti a 23 Procure su un totale di 29, pari al 79%, sono stati 24 con 32 indagati. Rispetto al 2020, si registra una variazione del +45% dei procedimenti (da 20 sono passati a 29) e del numero degli indagati (passati da 22 a 32).

La Procura per i Minorenni con maggior numero di procedimenti ancora una volta è Napoli, con 5 procedimenti e 6 indagati (in diminuzione rispetto all’anno passato quando i
procedimenti erano 6 e gli indagati 8). A Palermo, invece, si registra il maggior numero di indagati minorenni: 7, con 3 procedimenti.

A livello nazionale il maggior numero di ragazzi indagati, 19, è per maltrattamento di animali; 10, invece, quelli indagati per uccisione di animali. Seguono: 2 per reati venatori o contro la fauna selvatica, e 1 per traffico di cuccioli.

«Nonostante le difficoltà di lettura, le statistiche dei reati contro gli animali possono offrire indicazioni preziose e sufficientemente attendibili sull’andamento di tali reati nel nostro Paese. Per quanto di non facile lettura, questi dati possono costituire un elemento di forte valenza per la definizione di strategie di politica criminale – continua Troiano. – Non solo: analizzando la distribuzione geografica dei reati contro gli animali è possibile fare una mappatura della criminalità, crime mapping. La mappatura, fornendo indicazioni sulla manifestazione del reato nello spazio e nel tempo, consente di ipotizzare in modo attendibile la tendenza futura dei comportamenti criminali analizzati nelle aree interessate e di individuare hotspot nei quali il problema assume caratteri allarmanti. In criminologia, vengono definiti hotspot i punti di concentrazione della criminalità e sono strettamente correlati alla mappatura della criminalità, in quanto indicano quelle che sono le aree in cui il problema è maggiormente presente», conclude Troiano.

Corse clandestine di cavalli, ippodromi & scommesse
Cavalli, corse, scommesse e delinquenti: la presenza della criminalità nel mondo di cavalli, corse e ippodromi è sempre stata forte. Le corse clandestine di cavalli rappresentano il fenomeno più preoccupante tra i crimini zoomafiosi e confermano la loro pericolosità. «Occorrono provvedimenti efficaci e incisivi, e i numeri relativi alle corse clandestine e alle illegalità nell’ippica sono chiari: nel 2021 sono stati registrati 17 interventi delle forze dell’ordine, 12 corse clandestine denunciate, 130 persone denunciate, 32 cavalli sequestrati. In 24 anni, da quando abbiamo iniziato a raccogliere i dati per il Rapporto Zoomafia, ovvero dal 1998 al 2021 compreso, sono state denunciate 4169 persone, sequestrati 1384 cavalli e bloccate o denunciate 149 corse e gare clandestine», afferma Troiano.

Non solo l’ippica clandestina, ma anche quella ufficiale è minacciata dalle infiltrazioni criminali attraverso il controllo delle scommesse clandestine, delle gare truccate, del doping, dei furti di cavalli e delle intimidazioni.

Secondo i dati ufficiali relativi all’elenco dei cavalli risultati positivi al controllo antidoping, ai sensi del regolamento delle sostanze proibite, nel 2021, 60 cavalli che hanno partecipato a gare ufficiali sono risultati positivi a qualche sostanza vietata. Si tratta di gare svolte negli ippodromi di tutta Italia. Una vera e propria geografia del doping: Albenga, Aversa, Bologna, Castelluccio dei Sauri, Cesena, Corridonia, Firenze, Follonica, Napoli, Le Siepi di Cervia (RA), Milano, Modena, Montecatini Terme, Montegiorgio, Ozieri, Padova, Pisa, Pozzallo, Roma, Santi Cosma e Damiano, Siracusa, Tagliacozzo, Taranto, Torino e altri ippodromi italiani.

Queste, invece, alcune delle sostanze trovare nei cavalli da corsa nel 2021: Acido Tranexamico, Atropina, Benzoilecgonina (metabolita della cocaina), Betametasone, Butilglucuronide, Caffeina, Capsaicina, Carbazocromo, 7-Idrossiclorpromazina, Desametasone, Desciclopropilmetilfirocoxib, Diclofenac, Dimetilsulfossido, Diossido di Carbonio (TCO2),
Fenilbutazone, Firocoxib, Flunixin, Idrossietilpromazina-Sulfossido (metabolita Acepromazina), Ketamina, Ketoprofene, Mepivacaina, Metilprednisolone, Nandrolone Estranediolo, O-Desmetil-Venlafaxina, Ossifenilbutazone, Pramiracetam, Prednisolone, Salbutamolo, Sotololo, Teobromina, Teofillina, Testosterone, Testosterone Proprionato, Triamcinolone Acetonide, Xilazina.

L’affare dei canili e del traffico di cani
Secondo i dati in nostro possesso, sempre senza la pretesa di essere esaustivi, nel 2021, stime per difetto, sono stati sequestrati 11 tra canili e rifugi che complessivamente contenevano oltre 1200 cani; 8 le persone denunciate a vario titolo. Dal 2004 al 2021 compreso sono stati almeno 79 i canili sequestrati, con 9213 cani e 200 gatti, e 100 le persone denunciate.

Nei Paesi dell’Unione Europea vengono “movimentati” circa 46 mila cani e solo nella metà dei casi è possibile la tracciabilità, cioè ricostruire il percorso che li ha portati dalla nascita al destinatario: il resto diventa profitto per il mercato clandestino. Cani e gatti rappresentano un grosso giro d’affari che, come tale, attira anche gli appetiti di malavitosi e truffatori. La moda del cucciolo di razza alimenta un traffico milionario e, in questo quadro, la tratta dei cuccioli dai Paesi dell’Est si conferma uno dei business più redditizi che coinvolge migliaia di animali ogni anno e che vede attive vere e proprie organizzazioni transazionali. Solo nel 2021 sono stati sequestrati almeno 450 cani; 17, invece, le persone denunciate. Dal 2010, anno in cui è entrata in vigore la legge contro la tratta dei cuccioli, fino al 2021 compreso, sono stati sequestrati 7015 cani e 92 gatti (dal valore complessivo di circa 5.612.000 euro). 400, invece, le persone denunciate. Ovviamente sono stime per difetto. L’analisi della nazionalità delle persone denunciate conferma la transnazionalità di questo tipo di reato: russi, ungheresi, bulgari, serbi, moldavi, ucraini, slovacchi, rumeni, polacchi e, ovviamente, italiani.

I traffici internazionali di fauna e il bracconaggio
Il commercio di animali trova come via privilegiata di diffusione la Rete. Ai siti commerciali destinati appositamente alla vendita di animali si aggiungono siti di commercio e scambi tra privati, piattaforme di annunci, pagine Social a ciò destinate. Si tratta di un ginepraio, articolato e complesso, di difficile controllo e monitoraggio. Un mondo parallelo, a sé, che appare svincolato dalle regole vigenti in materia di commercio di animali e che presenta molti punti di fragilità e di rischio illegalità. Negli ultimi anni, i traffici a danno di animali, appartenenti sia a specie protette che non, sono aumentati notevolmente, come dimostrano indagini e inchieste realizzate nel nostro Paese e altrove. «Una nostra recente inchiesta ha dimostrato che solo il 38% degli annunci Internet relativi ad animali in CITES o protetti faceva riferimento all’esistenza di documentazione comprovante la regolarità del possesso, della vendita, o dell’allevamento, mentre per il restante 62%, non vi era nessun cenno alla documentazione – sostiene Ciro Troiano. – Ovviamente il non menzionare l’esistenza della documentazione autorizzativa non indica di per sé l’illegalità del possesso e della vendita, perché non è un requisito richiesto per la pubblicazione degli annunci; d’altro canto, ciò allo stesso tempo non ne attesta la regolarità e la legalità, e questo, per specie protette o particolarmente protette, rappresenta un grosso problema per la trasparenza dell’operazione. Chi verifica che la specie protetta posta in vendita sia di provenienza lecita? Come si fa ad accertare che non sia stata oggetto di cattura illegale o di traffico criminale?», si domanda Troiano.

Parlare di fauna selvatica e di animali esotici significa anche parlare di criminalità e non solo perché i traffici connessi sono crimini, ma anche perché molte sono le connessioni con altre forme di criminalità e con il traffico di armi rubate. Anche le forme di violenza, di resistenza, di opposizione ai controlli e l’uso di atteggiamenti e condotte aggressive non sono rari; insomma, il bracconaggio continua a manifestare la sua pericolosità. Note le infiltrazioni, soprattutto a Sud, di personaggi malavitosi nella cattura e vendita di cardellini e altri piccoli uccelli.

Tra i motivi per i quali il traffico di fauna selvatica prospera rientra sicuramente l’inefficacia delle sanzioni attualmente previste. Nel mese di maggio il Consiglio dei Ministri ha approvato tre Schemi di Decreti Legislativi proposti dal Ministro della Salute Speranza, in applicazione del Regolamento Europeo 429/2016 e della Legge di Delegazione Europea 53/2019. Si tratta di un passo importante per garantire più tutela per gli animali e per la salute umana e più prevenzione contro epidemie e pandemie. Tra i punti positivi vi è la modifica dell’art. 727bis del Codice penale con l’aggiunta di una sanzione penale punita con l’arresto da due a otto mesi e con l’ammenda fino a 10.000 euro per chi viola il divieto di commercializzazione di animali selvatici prelevati dall’ambiente naturale. “Riteniamo però che questo non basti a scoraggiare i trafficanti afferma Ciro Troiano. Un crimine di natura così importante richiede pene più persuasive e più incisive e per questo la LAV propone alle Commissioni parlamentari e al Ministro ulteriori miglioramenti agli Schemi di Decreti Legislativi anche sotto il profilo sanzionatorio”.

I pirati dei fiumi
Un pericolo per la fauna ittica viene dalla pesca di frodo: in diverse province del Nord e del Centro Italia, fiumi e laghi sono saccheggiati da bande di predatori umani: pescatori di frodo, quasi tutti stranieri dell’Est Europa, che dispongono di mezzi, barche potenti, furgoni-frigo, reti lunghe centinaia di metri, che occupano le sponde fluviali con ricoveri di fortuna e con bivacchi che deturpano il paesaggio, e che usano, spesso, intimidazioni e minacce nei confronti degli addetti ai controlli. Pescano di tutto e rivendono al mercato nero. Si stima almeno di tre milioni di euro l’anno il giro d’affari. Pescatori “paramilitari” senza scrupoli che fanno uso di elettrostorditori che nascondo lungo le rive, stordiscono il pesce e poi lo recuperano. È stato segnalato anche l’uso di sostanze chimiche. Si tratta di gruppi strutturati in modo organizzato per zone, con centinaia di “addetti”, che agiscono in squadre, e di notte. Il pescato, fatto di siluri, carpe, lucioperca e anguille, viene caricato su furgoni in contenitori di plastica. Questa “pesca di rapina” è diventato una vera emergenza. Oltre alle violazioni in materia di pesca vi sono violazione alle norme sanitarie, evasione fiscale, scarico abusivo di liquami, abusi edilizi, furti. Questi bracconieri dei fiumi uccidono, macellano e rivendono il pesce senza alcuna precauzione o controllo igienico-sanitario, con gli ovvi rischi conseguenti.

La “Cupola del bestiame”
Abigeato, falso materiale, associazione per delinquere, uso di sostanze vietate, uccisione e maltrattamento di animali, macellazione clandestina, frode in commercio, pascolo abusivo, ricettazione, truffa aggravata, contraffazione di marchi, commercio alimenti nocivi, percezione illecita di fondi pubblici, ricettazione: sono solo alcuni dei reati accertati nel corso del 2021 tra le illegalità negli allevamenti e nel commercio di alimenti di origine animale. Le infiltrazioni dei classici sodalizi mafiosi nel settore sono attestate da diverse inchieste e sentenze. «Le varie relazioni della DIA e della DNA continua Troiano -, sottolineano come l’intero comparto agro-silvo-pastorale costituisca per le organizzazioni mafiose un allettante e proficuo bacino d’interesse ove praticare illegalità diffusa, estorsioni, intimidazioni e imposizioni ai danni di imprenditori agricoli, ma anche cogliere le opportunità offerte dalle politiche di sostegno e finanziamento pubblico per lo sviluppo rurale».

Il fenomeno dell’abigeato, strettamente collegato alla macellazione illegale, diversamente da quanto si crede, non è presente solo al Sud. Certo, ci sono delle zone in cui l’abigeato è particolarmente diffuso per diversi motivi, non ultimi quelli storici e sociali, come la Sardegna, la Sicilia, la Puglia, il Molise ed altre regioni del Sud, ma l’“industrializzazione” del settore zootecnico ha fatto variare molto le coordinate e le dinamiche geografiche. Ad esempio, nelle province in cui ci sono molti allevamenti di mucche da latte il rischio abigeato è forte.

Diverse le forme di macellazione clandestina, che vanno da quella domestica, o per uso proprio, a quella organizzata, riconducibile a traffici criminali, da quella collegata alla caccia di frodo a quella etnica.

Il malaffare si manifesta anche nelle adulterazioni e contraffazioni alimentari. Le sofisticazioni di alimenti di origine animale rappresentano innanzitutto una violazione biologica della vita degli animali e un’offesa al loro benessere. Anche i “prodotti” adulterati di origine animale che non richiedono l’uccisione di animali, provengono da lunghe e silenziose sofferenze alle quali si aggiungono le adulterazioni. Le sofisticazioni si innestano in un sistema in cui la vita animale e quella umana hanno scarso valore: chi è capace di avvelenare le persone con cibo adulterato, non si preoccupa certamente della vita degli animali.

“Malandrinaggio” di mare: un malaffare a danno della biodiversità marina
Come per tutti i settori, anche quello della pesca non sfugge agli interessi della criminalità organizzata. Nelle varie edizioni del Rapporto Zoomafia, abbiamo dedicato decine di pagine alle penetrazioni delle mafie nel filone della pesca e, soprattutto, del controllo della vendita e dei mercati ittici.

Le varie illegalità nel settore ittico e la pesca di frodo la fauna marina, devastano i fondali, impoveriscono la biodiversità. Tonnellate di tonno rosso, di pesce spada, di molluschi, di novellame, di anguille, insieme a migliaia di ricci e a quintali di datteri di mare posti sotto sequestro nel nostro Paese nel 2021. La raccolta illegale di datteri di mare vede attive vere e proprie organizzazioni criminali che, come accertato in diverse inchieste, devastano l’ambiente con danni irreparabili ai delicati ecosistemi costieri.

Combattimenti tra animali
Nel 2021 non sono state registrate importanti inchieste o operazioni di contrasto, ma solo sporadici sequestri di cani: 52 i pit bull sequestrati in allevamenti clandestini, strutture illegali o in contesti criminali, e 8 le persone denunciate a vario titolo per reati che vanno dal maltrattamento alla detenzione incompatibile di animali. Recentemente, però, nel mese di marzo 2022, la Polizia di Stato ha portato a termine un’importante operazione a Canicattì (AG), località dove già in passato sono stati accertati casi simili, interrompendo un combattimento tra cani e cogliendo sul fatto decine di persone, tra cui due minorenni. Si tratta di un’inchiesta tra le più significative degli ultimi anni, che ha confermato la pericolosità sociale di questo crimine.

La diminuzione delle attività di polizia giudiziaria, sotto il profilo qualitativo e quantitativo, non corrisponde, in realtà, ad una riduzione dell’attività criminale, che continua e che da tempo ha trovato nuovi canali organizzativi, come pagine e gruppi Social. Negli anni scorsi sono state portate a termine diverse inchieste che hanno dimostrato come i gruppi criminali dediti alle lotte clandestine siano diramati su tutto il territorio nazionale e facciano un uso spregiudicato dei Social. Molti di questi gruppi utilizzano Internet per fissare incontri, organizzare i combattimenti, pattuire scommesse, comprare e vendere cani.

Dal 1998 fino al 2021 compreso sono stati sequestrati circa 1342 cani e 120 galli da combattimento. 534 le persone denunciate, comprese 17 arrestate. Almeno 3 i combattimenti interrotti in flagranza. I reati correlati vanno dallo spaccio di sostanze stupefacenti all’associazione per delinquere, dalla violazione di domicilio al furto di energia elettrica, dall’invasione di terreni alla ricettazione degli animali.

Internet e traffici di animali
Internet rappresenta lo strumento principale per la diffusione di immagini e video relativi a varie forme di uccisione e maltrattamento di animali. fattore criminogeno per molte condotte a danno degli animali. Immagini e video simili fanno il giro del mondo attraverso social network e scatenano un pericoloso effetto emulativo.

La diffusione di immagini e video riguarda diverse tipologie di maltrattamenti che vanno dall’uccisione gratuita (es. animali dati a fuoco, lanciati da edifici, scuoiati vivi, ecc.) al maltrattamento violento (animali picchiati, feriti, appesi, usati come bersaglio, ecc.) a fenomeni più complessi come il crush fetish, i combattimenti tra animali, le corse clandestine di cavalli, la zooerastia.

Schematicamente, i principali modi di utilizzo di Internet per attività illegali contro gli animali sono:

  • diffusione di immagini e video relativi ad uccisioni e atti di violenza contro animali;
  • commercio e traffico di animali;
  • raccolta di scommesse su competizioni tra o di animali;
  • promozione di attività illegali a danno di animali;
  • truffe e raggiri con uso fittizio di animali.

Zoocriminalità minorile: la “scuola” della violenza
Infine, la zoocriminalità minorile, ovvero il coinvolgimento di minorenni o bambini in attività illegali con uso di animali o in crimini contro gli animali. «La cultura in cui si sviluppano forme di violenza contro gli animali, e in particolare la zoomafia, ha come riferimento un modello di vita basato sulla prevaricazione, l’aggressività sistematica, il disprezzo per le ragioni altruiafferma Troiano. – I “valori” di riferimento sono l’esaltazione della forza, la mascolinità, il disprezzo del pericolo, il potere dei “soldi”. In questa dimensione valoriale, le corse clandestine di cavalli o i combattimenti tra cani trovano una facile collocazione. I bambini e gli adolescenti coinvolti vengono proiettati in un mondo adulto, “virile”, dove la sicurezza individuale e la personalità si forgiano con la forza, con l’abitudine all’illegalità, con la disumanizzazione emotiva».

Inquietanti e preoccupanti i casi elencati nel Rapporto, spesso motivati da mera crudeltà e insensibilità per la sofferenza altrui: tagliare le orecchie a un cucciolo di cane; uccisione di pesciolini rossi prelevati da una fontana pubblica; tentativo di bruciare vivo un gatto o di impiccare un pit bull; uccisione di anatre a sassate.

«La normativa di riferimento, soprattutto negli aspetti sanzionatori, risulta del tutto inadeguata a contrastare un fenomeno criminale così diffuso afferma Troiano. – Purtroppo, è evidente che, nonostante alcuni casi di maltrattamento incontrino grande eco, questi crimini – e, di conseguenza, i loro agenti – sono tollerati in modo più indulgente dalla legislazione e dalla società in confronto ad altre trasgressioni, in netta coerenza con la prospettiva antropocentrica. Più che pena giusta, ovvero adeguata all’offesa e idonea a risarcire il danno arrecato, scorrendo le condanne delle sentenze, laddove ci sono, si ha la sensazione di trovarsi alla presenza di meri scappellotti giuridici, di una lavata di testa giudiziaria, di poco più di un ammonimento, di una pena meramente formale. In questo contesto, appare ancora più impellente la necessità di rinnovare il nostro apparato giuridico. Purtroppo, la proposta di modifica alla normativa sulla tutela penale degli animali è ferma da mesi nella Commissione Giustizia del Senato e non vi è speranza, ormai, per un’approvazione in questa Legislatura. Ci auguriamo che dopo le elezioni del mese di marzo 2023 il nuovo Parlamento e il nuovo Governo approvino in poco tempo l’inasprimento delle pene con la riforma della legge 189 oggetto della nostra petizione #MISALVICHIPUÒ. Non sono rinviabili ulteriormente le modifiche alla normativa vigente, non solo sotto l’aspetto sanzionatorio, ma più in generale dell’intero sistema di prevenzione e di tutela penale degli animali. È un dovere garantire giustizia, con una pena giusta e proporzionata, alle vittime. A qualsiasi vittima, di qualsiasi specie», conclude Troiano.

LAV è nata nel 1977. Da allora, ogni giorno, si batte per l'affermazione dei diritti degli animali e combatte ogni forma di sfruttamento animale. Un mondo dove ogni singolo animale abbia libertà, dignità, vita. Segui e sostieni le attività della LAV sul sito ufficiale: www.lav.it

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