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21 Maggio 2025

LAV: Lettera aperta al Presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti su gestione attività degli orsi

Lettera aperta della LAV al Presidente della Provincia Autonoma di Trento dopo la morte dell’orsa F43

Egr. Presidente,

l’orsa F43 è morta a seguito di un tentativo di cattura. Non si tratta del primo caso nella gestione attiva degli orsi della Provincia di Trento. Accadde a Daniza nel 2014, quando l’11 settembre non si risvegliò più dalla telenarcosi e il veterinario responsabile, denunciato dalla LAV, decise di accedere all’oblazione per evitare il procedimento giudiziario.


Accadde anche nel 2008, quando una giovane orsa annegò nel lago di Molveno in seguito ad un’operazione di telenarcosi. M5, un altro orso che faceva parte del progetto di reintroduzione in Trentino, venne ucciso nel 2011 in Slovenia, perché si pensava che avesse contratto la rabbia, in quanto era stato visto sbattere ripetutamente la testa contro le rocce, in realtà dopo la sua uccisione emerse che tale comportamento era dovuto al soffocamento indotto dal radiocollare troppo stretto. Anche JJ5 venne ucciso nel 2012 all’età di sei anni a seguito della somministrazione della telenarcosi dopo essere stato catturato con la trappola a tubo e con la stessa modalità anche F43 non è sopravvissuta alle complicazioni conseguenti l’iniezione che avrebbe dovuto sedarla nella trappola a tubo, per consentire la sostituzione del radiocollare di cui era dotata dallo scorso anno.

La provincia di Trento negli anni ha quindi dato numerose dimostrazioni della sua incapacità nel gestire correttamente le operazioni di cattura degli orsi, anche quelle legate alla gestione del radiocollare.

Per questo motivo vogliamo accertare la verità per capire quello che è realmente successo durante le operazioni di cattura dell’orsa e qualora emergessero delle responsabilità non esiteremo a denunciare. Per questo chiediamo alla Provincia tutti i rapporti medici e le relazioni del Corpo Forestale legati alle operazioni di cattura di F43, vogliamo sapere se le procedure si sono svolte correttamente e se il personale veterinario aveva a disposizione tutta la strumentazione d’emergenza per eseguire le importanti operazioni di rianimazione dell’animale in caso di necessità, cosa che era mancata nel 2014 quando Daniza morì dopo l’inoculazione del narcotico a seguito di una crisi che il veterinario non riuscì a contenere proprio perché privo degli strumenti necessari.

L’orsa F43 era considerata “confidente” perché aveva imparato che le aree urbanizzate sono una fonte inesauribile di cibo e per questo motivo le frequentava regolarmente. Un comportamento indotto dalla presenza in quell’area di cassonetti dei rifiuti non adeguatamente protetti, del quale sono quindi responsabili tutte le amministrazioni provinciali che negli anni si sono succedute senza mai provvedere alla messa in sicurezza delle fonti di cibo di origine antropica.

Se F43 era un’orsa confidente, la responsabilità è esclusivamente di noi umani, la mancata messa in sicurezza dei cassonetti dei rifiuti da parte della Provincia, che in più di 20 anni non è riuscita a completarne la sostituzione con quelli provvisti di dispositivo anti-orso, è di fatto la causa della spregiudicatezza degli orsi che in quei cassonetti identificano una mensa a disposizione, al punto da riuscire a superare la loro innata paura nei confronti dell’uomo.

Gli orsi trentini non possono più essere perseguitati fino alla morte per le inadempienze dell’Amministrazione provinciale, perché il ritardo nella sostituzione dei cassonetti è la prima, vera, causa dell’avvicinamento degli orsi alle aree urbane.

Quanto dovranno ancora attendere i cittadini e gli orsi trentini per poter finalmente vedere realizzata quella convivenza pacifica che, come risaputo da tutto il mondo scientifico, non può prescindere dal controllo delle fonti di alimentazione?

In attesa di una sua gradita risposta, porgo distinti saluti

Massimo Vitturi, responsabile LAV, Area Animali Selvatici




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