I cavalli sono animali che non modificano l’ambiente. Questo dovrebbe sempre ispirarci a fornire ai cavalli la migliore sistemazione possibile quando vivono in scuderia.
Le necessità del cavallo sono acqua, cibo, interazioni sociali e la cura della sua salute. In natura, il cavallo non dorme di notte e sta sveglio di giorno, non mangia erba secca, o mangimi pellettati due o tre volte al giorno. Quando i cavalli hanno sete, in natura trovano un corpo d’acqua, bevono e si bagnano gli zoccoli, o persino ci fanno il bagno. In scuderia, l’unica acqua cui i cavalli possono accedere è in un contenitore assai piccolo.
Le compagnie che costruiscono scuderie hanno ampiamente studiato il problema dal punto di vista della funzionalità di gestione. Cosa possiamo fare, noi, per migliorare quello che offre la struttura della scuderia? Cosa può alleviare lo stress che imponiamo ai nostri cavalli?
Alcune misure efficaci, non devono essere anche costose! Per fare sentire a loro agio i cavalli, anche in scuderia, alcune soluzioni possibili sono imparare come capire e comunicare con i cavalli indipendentemente dall’addestramento, e prendersi cura dell’aspetto sociale della loro vita.
Comprensione e comunicazione
La relazione tra uomo e cavallo, detta horsemanship, è sicuramente un concetto originato dalla componente umana. E’ scaturito dalla nostra ricerca, tipicamente umana, di mettersi al comando, ma ancora troppo spesso i cavalli a causa del nostro comportamento non ci riconoscono spontaneamente come leader. Alla base di questo problema è la mancanza di comunicazione immediata, quella che il cavallo capisce senza dover essere appositamente condizionato.
Quando un uomo o un cavallo non capiscono cosa gli viene chiesto, non sono motivati a partecipare volontariamente in una relazione. Noi uomini ovviamo al problema trattenendo il cavallo con recinti o finimenti, e così facendo, aggiungiamo paura e insicurezza da ambo le parti. Queste emozioni sono una parte del comportamento che è difficile controllare nella sua espressione.
Il cavallo, come ogni creatura vivente, si mette in relazione con l’ambiente e gli altri individui attraverso i sensi. In tale modo raccoglie informazioni su cui basa il suo comportamento, che è l’espressione, conscia e inconscia, più completa di ogni individuo. Con “Human Horse Sensing” ci proponiamo di iniziare l’horsemanship senza trattenere il cavallo con vincoli e creando un ambiente che riduca lo stress, che favorisca l’addomesticamento e aiuti la relazione da ambo le parti. Il concetto di leadership è sempre uno dei punti chiave, assieme alla conoscenza e all’uso della comunicazione tra cavalli. Iintendiamo quella comunicazione che, attraverso il movimento, permette universalmente di comunicare tra specie animali diverse, o anche tra etnie umane che parlano linguaggi diversi.
I cavalli interpretano il comportamento individuale (inclusa l’intenzione, l’umore, la motivazione, la confidenza e la consapevolezza di ciò che sta attorno), e possono rispondere modulando la loro posizione relativa (a voi!) nello spazio; la loro risposta è in relazione a dove sono e dove stanno andando.
Per il cavallo il linguaggio della comunicazione non cambia quando si trova in libertà, o sotto la sella, o confinato nel box, ma trattandosi di movimento, l’essere in una scuderia sicuramente impone una limitazione fisica alla comunicazione tra uomo e cavallo. Quando non è in grado di esercitare una scelta nei suoi movimenti, il cavallo non può esprimersi. Questo è ciò che accade quando lo teniamo vincolato! Stile di monta a parte, una delle cose che possiamo fare per iniziare la relazione da uomo a cavallo è imparare il significato che lo spazio ha per lui.
C’è una distanza che è molto importante conoscere. Io la chiamo “spazio di sicurezza” per il cavallo e possiamo facilmente determinarla quando lo liberiamo in un ampio recinto. E’ la distanza che il cavallo mantiene dagli oggetti a lui non familiari o che considera pericolosi da avvicinare. Se lasciamo libero il cavallo e proviamo ad avvicinarlo quando ci vede con ambedue gli occhi, lui può scegliere di stare fermo e lasciarci avvicinare, o può andarsene via.
Se ci lascia avvicinare tanto da poterlo toccare, la distanza di sicurezza è momentaneamente inesistente, il cavallo si fida di noi; mentre se si sposta, abbiamo trovato la sua distanza di sicurezza. Non è un’entità fissa, ma una scelta personale del cavallo, basata sulla sua esperienza di vita e che varia per lo più con le circostanze. Essere coscienti delle circostanze è molto importante. Terminare il nostro tentativo di avvicinamento, se il cavallo cerca di sottrarvisi, è il modo migliore di mostrare che lo rispettiamo facendolo in un modo che lui comprende.
Nella nostra esperienza, abbiamo constatato che, se ci fermiamo quando il cavallo cerca di allontanarsi, nella maggior parte dei casi, dopo alcuni tentativi, loro rispondono diventando curiosi e lasciandoci avvicinare. L’interruzione del tentativo di avvicinamento è il nostro atto che dice al cavallo che abbiamo capito la sua comunicazione.
E’ molto importante non confondere le parti, bisogna che siamo noi ad avvicinare il cavallo, e non lui ad avvicinare noi, o il significato di fidarsi non è chiaro. L’azione diventa l’opposto, è il cavallo ad entrare nel nostro territorio e siamo noi a fidarci di lui.
Cosa c’entra tutto questo con la vita di scuderia? Ovviamente è difficile determinare la distanza di sicurezza in uno spazio così ristretto.
Se vedete un cavallo che mostra atteggiamento minaccioso verso chi passa davanti alla porta del box, potete scommettere che il suo spazio è veramente troppo ristretto e che la distanza di sicurezza è, per lui, al momento, un problema. Dato che non possiamo addestrare tutti i cavalli che incontriamo, è sempre un’ottima idea essere coscienti della situazione quando passiamo davanti alla porta del box di un cavallo, e in modo speciale di uno che esibisce comportamento minaccioso. Semplicemente tenere i nostri occhi sul cavallo può essere la differenza tra agire da leader o prendersi un morso.
Natura sociale e personalità
Il cavallo ha una natura sociale, e tende a cercare una guida da seguire. La vita di scuderia pone un limite severo alla sua socialità, anche quando il cavallo può sentire o vederne altri. La pratica di tenere i cavalli in scuderia ha lo scopo di servire gli attuali bisogni degli appassionati, focalizzando la vita dei cavalli sulla loro controparte umana, per leadership, attenzione, affezione e senso di essere, assieme al proteggere il cavallo da problemi che potrebbe avere da contatto con altri cavalli.
La natura del cavallo, tuttavia, non si spegne mai; anche in scuderia loro riescono a identificarsi in un branco e in una gerarchia.
Specialmente nell’ambiente della scuderia, dove lo spazio fisico è limitato, diventa apparente che i cavalli hanno la necessità di uno spazio personale, che è anche correlato con la natura più o meno sociale di ogni individuo. Cavalli altamente sociali, che potrebbero stare meglio in branchi al pascolo, tollerano meglio il confinamento in strutture che permettono il contatto visivo o tattile con i vicini.
In ogni scuderia ci saranno sempre personalità che non vanno d’accordo con altri. Possiamo incontrare le loro esigenze di fare parte del branco cercandogli un vicino più adatto, o usando soluzioni come il recinto elettrico, per limitare il contatto, ma lasciando che si vedano. Cavalli dalla natura meno sociale hanno bisogno di uno spazio maggiore attorno a loro per sentirsi al sicuro e, potrebbero sentirsi intimiditi dal fatto di poter percepire la presenza di altri cavalli in uno spazio ristretto. Paradossalmente, dato lo spazio limitato, e contro cosa potrebbe sembrare naturale, questi cavalli stanno meglio in strutture che non permettono il contatto visivo con i vicini.
La vita dei cavalli che vivono in una scuderia è regolata spesso dall’apertura e chiusura del box, che può anche essere l’unica fonte di stimoli per il cavallo. La possibilità di vedere altri loro simili aggiunge conforto alla loro vita. Tenere in conto la socialità nella costruzione di una scuderia è fondamentale, specialmente se consideriamo che il cavallo passa la maggior parte del suo tempo da solo nello spazio che gli diamo.
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HH Sensing è nato per chiarire le radici del comportamento equino, le loro relazioni sociali e come comunicare con loro scegliendo le azioni più appropriate, in contesti che i cavalli capiscono incondizionatamente.
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Lo scopo dei corsi è la costruzione di stabili fondamenta per la relazione da uomo a cavallo e metterli in pratica in ogni situazione in cui ci troviamo a interagire con i cavalli, a terra e in sella, con e senza finimenti.
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L’articolo completo è pubblicato sulla rivista INFORMA n. 3/2024
Nata e cresciuta a Milano, ora vive con la sua famiglia in California. Laureata in veterinaria, attualmente addestratrice di cavalli e istruttrice con Human Horse Sensing, organizza corsi online e di persona presso strutture equestri anche in Italia. Migliorare la comunicazione tra uomo e cavallo è sempre stato il fulcro della sua attività iniziata 30 anni fa all'ippodromo di S. Siro a MIlano. Autrice del libro "Human Horse Sensing Horsemanship", pubblicato in inglese e italiano da Edizioni Equitare. Scrive e illustra articoli sul cavallo in Italia e negli Stati Uniti.
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