In accordo con Diego Verzegnassi, sosteniamo che lavorare con i cavalli da tiro permette di avere un profondo contatto con la terra e corrisponde a una riappropriazione del suolo da parte del vignaiolo. “Lavorare la terra” ritrova senso: donare respiro, ossigeno, vita.
Per questo ringraziamo tutti i soci, i sostenitori e gli amici, come Riccardo Ciriani, esperto stalliere e maestro del benessere animale, Monique e Diego per avermi ispirato con la cavalla di razza Percheron, Melody, Fabio e Erica della Societ agricola Zagara, colleghi orticoltori, e Aldo Ariis di Clauiano per la disponibilità nel condividere le esperienza e averci offerto la possibilità di applicarle sul campo.
Le viti coltivate con i metodi convenzionali soffrono di gravi disequilibri e carenze, che in meno di quarant’anni hanno drasticamente ridotto l’aspettativa di vita dei vigneti nazionali. Inoltre, la meccanizzazione alla base dello sviluppo di alcune malattie particolarmente virulente, che la trazione animale può evitare, permettendo al vignaiolo di avere cura e sensibilità nell’utilizzo degli attrezzi e nel rispetto dell’integrità di ogni singola pianta, cose che la macchina non può offrire. Pensiamo, ad esempio, alla precisione che fa della “scalzatura” del piede della vite una “danza lipizzana” per arieggiare le radici arando: primitiva forma d’arte con il cavallo e la sua memoria di cedere il passo alla forza di una radice, ancor prima di dover dire “Oooh… Très bien Fantôme!” Mentre lo seguo è profumo di ponca fresca e una melodia di squittii di topolini in fuga tra gli zoccoli e i piedi, colti nella tana dalle arature assieme a pingui lombrichi, e poi sbuffi di tarassaco. E uccelli posati sulla groppa.
Sono tante le ragioni per il suo ritorno in agricoltura in modo virtuoso: il cavallo da lavoro “naturalmente” bio: offre un’energia naturale e rinnovabile, rispettoso della vita della terra, evita la compattazione del terreno, può lavorare anche nei luoghi più difficili e rispetta l’ambiente vegetale e animale. Insomma, la presenza dei cavalli su un settore ha un impatto sociale benefico. Davanti a tanti benefici in Francia si sono sviluppati diversi mestieri ricreando una vera filiera: Allevatori, Addestratori, Scuole di formazione diplomanti a tutti i mestieri relativi al cavallo, fabbricanti di attrezzi agricoli specifici, come nuovi macchinari o arnesi. La conduzione della vigna avviene in piena armonia con la natura, con l’ambiente e con l’ecosistema il lavoro dei terreni esclusivamente con il cavallo implementato da tutte le pratiche volte a favorire la biodiversità e l’auto-difesa delle piante. Oggi, soprattutto, bisogna contrastare il pregiudizio: “La trazione animale nelle viti costa caro!”
Dal 2 al 3 % dei vigneti francesi lavorato con la trazione animale e questo presenta numerosi vantaggi sul piano agronomico, ambientale ed economico. A questo bisogna aggiungere il recupero del terreno che ritrova la sua dinamicità e, alla fine, a lungo termine, il cavallo diventa redditizio. Fantôme 8, un cavallo Trait Comtois di cinque anni, baia e crine nero, docile, curioso e cooperativo, addestrato alla vita di campagna da Jean Louis Cannelle e C line Eisenzaemmer a Villers-sous-Chalamont (Doubs), culla della trazione animale nella Francia orientale.
Dal 6 Novembre 2020 socio della cooperativa agricola Equiplante, attiva da tre anni nella mezzaluna fertile per i vini del Collio friulano, dove affianchiamo le famiglie che producono vino dalle potature invernali fino alla vendemmia usando le mani e la testa.
Presto inizieremo insieme a Fantôme la lavorazione del suolo, entrando in punta di zoccolo nel paesaggio rurale del Friuli- Venezia Giulia con l’intento di operare una trasformazione in linea con la nostra filosofia di difesa della natura e di stimolo di migliori economie e pratiche agricole. Noi per primi, infatti, abbiamo investito credendo nella necessità di lavorare con una fonte di energia viva e sostenibile.
La nostra base a Corno di Rosazzo, località Gramogliano (Udine); Fantôme vive l vicino, alla Fattoria Didattica E-motiva di Tancredi Chinese e Célia Laurent. A loro ci siamo affidati per apprendere, in complemento ai comandi con le redini, le numerose possibilità di comunicazione uomo-cavallo: verbale, tramite la voce del conduttore, e non verbale attraverso la posizione del corpo, la mimica e le buone intenzioni che ci permettono di stabilire un legame adeguato e armonioso durante il lavoro.
Il percorso che ci ha portato a Fantôme iniziato nel 2018-19 frequentando due corsi per la formazione e specializzazione nella lavorazione con il cavallo nei vigneti presso il Liceo Agricolo Le Valentin a Bourg les Valence nella valle del Rodano, organizzato dal Réseau Professionnel Auvergne Rhône Alpes de Traction Animale,. Si tratta di un’associazione di professionisti che utilizzano la trazione animale (asini, cavalli, muli e bovini) e che forniscono di vari servizi la comunità e il territorio, con l’esempio di imprese ecologicamente ed economicamente appropriate alle regioni rurali. Ottimi insegnanti i due esperti “prestataire de vigne” (terzisti), Philippe Escalle e Bret Thierry, nei vigneti della scuola con i loro cavalli, finimenti e attrezzi ci hanno dimostrato che si pu fare con soddisfazione questo mestiere dimenticato. Come finimento per Fantôme abbiamo scelto il Belly Backer Harness, bardatura e collana dell’America del Nord, misurato e approntato dallo staff di Pferde Stark in Germania; il nostro attrezzo il polivalente Multi-V, frutto della precisa officina Equidea di Albano Moscardo di Verona. Abbiamo, inoltre, ricevuto in dono attrezzi e finimenti locali (friulani) dall’Associazione Natura Cavalli e Carrozze, che stiamo utilizzando con profitto durante il nostro addestramento insieme a Fantôme. E alla fine, voilà, il cavallo Vignaiolo presto pronto.
AL SERVIZIO DELLA TERRA “Nel 1958 a dodici anni, finita la scuola dell’obbligo vado a lavorare da una famiglia di mezzadri, come Famei (Famiglio), in un’azienda agricola dove la coltivazione dei campi viene eseguita con i cavalli guidati con le redini e con l’ausilio della voce. Ricordo in particolare Albo e Baio, cavalli Posauka (croati), con i quali si facevano i lavori della vigna con l’aratro, l’erpice, i trattamenti del solfato di rame e lo zolfo, semina, raccolta, taglio dei cereali e trasporti. Questa esperienza mi ha dato un grande insegnamento e mi ha lasciato la passione del lavoro con i cavalli. Fino al 1963 si seminava e si raccoglieva quello che la terra dava senza sfruttarla e maltrattarla poi, sostituendo questo modo di lavorare con la meccanizzazione, la chimica e le culture intensive, l’esperienza, il lavoro manuale, il letame della stalla, la biodiversit non vennero pi apprezzati. Oggi necessario di nuovo mettersi al servizio della terra.” questo che voglio promuovere con l’Associazione Natura Cavalli e Carrozze di Fiumicello (UD).
Di Alessandro Franco, Responsabile del progetto Trazione Animale,
Cooperativa Agricola Equiplante.
Photo credits: Alessandro Franco e Diego Verzegnassi,
equiplante@gmail.com