Il cambiamento dei sistemi alimentari si inserisce tra le strategie adottate per contribuire raggiungere alcuni dei diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dall’ONU che costituiscono il nucleo vitale dell’Agenda 2030.
Il secondo obiettivo, Zero Hunger, si prefigge di porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile: contiene diversi target che mettono in luce numerose interconnessioni con altri obiettivi dello sviluppo sostenibile. Il dodicesimo, Sustainable Consumption and Production, punta a garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo. Per “fare di più e meglio con meno”, aumentando i benefici in termini di benessere tratti dalle attività economiche, attraverso la riduzione dell’impiego di risorse, del degrado e dell’inquinamento nell’intero ciclo produttivo, migliorando così la qualità della vita
Il modo in cui viene prodotto il cibo, ciò che viene consumato e la quantità che va persa o sprecata influisce fortemente sulla salute delle persone e del Pianeta e lo sviluppo di sistemi alimentari sani, la forte riduzione delle eccedenze e degli sprechi alimentari e il miglioramento delle pratiche di produzione alimentare saranno pertanto le questioni cruciali per il raggiungimento degli SDGs e il rispetto dell’Accordo di Parigi.
Per le molteplici interconnessioni, i molteplici impatti che tali sistemi hanno sull’ambiente e sulla salute umana, oltre che per le loro implicazioni etiche, gran parte di questo dibattito si è concentrato in particolare sulle problematiche legate agli animali da reddito allevati per produrre il cibo. E proprio se si guarda al ruolo della produzione alimentare nel contribuire alla produzione di gas climalteranti, come professione medico veterinaria non possiamo sottrarci dall’intervenire in questo vivace dibattito che coinvolge la comunità scientifica portando all’attenzione della società non solo il tema dell’impronta ecologica degli alimenti ma anche quello dei diritti degli animali allevati per la produzione degli allevamenti.
Invero come medici veterinari se da un lato dobbiamo preoccuparci degli effetti negativi derivanti alla salute degli ecosistemi dal cambiamento climatico dall’altro non possiamo non interrogarci sulle cause che lo determinano e con il massimo impegno possibile dobbiamo cercare adeguate soluzioni per contribuire al contrasto del fenomeno.
Questo impegno deve essere considerato da un lato come un dovere che ci deriva dal ruolo sociale della nostra professione, incardinata nel tessuto produttivo del nostro Paese, dall’altro come un’opportunità di poter concorrere, grazie alle nostre competenze, a migliorare il sistema produttivo sia in termini di impatto ambientale che di miglioramento delle condizioni di vita degli animali allevati.
Non abbiamo certezze ma molte domande e non intendiamo sottrarci al dilemma – anche etico – che questo implica, in un rapporto dialogico con tutti coloro che a vario titolo sono coinvolti nel tema: allevatori, trasformatori, aziende, pubbliche amministrazioni, consumatori, associazioni, istituzioni politiche italiane ed europee per la necessaria revisione legislativa anche in tema di diritti degli animali.