del Dott. Simone Ferrian
La ricerca scientifica medica, a seguito di un’inaspettata inversione di tendenza, è giunta a comprendere che i migliori approcci terapeutici debbano assecondare il più possibile la naturale evoluzione degli eventi, ovvero non debbano almeno opporsi alle naturali reazioni organiche.
A tal proposito in chirurgia, dopo diversi insuccessi, è stato visto come la risposta della materia vivente all’insulto chirurgico non corrisponda sempre alle attese sperate.
Il buon chirurgo è colui che invece di scontrarsi con le risposte tissutali, conosce e sa sfruttare le proprietà della materia vivente per ottenere i migliori risultati.
In campo zootecnico, la gestione degli animali, è stata modificata nel senso di un’intensivizzazione più razionale degli allevamenti, volta ad un maggior rispetto dei normali processi fisiologici animali. Anche in questo caso il risultato è stato un inaspettato incremento produttivo.
Se la scienza, si è limitata ad attenersi alle leggi della natura, la filosofia ha addirittura invocato dette leggi come uniche possibili chiavi della vita.
Naturalmente mi riferisco alle più recenti tendenze del pensiero, volte alla ricerca della natura come fonte di benessere e via di salvezza.
Gli allevamenti biologici, le coltivazioni biologiche, le beauty farms, la medicina naturale trovano ragione nelle attualissime richieste del mercato.
Dall’altra parte, i prodotti tecnologici, gli OGM, le industrie, l’agricoltura e l’allevamento intensivi, i mezzi di trasporto, i campi elettromagnetici, le tecnologie atomiche e nucleari, disturbano la nostra sensibilità di persone stressate e psicologicamente condizionabili.
Purtroppo la discussione relativa al “terrorismo” tecnologico contrapposto ai “benefici” delle scelte naturali, esula dagli obiettivi del presente articolo.
Mi limiterò a sostenere la possibilità di un’integrazione fra tecnologia e natura, fra ingegneria genetica e approccio biologico.
In effetti, la simbiosi tra l’approccio naturale e quello artificiale risponde perfettamente alle idee che tenterò di esprimere.
L’approccio naturale, relativamente al mio campo d’indagine, implica la sferratura del cavallo ed il conseguente impiego senza ferri.
L’approccio artificiale corrisponde ovviamente all’impiego del cavallo ferrato.
Fig. 1. Elaterio. Da Adams’
Alcuni studi in diverse parti del mondo hanno recentemente condotto al rifiuto della ferratura o quanto meno alla ricerca di un metodo naturale di pareggio e di ferratura.
Le ricerche effettuate prendono le mosse dallo studio dell’anatomia funzionale e della fisiologia dello zoccolo.
Lo zoccolo è soggetto alla forza peso del cavallo. Il peso è a tutti gli effetti, una forza, a causa del fenomeno della gravità.
Una forza applicata su un corpo o su una superficie, determina una deformazione. La deformazione può essere sensibilmente apparente o meno: è ben visibile sui corpi o superfici, morbidi.
La forza peso del cavallo grava su ossa, articolazioni, angoli articolari, zoccoli e sul terreno. La deformazione prodotta in dette entità, può essere elastica o permanente. Il terreno è un corpo sia elastico che plastico, perciò risponde alla pressione in entrambi i modi.
Lo zoccolo è prevalentemente elastico: ritorna alla forma originaria quando cessa la pressione.
In particolare, l’espansione dello zoccolo in appoggio è detta “elaterio”. Lo zoccolo è quindi soggetto a serie ritmiche di espansioni-restringimenti, durante la deambulazione.
Fig. 2. Cuscinetto digitale. Da Hickman-Humphrey
Le serie di espansioni-restringimenti, attraverso l’intervento delle strutture podali compreso il cuscinetto digitale, producono delle pressioni sui vasi sanguigni. La conseguente azione di pompaggio favorisce il ritorno del sangue verso cuore, il cui reflusso è impedito dalla chiusura passiva di speciali valvole venose a “nido di rondine”, localizzate nei vasi venosi degli arti.
Il descritto sistema di pompaggio ematico è particolarmente importante nel cavallo vista l’assenza di ventri muscolari, dalle articolazioni dei garretti e delle ginocchia (zootecniche: degli arti anteriori) in giù. Al contrario, nell’uomo è la contrazione dei muscoli delle gambe e delle cosce a coadiuvare la risalita del sangue contro la forza di gravità. Tutto ciò a dimostrazione dell’importanza dell’elaterio.
L’espansione dello zoccolo è massima nella regione dei talloni e decresce sensibilmente attraverso i quarti e le mammelle, per divenire pressoché nulla in punta.
Recenti studi sono giunti a dimostrare l’influenza negativa della ferratura sull’elaterio. Secondo i citati studi, la ferratura andrebbe abortita.
Un altro evidente vantaggio del cavallo sferrato è la realtà di un pareggio più fisiologico e naturale dell’unghia.
Al contrario uno zoccolo ferrato, oltre a non fruire di un pareggio naturale, è attraversato da pericolose vibrazioni, originatesi nell’impatto tra ferro e terreno.
A fare le spese di queste vibrazioni, sono le strutture osteo-artro-tendinee superiori.
Nonostante evidenti controindicazioni, la ferratura resta, almeno in alcuni casi, indispensabile.
Se molti dei nostri cavalli sono in grado di procedere nel proprio lavoro anche sferrati, altri non sarebbero in grado di assolvere i loro compiti. I cavalli da lavoro, da endurance e quelli da carrozza, sottoposti a lunghe marce su substrati abrasivi, non possono fare a meno dei ferri. Un chiaro esempio di questa affermazione è la rotazione dei cavalli sferrati, praticata dai pellerossa americani, i quali nutrivano per altro un grande rispetto per i cavalli.
In tal senso la ferratura risponde bene alla definizione di “male necessario” almeno per una buona parte dei cavalli.
Fig. 3. Simmetria dello zoccolo. Da Adams’
Lo zoccolo ferrato è come detto, soggetto alle vibrazioni prodotte dal ferro durante l’impatto con il terreno. A prescindere dalla possibilità di impiego di materiali meno concussivi come alluminio e resine, è da segnalare che se da una parte il ferro produce cattive vibrazioni, dall’altra rende lo zoccolo molto meno sensibile con la conseguenza di un appoggio più sicuro anche su substrati duri.
Per contro, l’alluminio permette un appoggio altrettanto sicuro senza l’insulto meccanico vibratorio.
Lo zoccolo sferrato diventa anch’esso meno sensibile perché diviene progressivamente più duro, tuttavia il progressivo logorio tende ad avere la meglio sulla durezza.
Alcune considerazioni vanno invece fatte circa il pareggio naturale dell’unghia. Il pareggio naturale, tipico del cavallo sferrato, ha la peculiarità di permettere allo zoccolo di atterrare “piatto”. Ciò significa che nessuna parte dello zoccolo guadagna il terreno prima delle altre. Al contrario, altri metodi di pareggio ricercano la simmetria del piede.
Fig. 4. Piede asimmetrico e sollecitazioni anomale.
Nel cavallo sferrato, il pareggio è naturale e favorisce l’atterraggio “piatto” dello zoccolo. La condizione ottimale sarebbe rappresentata da uno zoccolo simmetrico che atterri piatto.
Un piede che atterra piatto, spesso è un piede asimmetrico, tuttavia a volte anche uno zoccolo asimmetrico può non atterrare piatto: si dice che atterra “in due tempi”.
Il pareggio naturale quindi l’atterraggio “piatto”, è auspicabile al fine di evitare sollecitazioni anomale alle articolazioni e ai legamenti compresi quelli collaterali. D’altra parte, zoccoli che atterrano in due tempi, ancora a seguito di un pareggio naturale, non sollecitano eccessivamente le strutture accennate, grazie alla presenza di ossa brevi, di più piani articolari e di molti legamenti collaterali, che condividono letteralmente le deflessioni.
Piede asimmetrico, pareggio naturale: l’unghia non viene resa simmetrica.
Da Hickman-Humphrey
Il pareggio naturale non è però dominio assoluto dello zoccolo sferrato: alcuni maestri maniscalchi hanno compreso l’importanza di ricreare la condizione del pareggio naturale.
La seguente tabella vuole riassumere la situazione.
CAVALLO SFERRATO | CAVALLO FERRATO |
Maggiore elaterio | ? |
Pareggio naturale | Metodi di pareggio naturale o ferratura dopo pareggio naturale |
No vibrazioni | Materiali assorbenti le vibrazioni (alluminio, materiali sintetici) |
Maggior consumo ungueale | No consumo ungueale, maggior sicurezza d’appoggio |
La tabella chiarisce la possibilità di superare alcune controindicazioni alla ferratura. D’altra parte resta da spiegare come sia possibile ferrare lo zoccolo senza diminuirne l’elaterio.
E’ intuitivo che la ferratura limiti in ogni caso l’espansione dello zoccolo, tuttavia abbiamo definito la ferratura come un male spesso necessario.
Vista la necessità della ferratura, almeno per una parte dei nostri cavalli, risulta indispensabile ottenere un compromesso fra gli evidenti svantaggi e i vantaggi di tale pratica zootecnica.
In altre parole, la ferratura dovrebbe ostacolare l’elaterio il meno possibile.
A prescindere dalla buona pratica di calzare ferri “comodi” e con rami prolungati oltre i talloni, una ferratura che non ostacoli l’elaterio, non deve prevedere il blocco dell’espansione ungueale.
Tali blocchi sono rappresentati dalle barbette ai quarti ma soprattutto dai chiodi.
Le barbette ai quarti sono utili nelle fratture della terza falange, in quanto bloccando l’elaterio, fissano i capi di frattura.
I chiodi servono banalmente, al fine di “appiccicare” il ferro allo zoccolo. I chiodi, al pari delle barbette ai quarti, ostacolano l’espansione ungueale, che è ancora massima ai talloni e decresce verso la punta.
Il numero e soprattutto la posizione dei chiodi condizionerà allora l’elaterio. La posizione dei chiodi dipende dalla posizione delle stampe, che sono i “buchi” forgiati nei ferri.
I maestri maniscalchi, così come per i metodi di pareggio naturale, hanno indicato il numero di chiodi che vanno utilizzati per ogni ferro prefabbricato.
I ferri prefabbricati italiani e olandesi, possiedono rispettivamente nove e otto stampe. Le stampe, in particolare quelle dei ferri italiani, sono distribuite anche nelle regioni dei quarti.
Ogni ferro prefabbricato andrebbe fissato con sei soli chiodi, attraverso le stampe più vicine alla punta.
I chiodi impegnerebbero così, solo le regioni della punta e delle mammelle, nelle quali l’effetto dell’elaterio è minimo.
Le stampe aggiuntive dei ferri prefabbricati, vanno invece intese come opzionali, per casi particolari, benché spesso vengano utilizzate tutte.
La presenza delle stampe aggiuntive, ha un significato pratico: il maniscalco non deve forgiarle al momento, nei casi di necessità.
Torniamo alla nostra tabella.
CAVALLO SFERRATO | CAVALLO FERRATO |
Maggiore elaterio | ompromesso: la fer-ratura deve ostacolare il meno possibile l’elaterio |
Pareggio naturale | Metodi di pareggio naturale o ferratura dopo pareggio naturale |
No vibrazioni | Materiali assorbenti le vibrazioni (alluminio, materiali sintetici) |
Maggior consumo ungueale | No consumo ungueale, maggior sicurezza d’appoggio |
Fig. 5. Ferro italiano prefabbricato, posteriore destro. Notare il numero e la dis-tribuzione delle stampe.
La ferratura, al fine di ostacolare l’elaterio il meno possibile, dovrà prevedere l’assenza di chiodi nelle regioni dei quarti e dei talloni, nelle quali l’elaterio è massimo.
Un alto numero di chiodi, specialmente se di grosso calibro, a prescindere dalla distribuzione delle stampe, provoca in aggiunta, un effetto cuneo nella linea bianca. Il risultato prodotto dall’effetto cuneo, è una compromessa integrità della linea bianca che può esitare in tarli meccanici e micotici.
Le uniche condizioni che classicamente richiedono l’impiego di molti chiodi, sono le fratture interessanti la terza falange (più chiodi, barbette ai quarti) e piedi piatti. La presenza di molti chiodi, atta a diminuire l’elaterio, implica l’utilizzo di chiodi di piccolo calibro, onde evitare l’effetto cuneo sulla linea bianca.
Le indicazioni fornite fin ora, vanno integrate con altre istruzioni sempre basate sull’idea di ferratura naturale.
Fig. 6. Ferro a sedile eccentrico con meccanismo allarga-talloni. Notare la corretta distribuzione delle stampe.
E’ pratica comune ad esempio, squadrare la punta dell’unghia, al fine di favorire il più possibile lo stacco del piede dal terreno.
Tale pratica minimizza lo sforzo falangeo e articolare interfalangeo ma anche quello relativo a strutture osteo-articolari superiori o prossimali.
Al tempo stesso, il margine della terza falange risente di un’asportazione eccessiva della punta dello zoccolo, a causa della pressione settoriale.
Il massimo beneficio prodotto dall’asportazione della punta, implica purtroppo una grande sofferenza della terza falange. Il compromesso del caso, consiste come al solito nella soluzione naturale: il pareggio naturale dello zoccolo non produce punte a spigolo vivo, così come non porta a punte estremamente logore.
Nella ferratura normale, la punta dovrà perciò essere limata quel tanto che basta a mimare la condizione naturale dello zoccolo sano.
Altrettanto diffusa risulta essere la pratica di “pulire” la muraglia con la lima, durante la fase della preparazione dell’unghia.
Fig. 7. Antico ferro celtico. Da Hickman-Humphrey.
La sensazione derivante dal contatto con una muraglia limata, è di ruvidità e secchezza. Al contrario, una muraglia naturale risulta liscia e grassa, al tatto.
Le due diverse condizioni della muraglia, implicano un diverso comportamento nei confronti dell’acqua.
Questa tenderà infatti a ristagnare nella muraglia limata, mentre scivolerà via da quella naturale.
Tale ristagno è causa di ammorbidimento della muraglia, che diventerà secca e fragile in seguito ad evaporazione dell’acqua.
Ancora una volta, il suggerimento della natura, che sa praticamente sempre ciò che deve fare, è prezioso: il film esterno della muraglia va’ preservato.
Naturalmente ignoriamo molti dei suggerimenti della natura, che potranno essere acquisiti solo grazie all’eternità del tempo.
In conclusione, nonostante la ferratura rappresenti spesso un male necessario, onde evitare di abortire totalmente questa pratica, conosciuta fin dalla cultura celtica, è auspicabile nonché possibile seguire i consigli della natura, al fine di arrecare al cavallo il minor danno possibile, a fronte di un beneficio evidente.
Medico veterinario già maniscalco dal 1992. Le sue aree di interesse riguardano l'anatomia, la fisiologia, la patologia degli zoccoli del cavallo e da questi risalendo gli arti, comprendono tutti gli altri argomenti inerenti l'apparato locomotore.