Buongiorno Avvocato, le scrivo in merito alla morte per eutanasia della mia cavalla. La cavalla che era in ottima salute e di 22 anni di età venerdì scorso ha manifestato in mattinata i sintomi di una lieve colica e nel pomeriggio tardo ( 17/18 ) il proprietario del maneggio dove la cavalla era a pensione ha chiamato un veterinario che nel pomeriggio tardo ( 17/18 ) ha somministrato 25ml + 25ml ( non so bene , poi capirà il perchè ) di fenadine più una dose di antibiotico perchè presente la febbre ed effettuato un’esame del sangue che mostrava parametri assolutamente preoccupanti o comunque non nella norma.
Presumibilmente la cavalla era in colica o dalla notte o comunque dalla mattina presto , visto che l’uomo di scuderia dice di aver avvisato il proprietario del maneggio la mattina quando si è recato a dare il fieno ai cavalli.
Il tutto non è chiaro e non lo è perchè io ho ricevuto la chiamata dal proprietario del maneggio il venerdì sera alle 20:39 quando tutto quello che le ho descritto sopra era già avvenuto a mia completa insaputa. Nel corso della chiamata mi viene detto brevemente che la cavalla era stata poco bene aveva avuto una lieve colica con presenza di mucose gonfie in bocca , l’orario approsimativo di quando era venuto il veterinario ( che per quanto stimato professionista non è il veterinario che segue la mia cavalla ),la terapia somministrata e in conclusione, a seguito della mia volontà di andare in maneggio per vedere ed assistere la cavalla di mia proprietà , l’assicurazione che la cavalla non correva nessun pericolo ma che anzi dopo l’intervento del veterinario era immediatamente migliorata e non mostrava più alcun segnale che potesse far pensare a una colica in corso . Addirittura mi veniva detto che la cavalla era in piedi e che lui si sarebbe preoccupato di farla passeggiare e poi mi avrebbe chiamata perchè sarebbe andato a controllarla più di una volta durante la notte.
Premetto che sono un’ex-atleta, istruttore e gestore di un maneggio e che con il proprietario non ho mai avuto nessun tipo di problema e aveva la mia massima fiducia. Avendo a casa mia figlia di 6 anni e non essendo ancora rientrato mio marito ,fidandomi come appena scritto, non mi sono allarmata e nemmeno resa ben conto che il fatto di non essere stata chiamata al primo segno di malessere della cavalla fosse un fatto gravissimo…anzi mi era sembrato quasi che non mi avesse chiamata proprio perchè la situazione era sotto controllo.
Ho realizzato oggi che il corso degli eventi invece era completamente fuori controllo.
Al rientro poco dopo a casa di mio marito decido di prepararmi a passare la notte in maneggio.
Tanto che alle 21:16 richiamo il proprietario del maneggio che nuovamente mi assicura che non ce n’è alcun bisogno e che mi avrebbe richiamata poco dopo,il tempo di cenare e sarebbe andato a controllarla e se ci fosse stato qualcosa di anolmalo mi avrebbe subito avvisata.
Durante il corso della serata non ricevo alcuna chiamata e ne deduco che evidentemente nulla di anomalo era sopravvenuto e tutto procedeva per il meglio.
Alle 8:21 di sabato mattina mi chiama il proprietario del maneggio per chiedermi a che ora sarei arrivata assicurandomi che non c’era urgenza.
Mio marito non era già più a casa e la bambina stava ancora dormendo per cui rispondo che se non c’era nessuna urgenza sarei arrivata per le 9:30 ( il maneggio non è subito dietro casa) .
Sveglio la bambina e chiamo mio marito per avvisarlo che la cosa mi insospettiva e di venire quindi a prendere la bambina perchè volevo arrivare dalla cavalla il prima possibile .
Infatti il tempo di mettermi in macchina alle 9:36 mi richiama dicendomi di comprare 2 litri di olio di vaselina e un farmaco ad uso umano che era una purga per colonoscopia .
Mi reco in due farmacie per trovare il tutto, perdendo così altro tempo e nel mentre continuo a chiamare (purtroppo senza risposta)il mio veterinario.
Arrivo in maneggio e mi si presenta una situazione agghiacciante:la cavalla seppur sfebbrata e senza sintomi di colica ( 50 ml di fenadine coprono una colica per 24 ore se non di più) era barcollante, completamente disidratata, con la lingua viola e gonfia e le mucose gengivali completamente bianche, uno scolo continuo del naso di colore verdastro e guardando il box che non era ancora stato fatto era evidente che non era mai stato aperto durante la notte e la cavalla aveva camminato in tondo in continuazione tra l’altro completamente asciutto e senza fiande.
Anche all’occhio di un profano era chiaro che la situazione era fuori controllo.
Quindi mi attivo subito per trovare un trasporto in clinica intanto che la faccio passeggiare.
Il proprietario serafico mi dice che non è nulla e che di li a poco sarebbe arrivato il veterinario della sera precedente.
Io continuo nella mia ricerca di un trasporto in clinica inutilmente perchè la cavalla stava subendo un tracollo visbile ad occhio nudo.
Alle 13:30 arriva il veterinario:la cavalla non si muoveva praticamente più e aveva una parte del collo paralizzata.
Io mi informo subito su quello che era stato fatto la sera prima e lui mi risponde che come aveva detto al proprietario del maneggio era già un miracolo che fosse sopravvissuta alla notte.Immagini il mio sgomento.
Che la cavalla sarebbe morta di lì a poco perchè aveva un tratto di intestino più o meno a livello dello stomaco in necrosi cosa che già si sapeva dalla sera precedente visto le mucose infiammate.
Le fa di nuovo un’esame del sangue solo per puro scrupolo e i valori confermano la diagnosi.
A quel punto decido di addormentarla immediatamente.
Questo per farle una semplice domanda : che diritto ha il proprietario di un maneggio di non chiamare il proprietario di un cavallo al primo accenno di malessere? Ovvero la mattina di venerdì?
Che diritto ha di scegliere al mio posto da chi e con che tempistiche curare un cavallo che non è di sua proprietà? Vista la mia reperibilità H 24?
Se chiamandomi la mattina di venerdì io fossi subito intervenuta con il mio veterinario, nelle coliche il tempo è tutto, forse avrei ancora la mia cavalla.
Questo è comportamento da parte del proprietario e gestore del maneggio è perseguibile legalmente?
Mi scuso per la lunga descrizione e la ringrazio per la sua disponibilità.
Cordialmente
Giovanna
- Giovanna ha scritto 1 mese fa
Gent.ma,
la narrazione è quanto mai precisa e puntuale nella sua obiettività ed amarezza. Le sono vicina per l’accaduto, anche io ho un cavallo e posso comprendere il dolore nel perderlo in modo così crudele e asettico, sapendo le sofferenze che ha patito e che sarebbe bastato un semplice cenno per evitare il calvario.
Il gestore del Centro Ippico ha l’obbligo giuridico di avvisare i proprietari allorquando ravvisi che lo stato di salute di un equide in custodia sia, anche solo potenzialmente, passibile di compromissione. A tal proposito si richiamano le norme civilistiche sul contratto di deposito. Una volta perfezionato il contratto (tramite la consegna del bene), è necessario che il depositario usi nella custodia la diligenza del buon padre di famiglia (art. 1768, co. 1 c.c.): anche la stessa Corte di Cassazione ha sancito il principio secondo cui “il depositante il quale lamenti che la cosa depositata abbia subito danni durante il deposito, ha il solo onere di provare l’avvenuta consegna e i danni subiti (Cass. sent. n. 7529/2009).
Nella legislazione italiana non è ravvisabile una normativa ad hoc, è necessario appoggiarci a quella prevista per i beni mobili, ed è qui che ci troviamo nella disciplina del contratto di deposito di cui agli artt. 1766 e ss. Cod. civ.
L’art. 1766 c.c. prevede che “il deposito è il contratto col quale una parte riceve dall’altra una cosa mobile con l’obbligo di custodirla e di restituirla in natura“. Tradotto in ‘gergo equestre’, significa che il depositario – ossia il gestore della scuderia – custodirà l’animale, con l’onere di restituire il bene al termine del contratto nelle medesime condizioni in cui si trovava al momento della consegna da parte del depositante, ossia il proprietario. Trattandosi di un animale, che quindi necessita di un ambiente salubre, di alimenti e abbeveraggio, la somministrazione di fieno e pietanze, la disponibilità di acqua, come anche il mantenere pulito il box o il paddock sono attività da ricomprendersi obbligatorie nel contratto di deposito, in quanto necessarie per mantenere in salute il cavallo – ossia il bene oggetto di deposito. Il gestore ha l’onere di prendersi cura del cavallo in assenza del proprietario, e quindi anche di prestargli le cure necessarie in caso di infortunio o malattia. In quest’ultimo caso, come primo step è doveroso contattare il veterinario, anche se trattasi di evento di lieve entità. Contemporaneamente si deve contattare il proprietario per darne comunicazione. (horsesandlaw)
Mi auguro di essere stata esaustiva nella risposta e in caso necessitasse di ulteriori chiarimenti mi può contattare alla mail virginia.polidori@libero.it così da valutare con riservatezza e dedizione come potersi muovere.
Buona serata,
Avv. Virginia Polidori
- Avv. Virginia Polidori ha risposto 1 mese fa
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