Buonasera, volevo chiederle qual’è la differenza tra onoterapia e ippoterapia, immagino che si tratti della stessa cosa, la prima con l’utiizzo dell’asino e la seconda con l’uso del cavallo, ma si usano nello stesso modo? o ci sono delle caratteristiche tali da renderle a secondo dei casi meglio le une piuttosto che le altre? Grazie enrico
- Ospite ha scritto 9 anni fa
Gentile Enrico, la sua interessante domanda apre un argomento che richiederebbe una trattazione molto articolata e approfondita. In base alle mie competenze e tenendo conto dello spazio che ci ospita, correndo il rischio di banalizzare cercherò di sintetizzare alcuni punti in una risposta che non esaurisce però l’argomento, oggi più che mai di grande attualità .
Onoterapia e ippoterapia rientrano tra gli interventi assistiti con gli animali e, come sta a indicare il termine “terapia” si pongono come metodi terapeutici che affiancano le cure mediche e psicologiche di tipo tradizionale, ponendosi come obiettivo la cura di disturbi della sfera fisica, neuro e psicomotoria, cognitiva, emotiva e relazionale, rivolti a soggetti con patologie fisiche, psichiche, sensoriali o plurime, di qualunque origine. Si tratta di interventi che vengono richiesti dal medico curante e “progettati” dall’equipe di esperti che segue il paziente. Nella scelta di quale animale co-terapeuta impiegare (si impiegano anche cani, gatti e conigli…) vengono considerate le caratteristiche della patologia o della disabilità , oltre che eventuali incompatibilità del paziente nei riguardi di alcuni animali. Ogni caso va studiato singolarmente.
Come da lei intuito, le diverse caratteristiche dell’asino e del cavallo li rendono più idonei, e più efficaci, come co-terapeuti in situazioni tra loro differenti.
Per problematiche di tipo fisico e neuromotorio risulta molto efficace la riabilitazione equestre che comprende l’ippoterapia, la rieducazione equestre e il volteggio, l’equitazione sportiva per disabili e gli attacchi. L’impiego di un cavallo adatto, selezionato in base alle sue caratteristiche morfologiche e di temperamento, montato alle varie andature, a seconda del grado di disabilità del paziente, stimola il recupero funzionale aumentando il tono muscolare, correggendo l’assetto capo-tronco, migliorando l’equilibrio e la coordinazione e favorendo l’orientamento spazio temporale. Inoltre il contatto con l’animale, la sua gestione e il suo controllo, anche col lavoro da terra arrecano al paziente benefici nella sfera psicologica ed emotiva. Un esempio di patologia per la quale l’impiego del cavallo ottiene buoni risultati è la cura della malattia di Parkinson.
L’asino è un animale che stimola immediata simpatia ed empatia: fornisce un senso di sicurezza, di accoglienza. L’asino risulta un ottimo co-terapeuta nell’affrontare problematiche connesse con la sfera psicologica, emotiva, sociale e comportamentale. Le sue caratteristiche di calma, riflessività , coerenza, curiosità , volontà di interazione con l’uomo lo rendono adatto, più di altri animali, a sedute con pazienti dal comportamento turbolento, ipercinetico, rumoroso e anche aggressivo, come possono essere i pazienti autistici o schizofrenici. Le andature “rigide” dell’asino non forniscono i benefici a livello neuromotorio elencati per i cavalli, pertanto il cavalcare l’asino ha uno scopo connesso con il contatto con il suo corpo, che induce l’attivazione di processi sensoriali ed emotivi. Il prendersi cura di un asino, con attività di grooming, con la conduzione, con l’esecuzione di specifici esercizi in groppa o da terra, svolti singolarmente o in gruppo, comporta il rispetto di regole e di sequenze, richiede il corretto impiego di utensili e di comandi, comporta il dare fiducia, il confrontarsi con lui con conseguenti benefici quali l’attivazione di processi cerebrali e metacognitivi, la stimolazione della memoria, l’aumento dell’autostima, il miglioramento della socializzazione e della comunicazione, nonché benefici di tipo fisico, derivanti dal movimento e dallo stare all’aria aperta. Un esempio di patologia per la quale l’impiego dell’asino ottiene buoni risultati è la cura della malattia di Alzheimer.
- Gabriella Burlazzi ha risposto 9 anni fa
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