e poi la domanda

Continuando il discorso di prima, volevo chiederle una cosuccia. non faccio mai la stessa cosa per due giorni di fila col mio cavallo e anche nello stesso giorno la variabilit� � altissima. questo a lui piace molto, lo incentiva e credo lo diverfta anche. Quando monto di solito se fa una cosa giusta lascio perdere e non gliela chiedo pi�.
Gli parlo quasi in continuazione e appena inizia a compiere il movimento che gli chiedo gli dico “bravo“ e lo accarezzo. se stiamo facendo una cosa che si prolunga nel tempo, come una passeggiata, il bravo e le carezze comunque non mancano. gli massaggio la spalla all`altezza del garrese o lo accarezzo ovunque la mano arrivi. Il “bravo“ gli fa perdere l`insicurezza e gli fa “mettere il turbo“.
quando invece ha le sue paturnie (a volte decide di stare appiccicato a una ltro cavallo)le cose cambiano. se sono in sella si dimentica di me! ho pensato che accarezzarlo e dirgli bravo potrebbero essere intesi come un “bravo, vai dal tuo amico che � la cosa migliore, parti pure al galoppo sgroppando che mi va bene“. quindi non faccio assolutamente nulla. sto tranquilla su, cercando di tranquillizzarlo con la mia convinzione, chiedendogli ripetutamente di mettersi tranquillo al passo (di solito il problema � che inizia a trottignare e poi parte a manetta) e non lo accarezzo fino a quando non mi ascolta. il problema � che, soprattutto quando non uso l`imboccatura, riesco a fargli cambiare direzione, ma non a fermarlo. se ho l`imboccatura dovrei agire direttamente sulla bocca, cosa che non � che mi faccia felice (pi� che altro perch� non fa felice lui e quindi � anche probabile che si incavoli di pi�!). Ho deciso (ed � quello che faccio) di lasciarlo fare, lasciarlo sfogare contenendolo facendogli cambiare direzione in modo da non essere pericoloso per gli altri cavalli, senza chiedergli di piantarla se lui non vuole. Quando “rinsavisce“ (di solito dopo 2.3 minuti) lo premio come al solito e poi continuiamo da dove ci eravamo fermati prima dell`attimo di pazzia. domanda: � un metodo intelligente o no? potrei peggiorare la situazione agendo cos�? e me va bene che lui mostri il suo carattere, non voglio reprimere il suo essere cavallo. questa “assenza di azione“ non credo sia negativo perch� effettivamente a lui non cambia la vita, non � spiacevole, ma non vorrei fosse intesa come un rinforzo positivo da lui!

  • Alice ha scritto 17 anni fa

sarà tonta, ma non so se ho afferrato tutto.. il tuo “Non si tratta di essere dolci o gentili, si tratta semplicemente di capire profondamente al fine di attuare strategie coerenti ed etiche.“ sta a significare che devo conoscere lui, le sue possibilità, i suoi tempi e devo trovare un modo di comunicare che lo porti a farsi guidare “nell`ignoto“, no? ti ho fatto capire che sono sempre e solo “dolce e gentile“ con lui? perchè non credo sia proprio vero. sono quasi sempre calma con lui, questo è vero, ma perchè ho capito che lui ha bisogno di tranquillità. è un cavallo che tende a innervosirsi se non è appunto guidato costantemente, soprattutto quando si tratta di cose nuove. questo non significa però che non si sia stabilita una certa “gerarchia“ tra di noi. ci sono comportamenti che vengono comunque puniti, ma cerco sempre di agire secondo quello che è lui. credo di provare a lavorare con le nostre emozioni, anche se non so se ci riesco.. lui sembra capire, quindi sono ottimista. ad esempio sfrutto la sua curiosità per insegnargli nuove cose, quello che faccio con lui è in funzione di come sta lui quel giorno (è svogliato: passeggiata tranquilla. E` iper attivo, facciamo qualcosa di più), so che è a disagio quando non lo faccio avvicinare a me e quindi tenerlo lontano è il mio modo di dirgli “hai fatto qualcosa che non va“. evito di fargli male fisicamente o comunque di eccedere. (a parte quando due volte mi ha morso e di riflesso per liberarmi gli è arrivato un pugno sul naso..). allo stesso modo io, con le mie emozioni, condiziono lui, a volte in meglio, a volte in peggio (ma i cavalli leggono nel pensiero??). tornando a quello che ho scritto prima, lo accarezzo spesso quando lo monto perchè ho visto che questo lo incentiva e pensa di meno a come tornare alla svelta nel box. il fatto delle “paturnie“ credo sia dovuto a volte a una vitalità smisurata, a volte al fatto che decide di dover andare urgentemente da un altro cavallo. quando è dovuto a vitalità non mi sembra negativo assecondarlo e quindi faccio qualcosa che quel giorno può stimolare entrambi, ma che dovrei fare quando vuole andare dall`altro cavallo? in questo caso non voglio assecondarlo per due motivi: 1- lui è stallone e c`è chi lo teme. 2- se lo assecondo non è che inizia a prendersi troppe libertà?
Come posso volgere a mio favore il fatto che lui vuole andare dai suoi simili? E’ perché non si è ancora instaurato un certo “imbiancamento” con me?

  • Alice ha risposto 17 anni fa

ah, l`imbiancamento è un imbRancamento! secondo: il “c`è chi lo teme“ è riferito sia ad altri cavalli, che scappano o potrebbero calciare, sia alle persone. comunque volevo anche dirle che in questa settimana ho lavorato un pò di più col mio amico. niente di terribile, solo più andature sostenute, alternate a passo in passeggiata, senza strafare dato il caldo (sudato si, ma niente fiatone o voglia di tornare in box. è preso da quel che facciamo). questa settimana non ha avuto l`attimo di pazzia neanche una volta. crede che sia perchè si sfoga di più? perchè è più “preso da quel che facciamo“ e quindi meno desideroso di tornare dagli altri cavalli? so che a lui piace galoppare e in questo periodo ne fa una pelle tra sella e paddock. (nel paddock l`ha sempre fatto, dalla sella non galoppavo mai tanto). e poi c`è un`altra cosa: da quando ho cambiato stile di vita, lui s`è fatto più coraggioso, meno portato a spaventarsi per niente. si agita ancora in posti nuovi, ma ad esempio oggi c`è letteralmente planato un pollo addosso. me lo son ritrovata tra le mano mentre ero in sella e lui non ha fatto una piega. ieri son finita a terra (guado maledetto, ha franato!) e lui è scappato via. non l`ho rincorso, mi son messa in bella vista, lui è volato verso i box, poi ha girato ed è corso da me (dalla parte opposta ai box), cosa che non avrei mai creduto possibile. siamo ritornati nel guado, è stato lui a guidare me dove il terreno era più sicuro. cosa che un anno fa non avrebbe mai fatto. si sarebbe rifiutato categoricamente di andare dove se l`è vista brutta. questo cambiamento a cosa è dovuto? al fatto che gli ho fatto conoscere cose nuove e quindi la novità non è più un grosso problema? fosse così potrei arrivare ad avere un compagno che non sia più a disagio nbell`andare in posti nuovi?

  • alice ha risposto 17 anni fa

Carissima Alice,
i tuoi scritti denotano che il sentiero che hai preso è quello giusto!
Poiché hai tante domande e per me il tempo è sempre tiranno, puoi anche contattarmi telefonicamente al 335 8498077!
Ciao!
Francesco

Carissima Alice,
siamo sempre di fronte ad una questione di equilibrio. Equilibrio nel proporre al cavallo nuovi scenari, nuovi stimoli e nuove avventure. Lavorare sull`intelligenza emotiva del cavallo significa avere profonda consapevolezza di quello che sta accadendo ed equilibrare sempre il tutto. Significa non farsi dominare dalle emozioni, ma volgerle a nostro favore. Stare con il cavallo e su di esso è un`arte, una formula magica in cui gli ingredienti vengono miscelati sapientemente. Il nostro compito è sempre capire dove sta il cavallo e dove possiamo guidarlo. La guida deve essere costante. Non si tratta di essere dolci o gentili, si tratta semplicemente di capire profondamente al fine di attuare strategie coerenti ed etiche.
Significa esserci senza esserci. Spero di essere stato chiaro.
Un abbraccio!
Francesco

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