Intervista con Giuseppe Usai. Photo credits: Archivio Dodo Carrozze, Marco Bosatra – Alchemy
Come dimenticare la sfida mozzafi ato delle quadrighe nel film Ben Hur, oppure la pericolosa passeggiata in carrozza di Rossella O’Hara in Via con Vento, così come l’eccitante corsa dello stage coach in Ombre rosse o il traffico di innumerevoli vetture ippotrainate nella rumorosa Londra di inizi Ottocento del film Oliver Twist? Tutto così perfetto, naturale sullo schermo…ma non è certo semplice girare scene da film con carrozze e cavalli! Ce ne parla Giuseppe Usai, che in questi ultimi anni con cavalli e carrozze ha lavorato su vari set cinematografici.
Come hai cominciato ad avvicinarti agli attacchi? E ai set cinematografici?
Arrivai a Milano diciassettennee, dopo 25 anni nel mondo del cavallo da corsa al galoppo, una decina di anni fa, per caso, attaccai un cavallo e improvvisamente nacque la mia passione per le redini lunghe. Cercai chi potesse darmi una mano ad impararne la tecnica e incontrai il mio grandissimo maestro e amico Peppino Del Grande, purtroppo scomparso da poco. E’ stato veramente molto bello iniziare con lui, ho dovuto capire l’arte delle redini lunghe e tutto quello che gira intorno al mondo del cavallo attaccato con un vantaggio, però: i cavalli li amo, li capisco, ci lavoravo già da tantissimi anni.
Il mio Centro Ippico si trova a Bollate, vicino a Milano e anche questo è stato un vantaggio per quanto riguarda il cinema. Ricordo che il primo spot, che ho girato con una carrozza, fu nel 2013 per la Cinzano proprio a Milano. E’ stato emozionante! Per me era tutto nuovo, dovetti imparare velocemente perché tutto si concluse in due o tre giorni, prima le riprese fotografiche e poi le riprese per la TV. E’ stata una bella esperienza! Venni ancora contattato dalla Rai per la produzione della fiction Un marito di troppo con Cristiana Capotondi. Anche in quel caso, abbiamo girato a Milano e, in quella occasione, ho iniziato a comprendere come veramente viene costruito un film o una fiction ed è veramente tutto molto eccitante!
Ho dovuto anche recitare una parte, quindi, ero agitatissimo, però alla fine che bella sensazione… attraversare Milano coi cavalli e la carrozza, scortato dalla polizia e dai carabinieri, e tutta la gente intorno, ferma, perché si girava il film … ti sentivi veramente il padrone di Milano con le redini in mano. Poi nel 2017 fu la volta della 500 FIAT, uno spot eccezionale e nel mio Landau, per l’occasione ricoperto con una pellicola del rosso della 500X, c’era Adrian Brody, protagonista de Il Pianista sull’Oceano.
Qual è l’atteggiamento da tenere sul set per “girare” con cavalli attaccati?
Di certo non è facile: è molto importante essere decisi su quello che tu devi fare con i cavalli e le carrozze, perché hai davanti professionisti, che, però non sanno nulla di cavalli. Fino ad oggi ho trovato sul set persone che si sono fidate totalmente di me e, quindi, ho potuto impegnarmi al meglio per di realizzare tutto ciò che mi chiedevano …certo bisogna avere tanto coraggio, conoscere molto i cavalli con cui lavori e bisogna, assolutamente, essere veloci, perché, mentre stai girando, il regista continua a cambiare idea e, quindi, tu devi essere elastico e pronto a qualsiasi tipo di richiesta e cercare di assecondare il più possibile. Insomma sul set si lavora insieme, a volte si improvvisa per avere il risultato migliore.
Che tipo di cavalli servono per “girare” bene e in sicurezza? E per le carrozze come ci si deve attrezzare?
Per quanto riguarda i cavalli, prima di tutto, devono essere cavalli molto “lavorati” e “agli ordini”, cavalli che non abbiano paura di niente e, soprattutto, che abbiano tantissima pazienza… veramente tanta. Poi, dipende da cosa devi fare: ci sono scene in cui, a volte, serve la forza, quindi in quel caso uso degli Ungheresi, cavalli freddi e molto forti; a volte serve la bellezza ed è un periodo in cui sto usando dei Lusitani, che sono imponenti ed eleganti. L’ultimo film l’ho girato con dei Frisoni, perché in quel caso servivano cavalli neri.
Certo è che devono essere cavalli che conosci molto bene. Anche per le carrozze bisogna essere pronti e cercare di capire quale carrozza va bene per una data scena, insomma la più adatta per questioni di spazio, di terreno, di ambientazione. Regista e scenografi non hanno tantissime idee e, diciamolo, non conoscono, nè distinguono i tipi di carrozze, quindi devi essere tu a cercare di scegliere la più adatta. Io ho una ventina di carrozze, però mi capita spesso di dovermi rivolgere a terzi e, quindi, devo sapere quali sono le carrozze disponibili in zona e quali persone sono pronte a metterle a disposizione subito, sennò puoi perdere il lavoro, se si perde tempo.
Due anni fa ho girato in varie città della Toscana un film per Bollywood, uno dei maggiori centri di produzione cinematografica al mondo. Dovevo attaccare sei carrozze, quindi dovevo prepararmi per un grosso trasporto sia di carrozze che di cavalli. Io ho un po’ di pariglie, qualche tiro a quattro e parecchie carrozze, quindi sono riuscito ad usare “roba” mia ed è stato tutto un po’ più semplice. E ancora devi conoscere persone di cui ti puoi fidare, perché a volte chiedono più carrozze in movimento contemporaneamente e, per fortuna, ho degli amici che guidano e che mi danno sempre una mano, quando ho bisogno… sono veramente delle persone speciali!
Ti è capitato anche di dover recitare alcune scene? Come è andata?
Si mi è capitato di dover recitare ed è stato eccitante e impegnativo. Come prima cosa devi studiarti la parte, ma anche le prove sono veramente emozionanti, dato che ti ritrovi sul set con tutti gli attori e ognuno recita la sua parte e quando sei lì, veramente ti manca il fiato. Non mi ha spaventato…ma quanta adrenalina, insomma mi è piaciuto tantissimo.
Quale è la differenza fra girare per uno spot pubblicitario e girare per un film?
La differenza tra uno spot pubblicitario e un film è sicuramente la tempistica: lo spot si gira in pochissimo tempo, si decide oggi e si gira domani ed è veramente una corsa contro il tempo. Il film, invece è molto più lungo e diluito nel tempo. Per esempio io sto girando questo film per Bollywood da circa 3 anni. Un’altra differenza molto importante riguarda il budget, infatti gli spot hanno un budget altissimo, invece i film hanno budget un po’ più ridotti.
Ci puoi raccontare qualche richiesta strana o particolare?
Sicuramente capita di avere delle richieste strane, anche a me è capitato: la più strana, finora, è stata la richiesta di una carrozza che doveva sembrare magica, fatata, quindi il regista voleva una carrozza attaccata ai cavalli che si muovesse, ma che non venisse guidata da nessuno. E allora ho detto «Sì ok, accetto la sfida». provammo e riprovammo e, nella foto qui sopra, vedete una carrozza che si muove da sola coi cavalli che trottano, ma senza cocchiere. Come ci sono riuscito? Mi sono messo davanti ai cavalli, facendoli procedere a voce al passo e, poi, ho iniziato a correre un po’ e loro mi seguivano al trotto. Io ero fuori scena e li facevo muovere con la voce, poi sempre con la voce, piano piano, li ho fermati. Il risultato è stato veramente molto bello…però una tensione a mille!
Un’altra cosa particolare è stata quando ho girato lo spot con il comico Angelo Pintus, che doveva presentare il suo spettacolo a Ostia antica, a Roma. Abbiamo usato una biga romana: era una biga molto vecchia e lui ha tantissima paura dei cavalli, quindi non poteva guidare nello spot! Nella scena sembrava che guidasse lui, ma in realtà io ero nascosto tra i suoi piedi, coperto dalla biga, e le redini le avevo in mano io. Di fatto, io riuscivo a guidare guardando i muri laterali per avere un riferimento spaziale. Insomma, capita che chiedano cose che sembrano quasi impossibili, poi si prova e si cerca di farle.
A volte i registi fanno ripete più volte la stessa scena, come reagiscono i cavalli?
Sì, spesso una stessa scena va girata più volte, ma ho capito che alla fine quello che conta è l’esperienza: se tu la scena cerchi di girarla al meglio sin dall’inizio, riduci la quantità di volte che te la fanno ripetere. Per fortuna, finora, non ho mai avuto problemi con i cavalli, come la stanchezza, o la noia, ma devo sempre cercare di fare in modo che anche per loro sia un po’ un gioco, cioè che non diventi uno stress. Sicuramente si devono rispettare i loro tempi, bisogna garantire loro le giuste pause e, assolutamente, devi fare in modo che non vadano in stress.
Qual è stata la ripresa più bella? E più difficile?
Credo che la scena più bella sia sempre quella più difficile! Penso sia stata quella che abbiamo girato per la fiction Un marito di troppo, dove nel filmato si vedono i cavalli che passano sotto l’arco della Pace a Milano. L’arco si erge su una base e, quindi, ci sono 4 o 5 gradini e, per superare il dislivello, era stata creata una rampa gigantesca in legno, su cui i cavalli dovevano salire e scendere per passare sotto l’arco. Questa, sicuramente, credo che sia stata la scena più bella.
Cosa ti piace di queste esperienze sul set e cosa ti disturba?
Quello che mi piace tantissimo sul set è osservare ciò fanno i “macchinisti”, sono convinto che il film lo facciano i tecnici delle luci, i tecnici dell’audio, riescono a mettere insieme cose veramente incredibili; gli attori recitano, studiano una parte e devono saperla interpretare, ma chi fa davvero i film o gli spot, quelli che nessuno vede o ricorda, sono i tecnici, dei “veri maghi”. La cosa che mi disturba, invece, è che spesso cambia tutto in continuazione: può cambiare perfino il regista! Spesso il piano giornaliero delle riprese non viene rispettato e si sta in un vera incertezza. Io ho provato a partire da Milano per andare in Toscana con una carrozza e, a metà strada, mi hanno telefonato dicendomi che il regista ne preferiva un’altra. Sono dovuto tornare indietro e poi ripartire … ecco queste sono le cose che un po’ mi disturbano, ma, comunque, è lavoro, e un lavoro particolare, e devi stare al gioco.
L’ultimo film che hai girato? Quello che potremo vedere l’anno prossimo?
L’ultima esperienza è stata il film Monte Verità, diretto da Stefan Jäger per una produzione Svizzera. Le scene, ambientate nel 1906, le abbiamo girate per quattro giorni a Cannobio e ho portato un Landau attaccato a due Frisoni, un asino e un carretto è stata veramente un’esperienza nuova, perché non avevo mai usato un asino sul set. Ho trovato un asino, che si chiama Dino, ed è fantastico e sono riuscita a fargli fare scene, in cui lui era praticamente libero in mezzo al set senza nulla che lo tenesse fermo ed è andato tutto alla perfezione! Credo che questo sarà un film bellissimo: verrà presentato al Locarno Festival 2021.
Ringraziamo Giuseppe Usai che sicuramente che ci ha permesso di scoprire cosa succede sul set per creare le immagini che ci guardiamo comodi in poltrona!
GRUPPO ITALIANO ATTACCHI - Associazione Sportiva Dilettantistica