Non mi sento un poeta anche se ho scritto qualche verso.
E non perché non ho il fisico del ruolo, ma perché mi ritengo una vittima dell’impotenza di gestire, come vorrei, metrica e versi baciati.
Plagiato dalla maestria di Petrarca, Foscolo, Parini, Pascoli, Carducci e simili, che mi vennero imposti a scuola, con i loro endecasillabi, sestine, quartine, terzine così matematiche, allineate, incrociate, alternate, precise, saltellanti….
Probabilmente loro erano considerati poeti veri perché avevano il pregio della spontaneità descrittiva, senza esagerazioni, ne difficoltà sillabiche nell’esprimere in versi i loro stati d’animo.
E lo facevano con estrema naturalezza. Da rimanere nella storia.
Converrete con me che senza quei paletti metrici la fantasia si affranca; vola senza freni. Nella poesia a versi liberi, i concetti si materializzano più facilmente.
Questa possibilità, libera (appunto), chi scrive, da obblighi, imposizioni sillabiche e vocali, da sinonimi logici, dalla ricerca ossessiva del verso intelligente, che faccia rima con.…niente!
Trovo che con il verso non obbligato da vincoli, sia più facile esprimersi, anche se si eccede talora nell’utilizzo di termini difficili, aulici, per sembrare, magari, intellettualmente dotati. Allora si dovrebbe avere, almeno, l’obbligo di trasmettere l’ del contenuto affinché non diventi addirittura incomprensibile o solamente un placebo di chi scrive.
L’obiettivo finale di entrambe le regole – comunque – è cercare di ottenere soprattutto quella scorrevolezza espressiva, quella ”musicalità del verso” che ritengo sia la cosa più apprezzabile in una poesia (dal greco: Creazione).
Le due “tecniche” di versificazione, sembrano quasi un parallelo fra un quadro verista ed uno cubista! In quest’ultimo puoi trovarci quello che credi e provi – tu – in quel momento e – spesso – non quello che voleva esprimere l’artista!
Nell’epoca del multitasking, dell’innovazione, del multiculturalismo, di Internet, della velocità degli stili di vita di oggi, della virtualità del digitale nei confronti dell’analogico, si cerca la sintesi espressiva anche dei versi.
Allora la Poesia sfiora l’aforisma, la citazione celebre, il detto famoso.
E rimane per sempre.
Il della “Mattina” e:
l’inesprimibile nulla>
della “Eternità”, di Giuseppe Ungaretti, sono uno splendido simbolo ante litteram, di twitter!
Oppure:
Vedi?
Adesso tutto pesa la metà…>
(Leo Delibes)
Oppure:
nasco nei tuoi occhi>.
(Jorge Riechmann)
Comunque, quando mi sento di esprimere qualcosa in versi e di farvene partecipi… sopportatemi!
marco biffani
Da uomo di esperienza sostiene che la vita propone avventure che superano la fantasia. Autore di numerose pubblicazioni tra cui Il libro "Equus Caballus, Ippo per gli amici (principianti)" edito da Bastogi Libri