Redazionale. Fonte: “I cerimoniali della corte di Napoli” Ed. Arte’m.
Il “cerimoniale” era un articolato complesso di norme, che regolamentavano le manifestazioni solenni di carattere sia religioso, sia civile durante l’antico regime: un vero e proprio strumento di comunicazione politica non verbale. Nelle corti degli antichi imperi, come quella degli Asburgo, aveva lo scopo, principalmente, di rappresentare il potere, celebrando la figura del sovrano e conferendo alla sua persona e ai simboli regali una posizione di spicco nel corso delle celebrazioni Se il cerimoniale si svolgeva in luoghi chiusi, il re, abbigliato sfarzosamente, compariva di solito seduto sul trono, che era collocato sopra un gradino o un tappeto e sovrastato da un baldacchino.
Se il cerimoniale si svolgeva in luoghi aperti, il re occupava il nucleo centrale dei cortei, che procedevano lungo le vie attorno alla reggia, caratterizzati da prestigiose cavalcature o da carrozze ricche di dorature, sculture, pitture, insomma addobbate in modo da sottolineare l’indiscussa superiorità del sovrano. Il cerimoniale, secondariamente, serviva a chiarire le gerarchie, comunicando l’importanza dei partecipanti alle manifestazioni, non solo per la posizione ad essi assegnata, ma anche per una miriade di dettagli apparentemente insignificanti, ma chiari allo sguardo dei contemporanei. Il cerimoniale indicava, anche, i legami esistenti tra il re e i componenti del suo seguito, legami familiari o di ruolo.
Esempio ne è la posizione delle carrozze nei cortei e anche la sfarzosità delle stesse. In verità, per quanto riguarda le carrozze, che erano nate in Ungheria nel XV secolo, esse s’imposero nelle corti solo a partire da metà del secolo XVI come uno degli elementi tipici dei cerimoniali, nonché della vita dei cortigiani. Non fu un processo né rapido, né lineare. Fra Cinquecento e Seicento, forti erano le resistenze ad utilizzarle. Per esempio nel 1563 a Parigi si chiedeva di vietarne l’uso in città e nel 1564 papa Pio IV le proibì ai cardinali, chiedendo che tornassero a cavalcare. E ancora, a fi ne secolo, il re di Francia Enrico IV possedeva una sola carrozza.
Per un lungo periodo, inoltre, le carrozze furono usate in prevalenza da sovrane e da prelati: i re, al contrario, continuavano a spostarsi a cavallo, attributo tradizionale della regalità e della forza. Non a caso i re affi davano la loro immagine ai ritratti equestri, e sino all’Ottocento non si fecero quasi mai raffi gurare in carrozza. Comunque le carrozze, per la loro imponenza e visibilità nei cerimoniali che si svolgevano all’aperto, divennero gradualmente sempre più importanti nel Seicento, tanto che divennero oggetti simbolo in grado di esprimere potere, ricchezza e, soprattutto, regalità.
“Il corteo del Vicerè Harrach
in uscita dal Palazzo Reale di
Napoli” – dipinto di Nicola Maria Rossi – 1690
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