Previsti corsi, test, obblighi assicurativi e limiti alla riproduzione. “Norma discriminatoria, scientificamente infondata e dannosa”.

Numerose testate hanno rilanciato nei giorni scorsi la notizia dell’approvazione da parte del Consiglio Regionale della Lombardia della proposta di legge al parlamento intitolata “Norme specifiche per alcune tipologie di cani a tutela del loro benessere e della pubblica incolumità” che la Regione ha deciso di promuovere quale espressione delle funzioni legislative attribuitegli ai sensi dell’articolo 121 della Costituzione.
Nell’intenzione dei proponenti il progetto legislativo mira alla responsabilizzazione dei proprietari di determinate categorie di cani e alla promozione di una cultura del possesso responsabile al fine di tutelare i cani e il loro benessere e prevenire le cessioni e gli abbandoni con il conseguente sovraccarico dei canili a causa delle scarse possibilità di affido per questa tipologia di animali.
Pur riconoscendo l’importanza di affrontare temi come la sicurezza pubblica e il benessere animale, la Federazione Nazionale degli Ordini dei medici Veterinari Italiani ha però denunciato la mancanza di un coinvolgimento effettivo e scientificamente fondato dei Medici Veterinari ed in particolare dei Medici Veterinari Esperti in Comportamento Animale nella stesura della proposta, con conseguenti criticità nel testo.
In un Comunicato Stampa diramato in argomento FNOVI, nel sottolineare che l’assenza di un approccio multidisciplinare ha portato alla stesura di un progetto di legge privo di solide basi scientifiche e potenzialmente inefficace nel raggiungere i suoi obiettivi, ha quindi evidenziato le principali criticità rinvenute e che includono:
• Esclusione degli esperti e lacune scientifiche: I Medici Veterinari Esperti in Comportamento Animale, fondamentali per comprendere e gestire l’aggressività canina spesso legata a patologie cliniche o comportamentali, sono stati coinvolti solo marginalmente e le loro osservazioni non sono state integrate nel testo finale. Questo ha portato a una normativa che non affronta le cause profonde dei problemi comportamentali.
• Discriminazione e inefficacia delle liste di razze: L’articolo 1, con la sua “Save List” di 26 razze ed incroci, è ritenuto profondamente discriminatorio e scientificamente carente. Escludere i soggetti iscritti ai libri genealogici e ignorare altre razze con analoghe attitudini comportamentali non solo è ingiusto, ma anche errato perché non tiene in considerazione che l’aggressività canina è influenzata da molteplici fattori (genetici, ambientali, relazionali) non controllabili unicamente dall’allevatore. La registrazione in anagrafe canina, inoltre, non garantisce un’identificazione accurata della razza o del fenotipo.
• Criticità del test CAE1: L’obbligo di formazione teorica e pratica (Art. 3), basato sul test CAE1 (Controllo dell’Affidabilità e dell’Equilibrio Psichico per Cani e Padroni Buoni Cittadini), presenta gravi limiti. Il CAE1 è uno strumento cinotecnico, non diagnostico, e non è validato scientificamente per valutare la salute psicofisica di un cane o la tutela dell’incolumità pubblica. Equiparare cani che non superano il test a soggetti potenzialmente pericolosi, senza episodi di morsicatura, è arbitrario e ingiusto.
• Uso del collare a scorrimento: L’introduzione obbligatoria del collare a scorrimento (Art. 3, Comma 4) è in controtendenza con le raccomandazioni scientifiche e le recenti normative europee, come il nuovo Regolamento della Commissione Europea sul benessere e la tracciabilità di cani e gatti approvato il 19 giugno 2025, che ne vieta l’uso.
• Rischio di sovraffollamento dei canili: Le disposizioni che prevedono il sequestro e l’affido dei cani non gestiti ai canili (Art. 3, Comma 5 e 6) rischiano di aumentare esponenzialmente gli ingressi nelle strutture, creando problemi di sovraffollamento, sicurezza e ingenti costi per le finanze pubbliche. Ciò disincentiverebbe ulteriormente le adozioni di cani già presenti nei rifugi.
• Requisiti strutturali irrealistici: L’Allegato C, che impone modifiche strutturali per le abitazioni che ospitano determinate tipologie di cani, è giudicato problematico. Tali requisiti disincentivano la detenzione di cani basandosi unicamente sulla morfologia e ignorano il benessere animale, oltre a scontrarsi con le normative comunali esistenti sugli immobili.
La Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani si è resa disponibile a collaborare attivamente con le istituzioni per elaborare un testo che risponda concretamente alle esigenze di tutti.
Questa la pubblicazione in argomento a cura della testata www.quotidianosanita.it